AUSTIN

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All'Alba poco importa di quanto tu non voglia l'inizio di un nuovo giorno.
Lei arriva sempre nonostante tutti i tuoi nonostante.
Martina G.
                                                                                                                                                                                                                          

10 ANNI PRIMA

Dov'è mamma? perché non è con noi? aveva promesso di giocare con me dopo cena..
Vieni qui pulcino, gioco io con te, la mamma è solo stanca sai che lavora molto e ora ha bisogno di riposare, aspettami sul divano, finisco di sistemare la tavola e arrivo, intanto pensa a cosa vuoi giocare, vedrai che domani starà meglio. E' tutto a posto.

PRESENTE MA NON L'INIZIO.

La luce del mattino prese possesso della mia stanza obbligando i miei occhi stanchi ad aprirsi, era entrata prepotentemente senza chiedere il permesso, non lo faceva mai, entrava e basta e lo faceva tutte le mattine, forse per ricordarmi che un nuovo giorno stava iniziando . Diversamente dal solito però quel giorno aveva un motivo valido per farmi alzare dal letto.

Oggi si rincomincia. Quel pensiero continuava a suonarmi in testa come una melodia stonata e senza senso.
Ero stanco, esausto, spremuto dalla sera prima di cui ovviamente non ricordavo niente. Non ricordavo mai niente, e, a dirla tutta mi andava anche bene non ricordare, ripartire sempre da zero, annullare tutto proprio perché quel Tutto in realtà non era proprio niente.

Dopo un tempo indefinito e una marea di imprecazioni trovai la forza di alzarmi dal letto e buttarmi sotto la doccia per poi arrivare davanti allo specchio, davanti a quel ragazzo che ormai faticavo a riconoscere. Ero io, eppure non mi riconoscevo, più mi guardavano più vedevo solo tanti muscoli ben definiti, un braccio ricoperto da un tatuaggio che probabilmente mai finirò, due occhi blu ed i capelli neri sempre perfettamente spettinati. Si, bello, ma poi? Poi non vedevo altro che il niente più assoluto, niente oltre al buio in fondo a quegli occhi blu, niente oltre al silenzio e alla rabbia. Vedevo un anima deserta, arresa e spenta, non vedevo più i suoi colori, le sue sfumature. Vedevo un ragazzo di ventiquattro anni che da troppo tempo aveva smesso di correre, di reagire alla vita, un ragazzo che ormai associava la parola Vivere ad un aggettivo e non più ad un verbo.

Ed eccola, la rabbia. Quella che mi montava dentro fino a farmi irrigidire, a farmi urlare in silenzio, quella rabbia che solo io conoscevo, arrivava proprio nell'esatto momento in cui davanti a quel dannato specchio la consapevolezza si faceva avanti. Ero proprio io cazzo, ma non ero sempre stato così, quando ero piccolo amavo la vita, la musica, i colori del cielo, ma troppo presto una nuvola nera si impadronì di lei; la mia anima. L'aveva presa con forza tra le mani stringendola sempre di più, rendendola sempre più sua e sempre meno mia. Sapevo di essere stato io a permetterle tutto questo ma in quel momento non ero in grado vista la mia giovane età di valutare le ipotetiche conseguenze, il mio obiettivo era uno solo: salvarla. Con il passare degli anni ero arrivato alla conclusione che era stata proprio quella scelta a cambiare i colori della mia esistenza, quando avevo deciso di mettere in vendita la mia vita, la mia anima, incondizionatamente avevo anche accettato di mettere da parte i colori, i suoni, i sentimenti e di lasciare spazio al nero, al silenzio.

Nonostante la mia voglia di spaccare tutto, l'arrivo di Mia mi fece tornare sulla terra. Lei era l'unica oltre a Mike, il mio migliore amico da sempre a rendere la mia vita un po' meno difficile.  Erano la mia famiglia. L'unica che mi era rimasta davvero.

<Fratellone, sei bello come sempre! ma ora staccati da quello specchio e sbrigati, non vorrai mica fare tardi proprio oggi> Mi rimproverò con fare allegro, era bellissima e felice, rideva sempre, era spensierata e libera, ed io ero felice per questo.

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