Capitolo Quattro - Resistere

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Ha scolpito il loro destino nella pietra
Nel sangue e nelle lacrime, mille volte
Ci ribelliamo, manterremo sempre la linea
Della resa dei conti
Lacrime rosse scendono come un fiume
Non chiudere gli occhi, non scomparirà
Nessuna paura, vuoi porre fine al dolore
Non mollare, non tirarti indietro

The Reckoning - Within Temptation


L'odore di caffè mi accolse quando entrai nella luminosa cucina di mia madre. Sistemò nel vaso i soliti gelsomini che le avevo appena raccolto. Il loro profumo si unì a quello del caffè creando un aroma che sapeva di lei.

Caterina Girova sapeva proprio di caffè e gelsomino, amore e dolcezza, forza e determinazione. Avrei voluto somigliare più a lei e meno a mio padre.

Se da una parte maledicevo l'universo per avermi dato un padre che non si era mai comportato come tale, dall'altra lo ringraziavo per avermi donato lei, una madre che non credevo di meritare, che mi ricordava ogni giorno perché stavo combattendo i Mersiglia.

«A cosa pensi?» mi domandò posando sul tavolo la tazzina fumante.

Incastrai i miei occhi nei suoi, amorevoli e sospettosi. «Che devo venirti a trovare più spesso, il tuo caffè è il migliore.» Lo sorseggiai beandomi del sapore amaro sulla lingua.

Le sorrisi, perché con lei potevo essere la parte migliore di me.

«Sei un ruffiano!» esclamò muovendo la mano come se stesse cacciando via una mosca. «Non preferisci quello della macchinetta?»

Scossi la testa divertito. «Solo perché è più veloce.» Avevo perso il conto di quante volte c'eravamo scambiati quelle battute.

«Ti sei deciso a dirmi cosa stai combinando?» cambiò discorso bruscamente e in automatico le mie spalle assunsero una posizione rigida. «O almeno a presentarmi questa ragazza che ti sta portando sulla giusta strada?»

Pensare a Lara mi riempì il petto di un calore al quale mi stavo abituando ed ebbe la capacità di spazzare almeno in parte l'odio di cui ero impregnato. Era una sensazione così piacevole, che sperai con tutto me stesso di non doverci rinunciare mai più.

Ma non era una certezza, le mie azioni passate erano ancora tra me e lei, pronte a dividerci ancora una volta.

Allungai la mano verso quella di mia madre, la pelle di lei era morbida. «Spero di poterti dire tutto molto presto, e che potrai conoscerla il prima possibile. Sono sicuro che vi piacereste.»

Lo volevo con tutto me stesso, ma non potevo dirle di più, non doveva avere troppo informazioni, sapere troppo poteva metterla in pericolo.

«Ama mio figlio, odia lo schifo in cui è costretto a vivere.» Mi strinse di più la mano. «Io già la considero parte della famiglia.»

Mi si strinse il cuore, come se lei lo stesse abbracciando.

Senza di lei non avrei neanche elaborato un piano come quello che stavo mettendo in pratica negli ultimi mesi. Se non ci fosse stata mia madre, Giuseppe Mersiglia sarebbe riuscito a plagiarmi come aveva fatto con Francesco.

Ma avevo fatto anche io troppo male, e dovevo rimediare a ogni mio errore.

«Dov'è Angelica?» chiesi guardandomi intorno.

Si alzò dalla sedia, prese le tazze ormai vuote e sfuggì al mio sguardo.

Serrai la mascella, il cuore iniziò a battere più veloce quando lei non rispose.

«Mamma...» cercai di mantenere un tono neutrale, mentre il suo atteggiamento strano stava facendo crescere il panico.

«Non è in casa, è uscita.» Aprì l'acqua del lavandino e lavò le tazzine.

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora