21. Nikolaus

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Quando quel martedì pomeriggio, uscendo dall'ufficio, con Katharina ci salutammo, ci accordammo perché la passassi a prendere verso le sette per andare insieme alla cena.

«Credo che questo valga al posto del passaggio di cui ti ho depredato l'altra sera.» Katharina sorrise con aria quasi di scuse ma, prima che potessi ribattere in qualche modo, si sporse per lasciarmi un bacio sulla guancia e salutarmi con un cenno della mano. Preso alla sprovvista da quel gesto inaspettato, rimasi fermo per qualche secondo sul marciapiede davanti alla porta dell'azienda di famiglia a guardarla allontanarsi con passo svelto, poi scossi la testa, divertito da quell'espansione inaspettata e mi avviai verso la macchina.

Quando, un paio d'ore dopo, Katharina salì sulla mia Mercedes, si era cambiata e aveva anche sfatto la treccia a spina che avevo avuto sott'occhio tutto il giorno per sostituirla con un'acconciatura più elaborata che lasciava scoperto il suo volto fino.

«Ho qualcosa in volto?»

Mi riscossi dalla contemplazione silenziosa in cui ero caduto senza quasi accorgermene e fissai gli occhi nel suo sguardo che sembrava scintillare di ironia.

«No.» Ma quella che voleva essere un'affermazione mi uscì più come una domanda e il sorriso di Katharina si ampliò.

«Allora perché mi guardi con quell'espressione?»

«Quella da pesce lesso che ho sempre?» Provai a tirarmi fuori tramite il sarcasmo da quella situazione un po' imbarazzata e un po' giocosa che si stava creando.

«Menomale che te lo dici da solo.» Replicò lei senza perdere il tono scherzoso mentre il rumore basso del motore che si avviava andava a sovrapporsi alla sua voce. Inserii la prima e mi voltai dal lato opposto rispetto a quello dov'era seduta Katharina per controllare che la strada fosse libera e immettermi nel traffico cittadino.

«Osservavo le tue trecce in realtà.» La mia voce tornò a riempire l'abitacolo dopo qualche momento di silenzio, con la coda dell'occhio seguii il movimento di Katharina che si portò una mano a sfiorare i lunghi capelli imbrigliati in stretti intrecci quasi si fosse accorta di averli acconciati in quel modo solo in quando gliel'avevo fatto notare.

«Ti fanno venire in mente immagini poco caste?» Nel sentire quella domanda posta in tono suadente ma beffardo, poco ci mancò che non inchiodassi. Avevo già visto la Katharina più spigliata e rilassata che fuoriusciva solo quando non eravamo in contesti lavorativi, ma quella volta mi prese in contropiede senza un motivo particolare.

La sua risata forse dovuta alla mia reazione si fece sentire qualche secondo dopo e anche io non potei fare a meno di sollevare le labbra in un sorriso mentre tornavo a concentrarmi sulla strada.

«Non mi permetterei mai.»

Quella risposta stringata però non la soddisfece perché si voltò per tre quarti verso di me, come se l'essere già nello spazio angusto della macchina non bastasse per tenerla concentrata su ciò che stavamo dicendo.

«Che male c'è? Abbiamo tutti le nostre fantasie, alcuni sono solo più bravi di altri a nasconderle.»

Ci stavamo addentrando in un terreno scivoloso però era interessante vedere come affrontasse alcuni argomenti senza il minimo tentennamento o imbarazzo.

«E tu vuoi svelarmi le tue?» Era divertente battibeccare in quel modo a metà tra il flirt e la presa in giro, era esattamente il tipo di burla sarcastica che cominciavo ad associare a Katharina.

Lei scosse la testa ma il sorrisetto malizioso mi diede solo qualche secondo di preavviso rispetto alla battuta che arrivò poco dopo.

«Direi che ancora non sei pronto a sentirmi dire che voglio essere legata, controllata e dominata.»

Armonia di sogni e speranzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora