LAURA

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Falla quella pazzia, prenditi il tuo attimo di follia. 

La vita è una, e non è bello sprecarla dietro ai rimpianti.

Martina G.



E mentre il mondo cercava di ricomporsi così come noi a rivestirmi aspettavo l'ennesima conferma da parte sua di quanto lui non fosse e non sarebbe mai stato in grado di concedermi altro, invece no, era stranamente silenzioso, e non come al solito, dove non perdeva un secondo per dimostrare quanta rabbia avesse dentro, era diverso o forse ero io ad immaginarmi qualcosa di diverso o ad illudermi che fosse diverso. Era così, ormai mi era chiaro, finché eravamo immersi nel nostro mondo tutto sembrava al posto giusto, tutto sembrava troppo grande per potersi dissolvere nell'aria ma poi, quando la Luna tornava al suo posto, e i nostri occhi si staccavano la realtà veniva sempre fuori, quindi ero pronta, pronta a sentirmi dire di dimenticare, a sentirmi l'ennesimo suo errore, era una bomba ad orologeria, e quel giorno, probabilmente stava solo aspettando di scoppiare, ecco spiegato quello strano silenzio.

Sobbalzai, destandomi dai miei pensieri non appena il campanello dell'appartamento iniziò a scalpitare da dietro la porta. Guardai Austin impassibile muovere appena la testa per incoraggiarmi ad andare ad aprire, guardai poi la cucina, carica di ricordi, carica di tutto ciò che era appena successo ed infine, prima di andare alla porta iniziai a pensare.

Mike, Mia, Logan Pensai tra me e me, durante il breve tragitto che mi avrebbe portato alla porta cercai di elaborare scuse su scuse per giustificare Austin a casa mia.  

<Mia madre> Sussurrai in preda al panico, mia madre, dopo mesi di vergognosa assenza, era li, dietro la porta. 

<Che succede?> Chiese Austin con la Marlboro tra i denti.

<C'è Mia madre> Ero agitata.

<Laura> Cinguettò lei, la causa del mio panico più totale. 

Aprii la porta di scatto, vestendomi rapida di sicurezza e tranquillità. 

<Ciao Laur..> Si bloccò.

<E lui sarebbe?> Sbloccandosi, puntò Austin.

Io rimasi impalata come una allocca mentre lui, con fin troppa tranquillità prese la scesa. Sentii i suoi passi raggiungermi alle spalle per poi notare con la coda dell'occhio la sua mano allungarsi verso mia madre.

<Quello che fa urlare sua figlia..> Sogghignò.

<..Di piacere ovviamente> Provocatorio, maleducato, sfacciato, lanciò quella sfida verso mia mamma. 

Credetemi, gli occhi di mia madre si sgranarono talmente tanto da poterne sentire il rumore. 

<Stai scherzando? Laura dimmi che mi sta prendendo in giro> Seria, sbigottita, nervosa, ci guardava, lanciava occhiate di fuoco prima a lui poi a me. 

<No signora, peccato che sia arrivata solo adesso, sarebbero bastati cinque minuti di anticipo e lo avrebbe sentito bene> Incarò la dose scoccandola tra la lingua e i denti.

Porca vacca.

Volevo sparire, scappare, mi sentii morire dall'imbarazzo, mia madre non era una da battutine, da scherzi, io e lei non parlavamo mai, figuriamoci di sesso. E poi, sapevo che era arrabbiata per Marco. Ma lui, porca miseria era dannatamente sexy, tutto di lui urlava brividi, piacere, vertigini. Solo sentirlo parlare, con quell'accento americano, mi faceva girare la testa. Il suo tono di voce, caldo, suadente, profondo, era un mix letale per i miei sensi. 

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