Capitolo Uno - Maschere

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Dove aspetta il paradiso
Quei cancelli d'oro
E di nuovo
Portami
E guidami attraverso
L'oblio

I feel you - Depeche Mode


Tre mesi dopo la fine di SYS 2

L'auto si fermò e l'autista, un uomo di mezza età con un sorriso gentile, mi disse che aravamo arrivati a destinazione.

Il cuore prese a battere più veloce, ma lo ignorai. «Grazie» la voce era ferma e impassibile, mentre sentivo un turbine nello stomaco, l'ansia che minacciava di bloccare i semplici movimenti, come aprire lo sportello e scendere dalla macchina.

Mi ero scontrata con la gente peggiore della città, avevo organizzato e assistito di persona a colpi su colpi per sventare rapine e pagamenti di pizzo. Ma quello era diverso. Quella sera stavamo entrando nella tana del lupo e nessun travestimento mi avrebbe fatta rilassare.

Ogni muscolo del mio corpo era teso come la corda di un arco pronto a lanciare una freccia.

Respirai a fondo, augurai una buona serata all'autista e mi decisi a scendere. L'aria fresca della sera mi toccò il viso, ma gliene fui grata, avevo bisogno di aria pulita, di ossigeno.

Rimasi qualche istante ad ammirare l'antico palazzo che avevo di fronte. Si presentava in tutto il suo splendore avvolto nel manto della sera, con la luna piena che osservava tra le stelle le luci tenui che illuminavano gli archi di pietra e il giardino curato. Dalle grandi finestre a vetro si potevano scorgere gli invitati eleganti, alcuni chiacchieravano nei balconcini adornati con candele e fiori rossi.

L'atmosfera dava la sensazione di essere andati indietro nel tempo, a balli reali e fughe romantiche.

Purtroppo, o per fortuna, io non ero mai stata una persona romantica. L'amore mi aveva colpito come un terremoto della più alta magnitudo, come una voragine che ti toglie la terra da sotto i piedi.

Incrociai lo sguardo del mio migliore amico, appena sceso da un'auto simile a quella che mi aveva appena lasciata lì. Sapevo che lui mi stava osservando, ma dovevamo fare finta di non conoscerci. Quando chinò la testa nella mia direzione feci lo stesso e mi preparai alla recita del secolo. Lui si diresse verso l'ingresso e io aspettai ancora qualche istante.

La mia più cara compagna, l'adrenalina, si impossessò del mio corpo facendomi formicolare le mani e un velato sorriso apparve sotto la maschera che stavo indossando.

Una maschera super elaborata, con piume e tutto il resto.

La odiavo.

Mi faceva sentire finta, come se non fossi più io.

Era abituata a tenere nascosto il mio viso, lo facevo ogni giorno, ma preferivo celarlo sotto al casco integrale, in sella alla mia moto che ruggiva sotto di me. Con quell'ornamento, come se fossi un oggetto da sfoggiare, mi sentivo vulnerabile e impacciata.

Il vestito che Nicole aveva scelto per me, invece, inaspettatamente, mi piaceva molto.

Era come se stessi indossando la notte stessa. L'abito era nero e lungo fino alle caviglie, puntellato da piccolissimi brillantini argentati. Aveva un grande spacco sulla coscia sinistra, che si fermava appena in tempo per nascondere alla vista la pistola fissata alla coscia, e un profondo scollo sul seno, messo in risalto da una semplice collana con un punto luce. Fasciava le mie curve facendole risaltare nei punti giusti e, stranamente, non mi metteva a disagio.

Certo, mi trovavo meglio in jeans e giubbotto di pelle, ma ogni tanto, per una giusta causa, si poteva anche fare qualche sacrificio.

Quando mi ero guardata allo specchio, con Nicole dietro entusiasta della sua opera, mi ero a malapena riconosciuta.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora