Le Regole del Caos 28

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Josh's pov

Sono ore che mi rigiro in questo fottuto letto! non dormo, la mia mente è già a Santa Monica, al destino che si sta accanendo sulla mia vita, che mi ha portato via mia madre e adesso si prenderà mio padre.

Un destino che mi ha fatto conoscere l'amore e me lo ha tolto, lasciando un vuoto incolmabile. Ho fatto di tutto in questi due mesi  per dimenticarla, ma non ci riesco, non c'è droga, alcol, donna che riesca a strapparmi dal petto questo fottuto dolore che mi sta, pian piano, uccidendo.

Ci sono giorni che non riesco a respirare, credo possano essere attacchi di panico, mi sfogo in palestra, faccio boxe ed immagino che quel sacco sia la mia vita, lo colpisco forte, sempre più forte fino a farmi sanguinare le nocche delle dita, ma vince sempre lui sia in palestra che fuori.

Ho pensato molto stanotte a cosa fare, alla fine ho deciso di raggiungere mio padre per capire la situazione ma non lo perdonerò mai per ciò che mi ha fatto, come non perdonerò mai lei!

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Atterriamo a Santa Monica con il cuore in tumulto. Il suono dell'aereo privato che tocca terra è come un rimbombo di emozioni contrastanti. Mentre mi avvicino alla porta di casa, i ricordi dei momenti felici con lei riecheggiano nella mia mente, come fantasmi del passato che tornano a visitarmi.

Entro in casa con una mescolanza di sentimenti: speranza, ansia e il peso della realtà. Ogni angolo di questa dimora racconta la storia del nostro amore, ma ora è un racconto offuscato da inganno e distanza. La familiarità della casa, che un tempo era il nostro rifugio, si scontra con la cruda realtà della fine del nostro amore.

Ogni passo che faccio risuona come un eco delle risate condivise, ma adesso il silenzio è più forte.

Mi soffermo in ogni stanza, scrutando le ombre dei ricordi, riesco a sentire il peso dell'aria carica di emozioni, il riflesso del mio spirito tormentato si materializza di fronte allo specchio.

Lo stato pietoso in cui mi trovo è un riflesso della mia stessa vita. Osservo ogni dettaglio, consapevole che il tempo e gli eventi hanno lasciato il segno.

Fermo davanti allo specchio, cerco il coraggio di affrontare ciò che mi attende.

Donald ha insistito per accompagnarmi, così alle 17:00  ci troviamo di fronte al cancello di Villa Lauder, io sono con la mia Camaro, mi era mancata molto devo essere sincero, come l'odore dell'Oceano ed il rumore della mia città.

<sei pronto?> mi chiede Donald prima di suonare al cancello

<sì sono pronto!> sospiro

arriviamo al portone e Marlin ci apre

<Josh! non ci credo> esordisce incredula con la voce tremante

<ciao Marlin, mio padre?> chiedo diretto senza trasparire emozioni e non dare spago alle sue reazioni

<in camera sua!> mi dice diretta, asciugandosi una lacrima

Ogni gamba che piego per fare un gradino, sembra essere piantata nel cemento armato, vorrei scappare da lì perchè l'unica cosa a cui riesco a pensare, non è la malattia di mio padre, ma come sia riuscito a raggirarmi, ingannarmi e riuscire nel suo intento così facilmente, talmente bene che riesco a sentire il profumo di lei anche qua.

arrivo in cima alle scale e raggiunta la sua porta busso

<avanti> e sento tossire, faccio un respiro profondo e apro

<Josh!> mio padre è sdraiato a letto, è dimagrito, pallido ed ha perso molti capelli, la sua espressione è di incredulità

<ciao papà>  cerco di restare impassibile, nonostante il mio cuore sembri in una morsa, che qualcuno sta stringendo senza contegno

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