È ora o mai più
Il mio amore non aspetterà
La prima volta che ti ho visto
Con il tuo sorriso così tenero
Il mio cuore è stato catturato
La mia anima si è arresa
Ci ho passato una vita
Aspettando il momento giusto
Ore che sei vicino
Il momento è arrivato, finalmenteIt's now or never - Elvis
In quella grande stanza, con la bandiera italiana e la foto del presidente della repubblica, tavoli in mogano e divani pregiati, capii che nella vita bisognava scendere sempre a dei compromessi.
Proprio per questo io con tutta la squadra, Adriano compreso, ci trovavamo lì, davanti il capo della polizia, Domenico Destri, che ci scrutava da dietro la sua scrivania con aria seria e solenne, le mani incrociate davanti a sé.
Lo avevamo deciso subito dopo l'assalto al capanno e la morte di Francesco: dovevamo avere un confronto con le forze dell'ordine, ormai non potevamo più nasconderci.
O meglio, l'idea era trovare un modo per continuare le nostre attività senza che loro ci intralciassero puntualmente.
Angelo si trovava in piedi alla destra di suo padre, in una posizione rigida, quasi militare.
Noi eravamo tutti, persino Alex aveva fatto carte false per uscire prima dall'ospedale ed essere lì, con tanto di stampelle, la gamba ferita poggiata a una sedia gentilmente offerta da un agente.
Ecco, quella era forse la cosa che mi aveva stupito più di tutte. Dopo ciò che aveva fatto Adriano, dentro quell'edificio eravamo quasi degli eroi. Quasi.
Nulla importavano gli anni passati a consegnargli prove su prove, o direttamente i delinquenti su un piatto d'argento, perché quello che aveva fatto Adriano superava per loro tutto. Ero orgogliosa del mio ragazzo, ma abbastanza incazzata perché adesso ci consideravano solo per quello e non per tutto il resto.
Un'altra cosa che mi faceva ribollire il sangue era che tutti gli sforzi di Adriano non erano serviti a mettere dietro le sbarre la gente più illustre. Il capo della polizia che avevamo davanti, aveva incontrato Adriano nei gironi precedenti, e gli aveva spiegato che bisognava agire con cautela, che alcuni di quei nomi avrebbero sollevato un polverone troppo grosso. Così ci eravamo dovuti accontentare di vedere finire in galera diverse famiglie mafiose, boss del narcotraffico e solo qualche politico o uomo di Stato, non di certo tutti quelli che Adriano aveva segnalato.
Ma loro non sapevano cosa avessi organizzato, dovevamo solo uscire di lì con una buona trattativa per le mani, poi sarei andata al giornale e avrei pubblicato il mio articolo. Nicolò lo aveva subito approvato. "Non me fotte niente di chi tocchiamo." Così aveva esordito. "Pubblica quell'articolo.".
Stavo solo pazientando ancora per poco, il tempo di fingerci più mansueti dentro quella stanza, per poi scatenare il putiferio.
Nicolò era stato anche molto contento di sapere che sarei rimasta al giornale e non sarei partita per lo stage a San Francisco, era felice che non stessi scappando, che non mi stessi arrendendo.
Ero seduta al centro, Luna alla mia sinistra, Stephan alla mia destra, il trio che aveva trovato il libro e messo in piedi la SYS, tutti gli altri erano seduti dietro di noi. Non vedevo Adriano, ma sentivo il suo sguardo sulla mia nuca, mi dava una sensazione incoraggiante e confortante. Ormai era parte del nostro gruppo, persino Christian e Alex lo avevano accettato nella squadra. Certo, non si potevano definire amici, ma era un buon inizio.
«Non ho intenzione di girarci intorno, ragazzi» esordì finalmente il capo della polizia.
Noi rimanemmo in silenzio, in attesa che procedesse.
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SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finale
Chick-LitCosa accadrebbe se una ragazza decisa a estirpare la mafia dalla sua città e il figlio di un boss mafioso decidessero di cedere all'attrazione che li spinge inevitabilmente l'uno verso l'altra? Palermo, 2018. Lara ha preso le redini della SYS, ma u...