AUSTIN

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<Oddio Austin> Quelle due parole, le inglobai dentro di me, le raccolsi tutte insieme ai sui respiri al suo modo di tremare, di respirare, mi stavo facendo così male da non sentirlo neanche quasi più. 

Come quando prendi una botta talmente forte che non senti neanche il reale male che ti sei fatto. Ecco, io stavo facendo proprio quello. Mi stavo condannando a vita. Ma cazzo, era devastante in quel momento, nessun tipo di dolore sarebbe potuto essere più forte di lei, sdraiata sul letto, con ancora le gambe tremanti ed il petto ansante, niente sarebbe potuto essere più devastante dei suoi occhi, niente tranne quando dovrò fare a meno di tutto quello, fare a meno di lei. 

Non ci pensare, il mondo resta fuori almeno ancora per un po'.

Il tempo era poco, come quando cenerentola aspettava la mezzanotte, lei era la mia mezzanotte ed io non avrei mai e poi mai sprecato neanche un secondo di lei. Non le lasciai neanche il tempo di riprendersi dall'orgasmo che mi sfiondai sul suo piccolo corpo. I gomiti puntellati ai lati per non schiacciarla sotto il mio peso, mentre i nostri bacini si collisero famelici, avevo un disperato bisogno di sentirmi dentro di lei, così forte era l'eccitazione che avevo sotto la pelle che la penetrai senza troppi indugi, un colpo di reni per riempirla fino in fondo. Era così bagnata che scivolai dentro di lei diretto e spietato. Un gemito quasi doloro mi vece vacillare, quella sensazione di possesso che avevo su di lei, almeno in quel momento mi mandò in estasi, il suo copro fragile sobbalzava ad ogni mio affondo, puntai i suoi seni ribelli che sbattevano nell'aria e ne agguantai uno con la bocca, succhiate avide per il suo capezzolo spettacolare, mentre l'altra mano era salda sul suo ventre che si contraeva spasmodico, spostai poi la mano in basso fino ad incontrare il suo centro, dove mi concentrai abbastanza per farla gemere ed impazzire, diversamente dall'intensità delle spinte, le offrii movimenti lenti e delicati con la mano. Cristo, se mi avessero chiesto in quale modo avrei voluto morire, avrei detto questo. Decisamente questo. 

La osservai chiudere gli occhi e subito sentii la loro mancanza. <Melody, guardami> Ordinai.

<Melody?> Ribatté lei aprendo i suoi occhioni ricchi di piacere.

Cazzo, mi era scappato.

<Ssh, piccola il mondo resta fuori> La azzittii infilandole la lingua in bocca e sbattendole ancora una volta la mia eccitazione fino in fondo. 

Stava per avere un altro orgasmo, ormai conoscevo il suo modo di farmelo capire, respiri più pesanti, mani strette su qualunque appiglio possibile, gambe tremanti e un tremendo modo di muovere quei fianchi sexy. 

Cambiando posizione il più veloce possibile la spostai sopra di me, con le gambe distese dietro la mia schiena e quel fottuto culo sul mio bacino e la penetrai ancora e ancora, sempre più giù, sempre più forte ed in quella posizione così estenuante scoppiammo entrambi, uno sulla pelle dell'altro per poi rimanere incastrati alla perfezione per quale secondo, volevo riempirmi i polmoni dei suoi respiri e gli occhi del suo volto. 

Volevo fare l'amore, non lo avevo mai fatto prima, e lo stavo facendo, con lei. Io e Laura stavamo facendo l'amore, a modo nostro, ma lo stavamo facendo.

<Vuoi fermarti un attimo?> Domandai, scostandole i capelli dal viso. 

<Giusto per capire che intenzioni hai Thomosn?> Ridacchiò lei, in quel modo che dio, l'avrei presa di brutto anche in quel momento.

Era sensuale in qualsiasi modo possibile, la sua sensualità andava oltre, era sensuale anche quando non faceva niente. 

Era ancora su di me, approfittando di quella posizione e aiutandomi con i fianchi spinsi leggermente la mia lunghezza tra le sue gambe aperte <Te l'ho detto piccolina, ho intenzione di farti venire almeno tre volte.. e fammi pensare..> Spinsi ancora un po'. <Siamo solo alla seconda> Sogghignai. 

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