LAURA

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Abbi cura di quello che sei.

Di ciò che senti e ciò che vuoi, e non dimenticarlo mai.

Francesca Michielin.

E mi trovai ricomposta, ogni pezzo stava tornando al suo posto, e tutto grazie a lui.


Spalancai gli occhi incredula.

Lui era li. Dietro me. Bello come un quadro dipinto alla perfezione. Dipinto con il solo scopo di farmi tremare solo respirando.

<C-cosa ci fai qui?> Balbettai, visibilmente agitata.

<Ti avevo detto che dovevo parlarti> Soffiò lui, mentre con una mossa abile mi voltò verso di lui per poi incastrarmi tra il mobile del lavandino ed il suo corpo statuario.

Non stavo capendo più niente, quel ragazzo mi mandava in tilt. Fino ad un attimo prima ero arrabbiata, triste, delusa e poco dopo tutto si disinnescò, lui era in grado di disinnescarmi, di farmi cancellare la rabbia, le paura, tutto ciò che di brutto poteva succedermi in qualsiasi momento, lui, lo cancellava.

I suoi occhi grandi come una marea, agitati come una tempesta, mi fissavano, mi mangiavano, mi rendevano dipendente da quello sguardo.

<Come hai fatto ad arrivare qui? e soprattutto a sapere dove ero io?> Curiosa. Curiosa. Curiosa.

<Ho chiesto a Mia, ed ero già sotto casa tua ma tu non mi hai visto. Sono arrivato poco dopo di te> Innocente, come se niente fosse, rispose stranamente ad una mia domanda.

Non sapevo cosa dire, avrei voluto dirgli che lo amavo, che lo amavo proprio per come era, che non volevo nient'altro di diverso da lui, che era lui, e questo bastava per sentirmi viva.

<Ti avevo detto di farmi vedere il vestito o sbaglio?> Continuò, mentre ricalcava famelico ogni centimetro del vestito sul mio corpo.

<Lo stai vedendo adesso> Ribattei, cercando di non pensare a quelle mani fameliche che stavano sfiorando la mia pelle.

<Appunto..> Puntò il mio seno. <..Non dovresti andare in giro così bella senza avvisarmi> Continuò la sua tortura velata divorandomi con lo sguardo.

Rimasi ferma ad osservarlo e a cercare di capire cosa girava nella sua testa. 

<Senza avvisarti dici?> Curiosa, dipendente dalle sue frasi senza risposta, alzai lo sguardo  inciampando così ancora di più, dentro quelle iridi magnetiche.

Stava fremendo, lo sentivo e sentivo quanto il mio corpo fremeva sotto il suo. Scosse di adrenalina attivarono i miei sensi rendendoli elettrici e scalpitanti. 

<Devo saperlo prima se devo ammazzare qualcuno Italy, e questa sera hai messo a dura prova il mio autocontrollo> Disse serio.

Quel suo modo di nascondere la sua gelosia e di proteggermi mi fece impazzire.

Mi morsi il labbro e questo bastò per metterlo in difficoltà.

Un piccolo ansimo riecheggiò nel bagno, testimone dell'ennesima follia chiamata vivere.
Le sue labbra si modellarono in un sogghigno, come a preannunciare la scena successiva di questo film senza nome, dove i personaggi erano dinamite pronta ad esplodere da un momento all'altro, il film partì senza troppi indugi quando lui, divorando quel millimetro di distanza che vi era tra i nostri corpi elettrici infilò un ginocchio tra le mie cosce.

<Porca puttana Laura, apri queste gambe non resisto più> Ringhiò, mentre il ginocchio premeva ruvido sul mio centro.

<Austin..> Dovetti respirare affondo per cercare un briciolo di lucidità, una lucidità che faticavo a trovare ogni qualvolta che quel ragazzo bello tanto quanto incasinato mi inebriava con quel profumo disarmante. 

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