Capitolo Trentasei - L'ultima Possibilità

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"Penso che sia buio e sembra pioggia",
hai detto
"E il vento soffia
Come se fosse la fine del mondo",
hai detto
"Ed è così freddo, è come il freddo se tu fossi morte"
Poi hai sorriso per un secondo
"Penso di essere vecchio e sento dolore",
hai detto
"E sta finendo tutto
Come se fosse la fine del mondo"

Plainsong - The Cure


Alex era a terra sanguinante, grugniva di dolore, ma comunque cercava di contenersi per quanto possibile. Il punto che aveva colpito Francesco non era vitale per fortuna e almeno Luna era riuscita a raggiungerlo. Gli altri sembravano tutti protesi verso il loro amico, fermati solo dalla mano di Francesco che puntava il petto di Stephan.

I membri della SYS erano come un unico corpo. In una fratellanza che io avevo solo percepito in quei mesi, che io e il mio vero fratello di sangue non avremmo mai compreso.

Dovevo fare qualcosa.

Forse per la prima volta guardai mio fratello. Lo guardai davvero.

Fu come se tutta la sofferenza e la rabbia di Francesco si fosse riversata dentro di me. Come se riuscissi a sentirla esattamente come la percepiva lui, in un modo totalmente diverso da come l'avevo vissuta io per tanto tempo.

Vidi il ragazzo spaventato sotto l'uomo crudele.

Non avrei mai giustificato o preso le difese di Francesco, non avrei mai e poi mai potuto accettare la sua stessa persona.

Ma era comunque mio fratello, eravamo cresciuti insieme, ed eravamo in quella situazione perché nostro padre aveva fatto in modo che ci odiassimo. Aveva fatto di me il boss e di lui il killer.

Non credevo che ci fosse redenzione per Francesco, non più ormai. Ma se c'era anche solo una piccolissima parte di lui che poteva essere salvata, che poteva capire le mie motivazioni e non sporcarsi le mani con un altro omicidio, dovevo trovarla.

Io dovevo provarci.

«Francesco, abbassa l'arma» ripetei cautamente per la terza volta.

Lui continuò a puntarla su Stephan che non indietreggiò di un passo. Io non osavo guardare nessun'altro se non Francesco.

Salvo e Vincenzo rimasero a qualche metro da me, anche loro immobili. Abituati com'erano a sottostare agli ordini, in quel momento delicato probabilmente non avevano idea di cosa dovessero fare.

Meglio così, meno a cui pensare. Potevo concentrarmi totalmente su mio fratello e sul fargli abbassare quella cazzo di pistola.

«Non deve andare per forza così.» Il suono della mia voce si unì a quello delle sirene della polizia che diventava sempre più acuto.

Ormai avevo i capelli fradici di pioggia, attaccati sulla fronte e così anche Francesco. Due specchi che si fronteggiavano.

«Abbassa l'arma, tu non devi farlo» ritentai ancora e l'avrei fatto all'infinito se serviva a salvare Stephan.

«Io devo!» La mano di Francesco tremò, non capii se di rabbia, di paura, o di un mix così forte e potente di emozioni che lo stordiva.

«No, non devi, tu puoi scegliere di non farlo...» Come io avevo scelto di prendere un'altra strada. «Puoi scegliere di non essere così.»

«Io sono così!» lo disse con un tono così arreso che sentii il petto stringersi un po'. «Non posso cambiare, anche Angelica lo pensa.»

Forse aveva sperato veramente in un amore che lo cambiasse, forse all'inizio aveva avvicinato Angelica per torturarmi, ma poi aveva sperato che fosse qualcosa di più.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora