LAURA

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E poi scendo giù, nel mare. Che hai dentro, e mi perdo tra infine scale.

Che hai tu, che mi fai ballare oltre ogni mio orizzonte sensoriale.

Elodie.






<Rispondi sarà preoccupata, immagino tu non le abbia detto che saresti venuto qui> Sussurai nel silenzio della stanza.

Era bella, grande, un letto sospeso donava delicatezza all'ambiente, tende bianche, morbide coccolavano il prorompente vetro del balcone.

<Dopo le mando un messaggio, ora vorrei fumare> Disse portandosi una Marlboro tra le labbra.

<E tu non provare a toglierti il vestito> Continuò con un cipiglio malizioso in volto.

Era così, catapultava il mondo.

<Perché?> Lo raggiunsi sul balcone.

<Perché voglio togliertelo io> 

Catapultava il mondo, e anche me.

Un brivido di bellissima paura mi abbracciò lo stomaco, mentre lui, con una mano a conca raccolse il mio mento portandolo verso un punto ben preciso.

<Hai visto? Ci stava aspettando>

La luna.

Si, sembrava proprio essere li per noi, per accogliere i nostri sbagli, le nostre paura e la nostra voglia di rischiare.

Un sorriso spontaneo si impossessò del mio volto, abbassai lo sguardo per paura di urlargli con gli occhi tutto quello che provavo. Una lotta interiore scoppiò tra cuore e mente, dovevo resistere, non era il momento, molto probabilmente, anzi quasi sicuramente il momento non lo sarebbe stato mai. Dovevo amarlo da lontano, dovevo amare per due, e l'avrei fatto per lui.

<Non facciamola aspettare allora> Lo osservai, attentamente, in ogni minimo dettaglio.

Mi persi in quello sguardo soddisfatto, in quel sorriso inclinato da un lato, in quel suo modo di guardarmi.

Senza dire nulla, mangiò la distanza tra i nostri corpi sbattendomi sul vetro della porta finestra. Una mano stampata sulla mia schiena evitò la collisione tra il mio corpo ed il vetro freddo, l'altra invece con abilità sciolse i capelli facendoli fluttuare nell'ennesima rincorsa per la luna.

Un grugnito di piacere misto a soddisfazione fece imbarazzare il cielo e impazzire me, mi sentivo così libera di osare con lui.

Lo guardai, in attesa di essere guidata da lui, diversamente dalla vita, dove l'essere dominata era per me la cosa più brutta del mondo, in quei momenti, con lui, io sentivo il bisogno di essere dominata, di sentirmi talmente folle da potermi modellare per lui, perché lui, in quel modo apparentemente rude, in quel modo che aveva di modellarmi ai suoi piaceri, in realtà non faceva altro che modellarmi per rendermi più forte.

<Ti ricorda qual cosa Italy?> Sogghignò alludendo al nostro primo contatto, a casa sua.

Basto quel lampo di luce che proveniva dalle sue iridi per riportarmi indietro nel tempo, stampe di scene passate si posarono sul mio collo insieme a suoi baci.

<Mmm.. no, non ricordo> Tentai di provocarlo, e ci riuscii.

Come se non aspettasse altro si avventò su di me, un bacio prepotente, ardente mi fece tremare le gambe. Invasa da lui, dalla sua lingua, dal suo corpo tanto grande rispetto al mio, respirai a fatica, mi divorava, si prendeva ogni spiraglio di lucidità, mi coinvolse così tanto da perdere ogni libidine. Lo volevo, in tutti i modi, in tutti i momenti, scariche di adrenalina ed eccitazione correvano spedite per la mia spina dorsale, lo stomaco dolente dalle contrazioni così come il basso ventre mi portarono altrove.

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