Le regole del Caos 23

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Josh's pov

Mi sveglio, come sempre, con un vuoto nel petto, la consapevolezza di aver perso la cosa più preziosa della mia vita e che non poteva essere recuperata.

E' passata una settimana da quando ho visto Rebecca per l'ultima volta, e il peso della sua assenza pesa sulle mie spalle come un macigno. E' come se avessi permesso al mio demone interiore di prendere il controllo, facendo scappare via l'unica persona che mi avrebbe potuto donare la felicità, che poco ho potuto toccare, apprezzare e amare.

La nostra convivenza, iniziata da poco, portava con sè promesse e sogni, ma qualcosa dentro mi spinge, sempre, ad auto-sabotarmi.

Forse è la paura dell'impegno o la mancanza di fiducia in me stesso e negli altri.

Ho tentato di contattare Rebecca, ma ogni suo sforzo è vano, lei ha detto

"è finita, qualunque cosa fosse".

I messaggi non ricevono risposta, le chiamate cadono nel vuoto, sono stato due volte a casa sua, ma non c'è, ne lì ne da Jess, nessuno mi dice dov'è. Ho chiamato anche Jhonson e la risposta è sempre la stessa

"non ne ho idea e non la vedo da giorni"

E' come se lei avesse tagliato tutti i ponti con me. Eppure, il mio cuore grida il nome di Rebecca ogni volta che mi svegliava da un incubo.

Le notti sono le peggiori. Mi sveglio sudato, con il cuore che batte forte nel petto. I ricordi del tempo speso insieme tormentano la mia mente, e la consapevolezza del mio errore mi fa sentire un senso di colpa paralizzante.

Ogni cosa che faccio sembra priva di significato senza di lei. La sua risata, il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi affrontava, tutto mi mancava terribilmente. Il mio demone interiore ha preso il sopravvento e mi ha allontanato dalla felicità.

La solitudine è insopportabile, sono intossicato e contaminato da me stesso.

Fin da da piccolo sono sempre stato un ragazzino tormentato,lato caratteriale ripreso da mio padre, mia madre era la persona che mi teneva saldo con i piedi per terra, era la mia certezza, l'ingranaggio che mi permetteva di essere felice nella mia vita e con gli altri.

La mia storia ha radici profonde nel mio passato, un passato segnato da ombre della tormenta relazionale con mio padre, le nostre interazioni erano spesso cariche di tensione, e io crescevo con un senso di inadeguatezza che si rifletteva nei miei rapporti con gli altri.

La luce nella mia vita, tuttavia, proveniva da mia madre. Lei era la persona che mi teneva saldo con i piedi per terra, la mia certezza in un mondo complicato.

Era lei che mi aveva insegnato il valore della gentilezza, della pazienza e della comprensione. Mentre mio padre mi trasmetteva un bagaglio di frustrazioni e insoddisfazioni.

Mia madre era un'ancora di sostegno, un ingranaggio essenziale.

Adesso sono cosciente che Rebecca era diventata quell'ingranaggio e non ho saputo tutelarlo e proteggerlo dal mio demone, non sono stato abbastanza forte da lottare e vincere per noi.

Mi manca la mia piccolina, il Caos con cui quella ragazzina mi aveva travolto, fino a farmi riemergere dalle mie tenebre se n'è andato per sempre, insieme a lei.

Donald ogni tanto la sera passa del tempo con me ed è l'unico a cui ho raccontato tutto, i miei sentimenti, le miei paure, i miei tormenti... ma non serve a niente, voglio lei e basta!

Alle 20.00 sono andato da mio padre a cena, non abbiamo un gran rapporto, ma dalla morte di mia madre, ci siamo allontanati ancora di più, principalmente a causa mia.

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