La Proposta

80 3 0
                                    

Da quando ho messo piede in questa grande casa, ogni senso del mio corpo mi dice di andarmene. Sono pervasa dalla sensazione che oggi sarà un giorno che non dimenticherò tanto facilmente. 

Cosa può volere da me quest'uomo, da volermi parlare nella sua casa, nel suo ambiente privato?!

Mi accoglie in uno studio, che a differenza del suo ufficio all'Hillstone, è ben illuminato, decorato di grandi scaffalature in legno piene di libri, un scrivania molto più piccola ma di fattura artigianale, un divano beige in pelle e diversi quadri appesi alle pareti. Una cosa che ho notato nel percoso ch ho fatto nella casa, per arrivare a questa stanza, è che, non ci sono fotografie appese, nessun momento di famiglia pur avendomi parlato di un figlio, mentre a casa mia le mie foto, di papà e Elif, sono in quasi ogni stanza ad esclusione del bagno.

Appena entrata, la sua voce raggiunge i miei pensieri 

<screditi così tanto la mia offerta di lavoro, anche non conoscendola,  che nemmeno ti eri ricordata di mandarmi le informazioni che ti avevo richiesto> asserisce subito il vecchio brizzolato davanti a me, che a questo giro mi sta osservando, anzi direi, ispezionando!

<Ero impegnata e mi è sfuggito di mente, ma stamani ho rimediato, altrimenti non sarei qua!> controbatto io infastidita dal suo tono sempre sgradevole

<hai proprio una bella lingua lunga tu!> mi incalza severo fissandomi dritta negli occhi

"e non hai ancora sentito niente!"

<mi spiega cosa ci faccio qua per favore?> chiedo diretta,

"mi ha già rotto!"

<prego accomodati> dice indicandomi una poltroncina di fronte alla sua scrivania su cui mi siedo e faccio un gran sospiro, mentre noto trascina un foglio ed una penna sotto i miei occhi

<prima devi firmare questa privacy> mi intima picchiettando il dito sul foglio

<per?> domando accigliata

<qualsiasi cosa venga detta qua dentro, sarà un segreto tra me e te, non potrai parlarne con nessuno: stampa, amici, familiari o mio figlio> non stacca gli occhi dai miei, vuole che percepisca la sua determinazione e la sua severità

Rimango un po' 'interdetta al "mio figlio"

<non conosco suo figlio!> gli chiarisco con tono sprezzante

"e nemmeno ci tengo a conoscerlo!"

<lo conoscerai!> afferma diretto e picchiettando, ancora,  l'indice sul foglio per sollecitarmi a firmare

<mi deve comunicare informazioni pericolose o illegali?> chiedo dubbiosa prima di apporre la mia firma su quel documento

<no assolutamente, informazioni private, tutto qua!> mi chiarisce lui sempre con quell'espressione saccente che mi da ai nervi

Prendo la penna, e senza pensarci tanto altro tempo, firmo!

<Bene, adesso possiamo accelerare la cosa?> chiedo spazientita ed incrociando le braccia al petto

Lui mi guarda fessurando gli occhi, e sono quasi certa che, se non gli interessassi per qualcosa, mi avrebbe buttato fuori di casa con una pedata sul culo!

Si alza iniziando a passeggiare lungo le grandi vetrate di fianco alla scrivania con le mani nelle tasche, avanti e indietro, sembra irrequieto e lo sto diventando anche io!

<quello che sto per dirti, non mi fa essere fiero di me come padre, questo ci tengo a sottolinealo Rebecca, ma da tempo, mi sono reso conto che sto perdendo mio figlio e devo intervenire subito e velocemente!> vedo che riprende fiato, ha un espressione cupa e addolorata adesso, diversa da quella solita da stronzo!

Le Regole del CAOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora