Capitolo Quindici

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Non ero una persona gentile

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Non ero una persona gentile.

Questo era un dato di fatto di cui andavo anche piuttosto fiero. Ciò però non voleva dire che fossi una bestia, almeno in parte e dipende dalle circostanze.

Il punto era che avevo sempre vissuto in una città grande e bellissima come Los Angeles, che era però anche molto pericolosa. Questo significava che se vedevi una ragazza da sola, convinta di rientrare a casa attraversando le strade con un vestitino e i tacchi, allora le si dava un passaggio per fare in modo che arrivasse a destinazione sana e salva, perché questo mondo è una merda e forse ogni tanto si dovrebbe provare a usare delle precauzioni per non finire dritti all’inferno.

Questo non faceva di me un cazzo di cavaliere, ma semplicemente una persona con un po’ di buon senso.

Almeno questi erano stati i miei pensieri quando avevo proposto alla principessina di riaccompagnarla a casa, visto che il suo fidanzatino si era dileguato in maniera molto cavalleresca.

In quel momento però, con la mia macchina che non sapeva più solo di pulito o del mio profumo, ma che si stava impregnando anche del suo di profumo. Uno di quelli che ti rimane dentro le narici e fa di tutto perché non te ne dimentichi più, ora che lei si torceva le mani in grembo e non diceva una parola, riempendo l’aria di quella tensione viva che gravitava tra me e lei, un po’ me ne ero pentito di quel passaggio.

«Ti hanno mangiato la lingua, principessa?» la provocai perché non potevo più sopportare quel silenzio assordante.

Lei mi guardò di sottecchi e poi girò il viso verso il finestrino. «Credevo ti infastidisse la mia voce.»

Mezzo lato della mia bocca si sollevò. «Credevi bene.»

Si voltò di scattò fulminandomi con lo sguardo e io risi prendendola in giro. «Basta poco per farti saltare, Mulan.»

«Quindi alla fine hai deciso?» chiese tornando a guardare la strada.

Aggrottai le sopracciglia, confuso. «Cosa avrei deciso?»

«Sono Mulan o Cenerentola?» non riuscivo a capire se mi fossi immaginato una nota divertimento nella sua voce.

«Devo ancora capirlo, principessa» risposi guardandola per un attimo per poi tornare concentrato sulla guida. «Stasera ti sei più comportata da Mulan.»

«Che vuoi dire?» la curiosità evidentemente batteva il suo astio nei miei confronti.

Sollevai le spalle. «Potevi fare una scenata e andare a tirare i capelli a Kate, da brava principessina viziata.» La sentii sbuffare e sorrisi. «E invece non le hai dato quello che voleva.»

«Se l’è preso comunque…» farfugliò.

Ma prima che potessi chiedere cosa intendesse, cambiò discorso. «Quindi? Cosa ci fa in Sud Carolina un californiano?»

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