Capitolo Ventotto

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Nell’abitacolo dell’auto, le voci di Adam e Blake mi arrivavano ovattate

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Nell’abitacolo dell’auto, le voci di Adam e Blake mi arrivavano ovattate. Non riuscivo ancora a credere a cosa avessi fatto.

Astlyr mi aveva completamente fottuto il cervello, tanto da ignorare le mie vertigini e salire sopra la ruota. Mi era quasi venuto un infarto, ma poi mi aveva tranquillizzato e… distratto e le maledette vertigini, che mi perseguitavano da quando, da bambino, per fare lo spavaldo con i compagni di scuola, ero salito su un vecchio ponte diroccato che al centro era rotto, avevo oltrepassato le recinsioni e gli avvisi di pericolo e mi erano venuti a prendere i miei genitori perché mi ero bloccato a piangere sul bordo, con le unghie conficcate nelle tavole di legno del ponte.

Nessuna pillola o seduta in terapia era riuscita a levarmi di dosso quella sensazione di impotenza, quegli attacchi di panico che prendevano cervello e corpo ogni volta che mi trovavo troppo in alto. E quella ragazzina, senza neanche rendersene conto, mi aveva tolto ogni paura.

 Spensi il motore una volta arrivati a casa di Adam, scesi dalla macchina e seguii i miei amici dentro la villa, camminavo per inerzia, con i sensi completamenti annebbiati da quelle strane sensazioni che mi infastidivano lo sterno.

«El?» la voce di Adam arrivò subito dopo il suo pugno sul braccio.

Lo guardai in cagnesco. «Che vuoi?»

I miei amici si guardarono alzando le sopracciglia. «Cosa ti prende? Dove hai la testa?» il tono di Adam era indagatore. «Non è che la rossa ti ha preso tra le sue grinfie?» chiese tenendo la mano sulla mia spalla e fissandomi con i suoi occhi scuri. «Devo avvertiti che Madison non vuole relazioni, è una che spezza cuori.»

Come se potesse fregarmi qualcosa di quella rossa. Ci eravamo divertiti per qualche settimana: fine della storia.

Adam scosse la testa e mi mollò senza attendere risposta sedendosi di peso sul suo divano di pelle nero. Blake mise su la playstation e iniziarono a giocare loro quando io rifiutai solo con un cenno del capo.

Forse avrei dovuto dire a Adam la verità, anche perché Blake la sapeva già e non era giusto far tenere anche a lui quel segreto.

Ma cosa dovevo dire esattamente, quando neanche io sapevo cosa mi prendesse?

L’unica cosa che sapevo è che volevo la principessina, che ero arrivato a sognarmela la notte e non riuscivo a togliermela dalla testa, per quanto ci avessi provato.

«Adam…» iniziai incerto.

Lui continuò a giocare. «Dimmi.»

Mi scambiai uno sguardo con Blake e lui mi incoraggiò a proseguire. Mi sentivo una cazzo di ragazzina di dodici anni.

«Senti…» proseguii ritrovandomi improvvisamente senza parole. «Riguardo ad Ast…» ma venni interrotto dalla porta di casa che si apriva e sbatteva violentemente contro la parete.

Folly Beach. Attrazione DivinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora