Quindi lo so quando è il momento
Di affondare o nuotare
Che la faccia dentro è qui in me
Proprio sotto la mia pelle
È come se fossi paranoico guardandomi alle spalle
È come un turbine dentro la mia testa
È come se non potessi fermare quello che sento dentroPapercut - Linkin Park
La stanza, illuminata dalla luce del primo pomeriggio, sapeva di Angelica. Ogni profumo, oggetto e mobile, sapeva della sua essenza. Menta e lavanda.
Seduto sulla poltrona accanto al letto, mi rigiravo tra le mani un portachiavi a forma di cuore con le nostre due iniziali: A - A.
Lo aveva comprato lei per entrambi e lo tenevamo sui nostri comodini. In questo modo, così aveva detto Angelica, quando ci svegliavamo la mattina ci ricordavamo l'uno dell'altra e viceversa.
Come se io potessi dimenticarmi di lei. Della mia caparbia, testarda, dolce sorellina.
Ingoiai il groppo che avevo in gola, ma servì a poco, perché si riformò immediatamente, come se ormai dovessi conviverci. Allo stesso modo, non voleva andarsene il dolore al centro del petto.
Avevo la sensazione che qualcuno mi avesse pugnalato e che ciò non gli bastasse, perché continuava a girare e rigirare la lama dentro il mio cuore.
Avrei preferito essere torturato, ucciso, piuttosto che sentire quel dolore, e mi odiavo perché non ero riuscito nel più importante dei miei obiettivi, nell'unica cosa che contava veramente: proteggere mia madre e mia sorella.
Francesco si era intrufolato nella vita di Angelica come un ladro e io non mi ero accorto di niente. La voglia di spaccare ogni cosa mi fece tremare di nuovo le mani, ma mi concentrai sul respiro e tentai di darmi una calmata.
Non avevo detto niente a mia madre, ero sicuro che lei non sapesse, altrimenti probabilmente avrebbe ucciso lei stessa Francesco. Era la donna più buona del mondo, ma come una leonessa, avrebbe attaccato e sbranato se qualcuno minacciava i suoi cuccioli.
Ero entrato nell'appartamento con le mie chiavi, che tenevo solo per le emergenze. Prima di arrivare mi ero accertato che mia madre fosse fuori, era uscita con delle amiche, e che Angelica stesse per arrivare dall'università, anche se non le avevo comunicato che mi avrebbe trovato in casa, ero stato molto vago.
Si sarebbe stupita nel trovarmi lì, ma avrebbe capito abbastanza presto che non si trattava di una bella sorpresa. Mi ero confrontato con Tommaso, ci avevo anche discusso animatamente perché non mi aveva detto nulla e aveva convinto Lara a fare lo stesso. Capivo perché lo aveva fatto, ma questo non faceva altro che farmi sentire ancora più male. Quando ci eravamo entrambi dati una calmata, Tommaso mi aveva spiegato che Angelica non aveva voluto sentire ragione, gli aveva detto che Francesco meritava una possibilità, che io e Tommaso non avremmo mai compreso, che non potevamo essere noi a decidere chi dovesse o non dovesse essere salvato. Non era riuscito a convincerla in nessun modo a lasciar perdere quel pezzo di merda di Francesco.
Ma non mi ero stupito più di tanto. Conoscevo molto bene Angelica e ci sarebbe voluti più di una conversazione per convincerla. Avrei provato a parlarle, ma sapevo già che avrei dovuto trovare un modo più convincente per farle aprire gli occhi.
Cercavo di soffocare la parte di me che era arrabbiata con lei, cercavo di ricordarmi che era solo una ragazzina e che Francesco l'aveva circuita. La mia bambina. Aveva messo le sue luride mani sulla mia bambina.
La sera prima avevo sfogato la mia rabbia sul sacco da box pensando di colpire la faccia di Francesco. Un po' era servito, ma mi stava investendo di nuovo la voglia di prendere a pugni lui finché la sua faccia non fosse diventata un cumulo di sangue.
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SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finale
ChickLitCosa accadrebbe se una ragazza decisa a estirpare la mafia dalla sua città e il figlio di un boss mafioso decidessero di cedere all'attrazione che li spinge inevitabilmente l'uno verso l'altra? Palermo, 2018. Lara ha preso le redini della SYS, ma u...