Capitolo Diciannove - Proposte Inattese

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Sappi che non è l'inizio, è la fine
Anche la rosa più bella ha le spine
Forse l'unica risposta è partire
O restare a marcire

La fine - Måneskin


Guardavo i giornali appesi alla parete dell'ufficio di Nicolò, vecchi articoli tra quelli più riusciti del Times.

Davide, seduto accanto a me, non aveva smesso un attimo di agitare la gamba mentre aspettavamo il nostro capo redattore che ci aveva convocati poco prima.

«Vuoi stare calmo?» dissi tra i denti. «Stai rendendo nervosa anche me.»

Lui mi guardò imbronciato, i lunghi capelli raccolti nel solito codino. «Perché ci ha convocati, non è che vuole licenziarci?»

Alzai gli occhi al cielo. «Non fare il melodrammatico.»

«Facile per te dirlo, il tuo articolo sul Centro Nuoto Antimafia è stato uno dei migliori degli ultimi anni.» Sbuffò, ma non c'era invidia in quelle parole, solo orgoglio.

La sorpresa e la felicità nell'apprendere che l'articolo era stato letto da moltissime persone e che era piaciuto, mi aveva riempito di un calore nuovo, inatteso. Cominciai a capire che amavo quel lavoro, che mi piaceva più di quanto avessi previsto.

«E tu sei il miglior giornalista sportivo che c'è in circolazione, con chi vuoi che ti sostituiscano?» domandai retoricamente.

«Non so, con qualcuno con più esperienza?»

Stavo per replicare che non c'era nulla di cui preoccuparsi e stava solo esagerando, quando Nicolò rientrò interrompendo il nostro scambio.

«Scusate, ragazzi, Eleonora aveva bisogno di confrontarsi su un articolo che esce domani.» Si sedette dietro la sua scrivania, proprio davanti a noi e si limitò a osservarci prima l'una poi l'altro per alcuni secondi che sembrarono interminabili.

Anche io cominciavo a sentire i segni dell'agitazione, le mani sudavano.

«D'accordo, andrò dritto al punto, così da farvi rilassare.» Lanciò un'occhiata eloquente a Davide che subito smise di far tamburellare la gamba. «Siete due dei più bravi giornalisti tra i nuovi arrivati, quindi, anche se a malincuore, ho una proposta da presentarvi.» Aprì il cassetto della scrivania e cercò qualcosa all'interno.

Io e Davide ci scambiammo un'occhiata interrogativa.

Nicolò prese due fogli e ce li porse.

Asciugai la mano sul jeans e presi il foglio. Lo stemma con lo sfondo arancione e il contorno blu, con un grande libro aperto al centro, lo stemma dell'Università della California, la Berkeley, era in cima alla pagina. Era tutto in inglese, ma me l'ero sempre cavata molto bene in quella lingua.

Mentre leggevo con gli occhi ogni riga, capii man mano di cosa si trattasse. Sgranai gli occhi per la sorpresa, sentii i battiti che acceleravano.

«Cosa significa?» chiese Davide precedendomi.

«Siete due ottimi giornalisti» ripeté. «E a me non piace cedere la gente in gamba. Ma è giusto che io vi dia questa opportunità, perché potrebbe essere una grande occasione per voi.»

Continuammo a guardarlo sbalordii e rimanemmo entrambi in silenzio, così lui continuò: «La Berkeley prevede un ottimo programma per giornalisti, fareste due anni di formazione e contemporaneamente uno stage retribuito, con la possibilità poi di entrare nei migliori giornali degli Stati Uniti.»

Il mio pensiero andò rapido a talmente tante cose che mi sentii una confusione terribile in testa. La SYS, la mia famiglia, Adriano, la mia città. Avevo la possibilità di fuggire via da Palermo. Tuttavia, non riuscivo a capire se la vedessi come un dono o come un peso.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora