Capitolo Trentadue - Anima Tormentata

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Come dentro di me dove la luce non c'è
Sono pieno di forse, sono pieno di se
E ora la regalo a te la mia anima tormentata
Ho un diavolo sulla spalla destra che mi parla
Un angelo su quella sinistra che mi salva
Mamma quello che ho fatto solo tu lo sai
Non ci pensi mai perché è un giorno nuovo
Oggi è un giorno nuovo

Anima tormentata - Blanco


Rilessi per la quarta volta la stessa riga del documento che avevo tra le mani. Avevo trascorso in quel modo tutto il pomeriggio, a cercare di concentrarmi e puntualmente i ricordi di quella notte e di quella mattina si ripresentavano e mi ritrovavo a sorridere da solo come un coglione.

Lara mi aveva completamente fottuto la mente, ma non riuscivo a immaginare una sensazione più piacevole di quella che stavo provando in quel momento.

Mi aveva detto che era mia, e sapevo perfettamente che non era una questione di proprietà. Il nostro era un concetto molto più puro. Con quelle parole mi aveva donato completamente il suo cuore e la sua fiducia.

E ricordai proprio perché stavo rileggendo per la milionesima volta quelle carte. Non solo per un mio riscatto personale, non solo per liberare veramente mia sorella e mia madre, ma perché dovevo essere un uomo all'altezza della donna che avevo al mio fianco. Un uomo coraggioso, che sfida la sorte e l'universo per fare la cosa giusta, e si prende le responsabilità delle proprie azioni.

Quelli che avevo raccolto negli ultimi mesi non erano semplici fogli, ma un'arma, la più potente di tutte: la verità.

Nomi, numeri di telefono, cifre, dati bancari, indirizzi.

Bastava uno solo di quei fogli per mandare in galera mezza Palermo, con due la quota saliva e ci si spostava dalla città, e così via fino a comprendere tutto il Paese.

Mandanti di omicidi, affari con la mafia russa, sudamericana, statunitense. Narcotraffico, forze dell'ordine corrotte, legami con personaggi politici e uomini di Stato.

Quello che avevo per le mani non avrebbe alzato un semplice polverone, avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora.

Era il rischio più alto che si potesse correre, ma tutto, da quando avevo incontrato Lara, era accaduto per portarmi in quel preciso istante, a quella decisione.

Avrei portato tutto alla polizia. Bastava un'ultima lettura, poi sarebbe finita.

Per questo mia madre e Angelica non si trovavano a Palermo da più di una settimana. Gli avevo pagato un biglietto per gli Stati Uniti, non avevo prenotato il ritorno, anche se loro non erano state molto d'accordo. Le avevo convinte solo promettendo che sarebbero tornate presto, e che dovevano vedere tutta quella situazione come una vacanza prolungata. Non gli avevo raccontato nulla nel dettaglio, dovevo essere il solo a sapere, in modo che le conseguenze di quello che stavo per fare ricadessero solo su di me.

Sarebbe arrivata una tempesta, la più burrascosa della mia vita, ma mi sarei fatto trovare pronto.

Mi concentrai e arrivai alla fine della pagina. Riposi l'ultimo documento nella carpetta rossa e la chiusi. Passai la mano sopra e feci un lungo respiro.

Era ora.

Sentivo nel petto un'emozione strana, quasi di orgoglio. Un sentimento che non avevo mai provato, almeno mai nei confronti di me stesso.

Mi alzai e presi un bicchiere e la bottiglia di whisky. Avevo bisogno di un po' di coraggio liquido, poi sarei andato direttamente dal capo della polizia a consegnare ogni cosa.

Sentivo già Lara rimproverarmi per non averle detto nulla, ma volevo che fosse una sorpresa, il primo regalo vero che le facevo.

Mi versai il liquido ambrato e mi voltai verso la finestra. Mentre il liquore mi bruciava la gola, osservai il mare, anche lui si stava preparando a una tempesta, come anche il cielo, dove i lampi illuminavano le nuvole nere, gravide di pioggia.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora