LAURA

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Ci sono due modi di guardare il volto di una persona. 

Uno, è guardare gli occhi come parte del volto, 

l'altro, è guardare gli occhi e basta.. come se fossero il volto.

Alessandro D'Avenia.



<Pronto>

Spalancai gli occhi e mi guardai in torno confusa. Mia era seduta sul bordo del letto e stava parlando al telefono. Mi avvicinai verso di lei, poggiando una mano sulle sue spalle. Sembrava agitata.

<Cosa succede?> Chiesi a filo voce, ma lei mi fece cenno di aspettare.

Scostai quindi le coperte, e mi posizionai davanti a lei.

<Non è possibile. Lo sai che è così.>

Parlava con qualcuno e nel frattempo continuava a fissarmi negli occhi.

<No, Logan non è con me. E non lo chiamare.>

Cosa centra Logan? E poi chi è che la chiama a quest'ora?

<Prendo un taxi e arrivo. Si sto attenta>

La osservai chiudere la chiamata e gettare il telefono sul materasso.

Lei mi guardò, il suo sguardo era un dipinto celeste, costellato da un velo di preoccupazione e rassegnazione. La guardai accigliata.

<Era Mike. Devo raggiungerlo al Bloom> Disse, mentre si infilava un paio di jeans.

<Adesso?>

<Si, mio ​​fratello è ubriaco. E non vuole tornare a casa > Poi le scarpe.

Ah...

<Beh, non può cavarsela da solo?> Chiesi ingenuamente.

<No Laura, mio ​​fratello non può bere troppo. L'alcool su di lui ha effetti troppo forti, e diventa imprevedibile> Confessò.

Cercai di ragionare anche io, ma Mia era ormai sulla porta pronta a chiamare il servizio Taxi.

Lo è anche se non beve.

Presa dal senso di protezione che riservavo per la mia amica, decisi di accompagnarla. Non potevo permetterle di girare da sola di notte.

Raccolsi quindi i capelli sciolti in una crocchia spettinata e mi vestii di corsa.

Conoscevo bene quella sensazione di agitazione. Continuava a sfregarsi le mani sui pantaloni e gli occhi erano come un buco nero.

<Vieni qui> La invitai ad avvicinarsi e cercai di rassicurarla con un abbraccio vigoroso.

Lei poggiò la testa sulla mia spalla ed io la strinsi più forte ancora.

<Non abbiamo neanche parlato Laura, mi avevi chiesto di venire da te per parlare ma alla fine abbiamo fatto tutto tranne che quello> Si stava scusando.

Si, effettivamente avevo espresso il desiderio di parlare di me, dei miei dubbi esistenziali, ma quella sera eravamo troppo prese a ridere a scherzare che sinceramente mi era sfuggito dalla mente.

<Non ti preoccupare, avremo modo. Ora pensa a stare tranquilla> In quel momento, era lei ad aver bisogno di conforto, quindi decisi di accantonare il mio bisogno di aiuto.

Sul Taxi, Mia continuava a mandare messaggi a Mike, percepivo il suono del suo cuore che batteva sempre di più.

Io, ignara delle sue vere condizioni non ero preoccupata per il fratello. Ma per Mia si, non ero abituata a vederla così. Per me lei era un raggio di sole. Quello più lungo, più luminoso. E vederla così, offuscata dalla nebbia, mi faceva male.

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