Ci sono cose che indovini
E cose che sai
Ci sono ragazzi di cui ti puoi fidare
E ragazze di cui non lo fai
Ci sono piccole cose che nascondi
E piccole cose che mostriI want your sex - George Michael
Adriano mi guardava con gli occhi spalancati. Le iridi di petrolio fisse sulle mie. Quegli occhi prima o poi mi avrebbero risucchiata e io lo stavo rendendo troppo facile. Potevo sentire la voglia di lasciarmi andare a lui che strisciava dentro di me, e la paura che provava a frenare quell'istinto, ma forse non ne era più in grado.
Il suo profumo speziato mi inebriava. Lasciai andare la presa sulla sua camicia e indietreggiai di un passo sentendo quasi un dolore fisico a quella lontananza.
«Cosa ci fai qui, Lara?» La voce bassa e roca mi causò un fremito.
Come poteva una sola persona provocarmi tutte quelle emozioni insieme? Non era un uomo, era un demone venuto per potarmi dritto all'inferno. Lo stesso inferno che scorgevo nelle sue pozze nere.
«Controllo che vada tutto secondo i piani.» Non slacciai i nostri sguardi neanche per un istante, nascondendo dietro la mia sicurezza l'impossibilità di togliergli gli occhi di dosso.
Adriano corrugò la fronte, in quella solita espressione indecifrabile, e fece un passo verso di me, e ancora il suo profumo mi invase, facendomi girare la testa.
Eravamo solo a pochi centimetri di distanza, ma anche quelli mi sembravano troppi. Lo sfiorarci era diventando un gioco pericoloso che facevamo da mesi. Era un'agonia averlo vicino e non poterlo toccare, una parte di me, sempre più insistente, pretendeva che i nostri corpi si unissero.
«Non vi fidate di me?» Il tono graffiante come artigli.
Inclinai la testa, il viso alzato mentre lo osservavo e un pugno invisibile che mi stringeva il cuore a quelle parole pronunciate con tanta durezza. Lui credeva di non meritare la fiducia e io ero una delle cause della sua insicurezza.
La voglia di allungare la mano e accarezzargli una guancia per confortarlo era così forte che sentivo i polpastrelli formicolare.
Finalmente, dopo tanto, troppo, tempo, eravamo da soli e lui non era legato nello scantinato della base.
Era libero.
Negli ultimi tre mesi avevo fatto i conti con quella consapevolezza più e più volte, ero stata perseguitata dai dubbi, ma quando avevo votato per renderlo una nostra spia, avevo preso la mia decisione, e adesso dovevo farci i conti, anche se il terrore che mi togliesse di nuovo la terra da sotto i piedi era sempre lì, presente in un angolo del mio cervello.
I traumi fanno questo, non ti permettono di vivere più serenamente, scavano nel profondo e ti lasciano una cicatrice profonda.
Ma lui era lì adesso, a dimostrarmi che voleva distruggere il mondo nel quale era nato e cresciuto, che forse aveva ragioni più profonde delle mie per voler annientare quegli essere privi di scrupoli. E allora, nonostante i poliziotti al piano di sotto, nonostante la nostra missione in corso e nonostante potessero scoprirci da un momento all'altro, mi lasciai andare al mio desiderio di lui.
Lentamente avvicinai la mia mano al suo viso e lo sentii prima irrigidirsi e poi sciogliersi sotto il mio tocco.
La pelle era liscia, nessun accenno di quella barba che era cresciuta durante la prigionia.
Chiuse gli occhi e fece un lungo respiro profondo che toccò il mio volto. E per me fu come tornare a respirare. Come quando andavo in spiaggia e mi beavo dell'aria fresca e pulita del mare.
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SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finale
ChickLitCosa accadrebbe se una ragazza decisa a estirpare la mafia dalla sua città e il figlio di un boss mafioso decidessero di cedere all'attrazione che li spinge inevitabilmente l'uno verso l'altra? Palermo, 2018. Lara ha preso le redini della SYS, ma u...