Capitolo Trenta - Il Pezzo Mancante

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Ogni volta che sono solo con te
Mi fai sentire come se fossi di nuovo a casa
Ogni volta che sono solo con te
Mi fai sentire come se fossi di nuovo intero

Lovesong - The Cure


Continuavo a guardare il cellullare, in attesa del messaggio di Lara. Era più di un'ora che aspettavo dentro l'auto, mi aveva avvisato che c'era stato un problema durante il colpo e che avrebbe tardato. Nonostante mi avesse detto di stare tranquillo, non facevo altro che pensare a cosa potesse essere successo. Avevo voglia di mettere in moto l'auto e andare da lei, ma non potevo e la cosa non faceva altro che accrescere il mio nervosismo.

Avevo posteggiato nel vicolo dietro casa sua, così da non dare troppo nell'occhio.

Volevo sapere cosa stesse succedendo e non vedevo l'ora di ricongiungermi con lei.

Mi sentivo uno stupido per averla allontanata. Mi aveva ferito, è vero, ma il tempo a nostra disposizione era così limitato che non aveva senso perdermi in queste cazzate.

L'amavo così tanto da sentire stringere il petto ogni volta che la sua immagine si proiettava nella mia mente. E lei, inspiegabilmente, amava me e lo aveva dimostrato più e più volte, mi aveva perdonato atti imperdonabili, perché il nostro amore poteva superare veramente ogni cosa.

Saltai quasi sul sedile quando sentii picchiettare il finestrino.

Mi voltai e vidi una moto che conoscevo molto bene.

Abbassai il finestrino proprio mentre Lara toglieva il casco. Rimasi in silenzio sondando ogni angolo del suo corpo in cerca di qualche ferita.

«Sto bene» mi rassicurò lei seguendo il corso dei miei pensieri.

Solo allora incastrai gli occhi nei suoi. Quel mare di cioccolato mi divorava puntualmente, ma mi sarei lasciato felicemente affogare dentro.

«Sto bene» ripeté per convincermi. «Hanno arrestato Denise»

Sgranai gli occhi per un istante, rialzai il finestrino e scesi dall'auto. «Angelo?» chiesi mentre mi richiudevo la portiera alle spalle.

«Ovviamente, ci ha seguiti dopo la festa della bambina, quello stronzo.» In ogni parola si percepiva l'irritazione.

Rivolsi la mia completa attenzione su di lei. Sentivo l'elettricità tra di noi, il bisogno fisiologico di avvicinarmi, di toccarla.

«Saliamo sopra, così ti spiego meglio.» Mi lasciò spazio dietro la moto e istintivamente alzai un sopracciglio.

«Salta su, entriamo dal garage, a quest'ora non incontriamo nessuno.» Non riuscii a capire la sfumatura nel suo tono, forse si stava stancando di tutta quella situazione, di nasconderci sempre.

Mi limitai ad annuire e salii sulla moto, senza pensarci un istante feci collidere la sua schiena al mio petto e le circondai la vita con il braccio.

«Hai paura di cadere, Adriano?» mi provocò e anche se non la vedevo in viso, potevo sentire il sorriso che le incurvava le labbra. «O ti sono mancata?»

Avvicinai la bocca al suo orecchio prima che rimettesse il casco. «Saliamo a casa tua e ti risponderò...»

Aspirai il suo profumo e mi beai della sua pelle che si increspava alle mie parole.

Non disse nient'altro, ma indossò il casco con un solo movimento, mise in moto e partì così veloce da farmi quasi perdere l'equilibrio.

In fondo al vicolo c'era uno scivolo e alla fine un cancello molto ampio. Lara si fermò un attimo prima di percorre lo scivolo, estrasse un piccolo telecomando e aprì il cancello.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora