Capitolo Diciotto - Fantoccio

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Dai tutto quello che hai finché
non sarai messo fuori dalla tua infelicità
Bambola di pezza, che vive in un film
Caldo vagabondo, piccolo cutie di papà
Stai così bene, non ti vedranno mai andartene
Dalla porta sul retro

Rag Doll - Aerosmith


La puzza di muffa e sangue incrostato mi stava ustionando le narici. La figura dell'uomo che avevo torturato e fatto uccidere qualche sera prima era talmente impressa nella mia mente, che mi sembrava di vederlo lì, seduto nella vecchia sedia in mezzo al capanno, sanguinante e privo di vita.

La mia faccia non faceva trasparire tutto il mio disgusto, come sempre era impassibile, come se fossi un fantoccio che non provava il minimo sentimento, creato a immagine e somiglianza di mio padre.

Quel luogo era fin troppo simile a quello che avevo usato per torturare quando ero stato una marionetta nelle mani di Giuseppe Mersiglia, le stesse luci a intermittenza che rendevano l'atmosfera inquietante, i due tavoli vuoti, pronti a ospitare le armi quando c'era da torturare. Troppo simile al luogo in cui avevo raccolto informazioni sulla donna che amavo, sui suoi amici.

Scacciai l'immagine di Lara e dei membri della SYS dalla mia testa, dovevo rimanere concentrato.

«Per quanto non mi dispiacerebbe vederti di nuovo fare qualche tortura, Mersiglia» Carlo Serenusa strascicò ogni parola. «Vorrei sapere perché hai indetto questa riunione qui.» Guardò il luogo e un angolo della bocca si contorse leggermente in una smorfia, la stessa che stavo trattenendo io.

Serenusa era pericoloso, il più pericoloso di tutti, non solo perché era un minuscolo gradino sotto di me e non ci avrebbe messo molto a ribaltare la situazione, ma perché era più intelligente del resto della gente che mi circondava in quel momento.

«Incontrarsi in luoghi più esposti, dopo quello che è successo l'ultima volta, non mi sembrava adeguato» utilizzavo quell'italiano più forbito, almeno per la feccia che avevo davanti, per farli sentire in completo disagio, inferiori, esattamente come si sentiva mio fratello. «Soprattutto per il regalo che vi abbiamo portato.»

Feci un impercettibile segno del capo verso Salvo, posizionato come un soldato alla mia sinistra e lui si allontanò verso la grande porta del capanno. Francesco era alla mia destra, non aveva fiatato da quando era iniziata quella riunione con gli altri boss. Buon per lui che non mostrasse apertamente cosa pensava di quello che stavo facendo, l'arrivo dei boss, poco prima, aveva frenato sul nascere qualunque protesta di mio fratello, ma sapevo per certo che una volta soli mi avrebbe torturato con la sua opinione non richiesta.

Io non staccai un attimo gli occhi dalla figura di Serenusa, notando il più piccolo movimento, anche se era bravo quasi quanto me a nascondere ciò che pensava e provava.

Sentii la porta aprirsi e rumori di passi che si avvicinavano.

I mei uomini posizionarono a terra le casse e uscirono in silenzio così come erano entrati.

«Questo è uno dei carichi più forniti dell'ultimo periodo» parlai con la voce basse e ruvida, la voce del boss. «È la roba migliore che si trova in circolazione.»

Mi trattenni dal deglutire la bile che stava risalendo prepotente a ogni parola. Proprio qualche giorno prima Lara mi aveva parlato entusiasta del Centro Nuoto Antimafia di Tommaso. Il mio migliore amico cercava di far uscire i ragazzini dalla merda in cui vivevano, di allontanarli dallo spaccio e dall'uso di droga con quello sport che entrambi amavamo, e io ero lì che mi organizzavo per venderla.

«Cosa c'è?» chiese uno dei boss, imbruttito dall'auto prigionia che si era inflitto, era l'ultimo rimasto di quelli latitanti, almeno l'ultimo del giro a cui potevo arrivare io, alcuni andavano oltre il mio potere, anche oltre quello di mio padre, anche se, ne ero sicuro, quel pezzo di merda di Giuseppe Mersiglia si era portato nella tomba il nascondiglio di gente che solo nominarla faceva tremare non solo la città, ma l'intera regione, l'intero Paese

SYS 3 - La società degli splendenti. Capitolo finaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora