Quando sei troppo innamorato per lasciar perdere
Ma se non ci provi, non lo saprai mai
proprio quello che vali
Le luci ti guideranno a casa
E accendi le tue ossa
E proverò ad aggiustartiFix you - Coldplay
«Zia, vieni con me.» Alessandra mi prese la mano e mi trascinò verso la biblioteca.
Un pomeriggio in famiglia era proprio quello che mi serviva per staccare un attimo da entrambi i miei lavori.
Entrammo nella grande stanza colma di scaffali che arrivavano quasi al tetto. I libri erano accatastati ovunque: sulle sedie, sui tavoli, a terra.
Mio padre era sopra la scala intento a pulire uno scaffale vuoto, mia mamma stava passando il piumino su alcuni libri.
Emily e mio nonno erano in piedi intorno al tavolino, sfogliavano vecchi volumi. John era sull'altra scala posta nella parete opposta che porgeva dei testi a mia nonna per svuotare uno scaffale.
«Cosa sta succedendo esattamente?» chiesi curiosa lasciandomi trasportare dalla bambina.
«Leggiamo tutti i libri!» esclamò Alessandra saltellando verso Emily.
«Proprio tutti?» Strabuzzai gli occhi in una smorfia divertita.
«Cetto! Tutti, tutti.» La lettera "r" non era esattamente la sua migliore amica.
Le nostre risate risuonarono nella stanza.
Quella bambina rappresentava la nostra gioia più grande. Una luce che aveva illuminato un periodo oscuro e difficile.
«Tua nonna ha deciso che dovevo passare il mio giorno libero a pulire e riordinare questo caos» si lamentò mia mamma mentre le andavo incontro per salutarla.
Il suo profumo era molto simile al mio, sapeva di fresco e agrumi.
Mia nonna la indicò con un libro, l'aria di rimprovero. «Sono anni che dico che voglio sistemare la biblioteca, o ve lo ordinavo o non lo avremmo mai fatto, quindi smettila di lamentarti e rimettiti a lavoro.»
«Sei una dittatrice.» Ma sorrise mentre lo diceva.
«Mi ricorda qualcuno...» Emily la provocò.
Io non riuscii a trattenere una risata.
Grazie, famiglia.
Non lo dissi ad alta voce, ma guardai mia sorella e in quello sguardo passò tutta la mia gratitudine.
Perché negli ultimi mesi era stato difficile rimanere a galla, riuscire ad andare avanti, fare i conti con ciò che avevo fatto.
Gli incubi mi svegliavano la notte. Brutti sogni tinti di sangue. E ogni volta che avevo creduto di cadere nel baratro, che i sensi di colpa mi avrebbero distrutta da dentro, la mia famiglia, i miei amici, i miei compagni, e anche Adriano, avevano allungato una mano verso di me e mi avevano riportata in superfice.
Mi ripetevo che ogni giorno andava meglio, che grazie a ognuno di loro ne sarei uscita, avrei imparato a convivere con quello strazio. Ma la nausea veniva a trovarmi tutte le mattine, il petto si stringeva fino a far male ogni volta che pensavo ad Antonio a terra privo di vita.
Francesco e gli altri scagnozzi non mi avevano denunciato. Non che ne fossi sorpresa, quelli come loro preferivano vendicarsi con la stessa moneta. Questo non mi preoccupava, non mi facevano paura loro, soprattutto se tenuti al guinzaglio da Adriano, ma il fatto che il mio gesto non avesse avuto nessuna conseguenza, non faceva altro che aumentare il mio senso di colpa.
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SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finale
ChickLitCosa accadrebbe se una ragazza decisa a estirpare la mafia dalla sua città e il figlio di un boss mafioso decidessero di cedere all'attrazione che li spinge inevitabilmente l'uno verso l'altra? Palermo, 2018. Lara ha preso le redini della SYS, ma u...