47. Katharina

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Lavorare non fu facile. Entrambi eravamo distratti, io ero proiettata verso i dovuti chiarimenti che Nikolaus aveva rimandato a quella sera e lui continuava a lanciarmi occhiate di sbieco mentre, gomito a gomito, cercavamo di mantenere un ritmo normale e di essere abbastanza produttivi.

Nel pomeriggio sentii la tensione accumularsi oltre il sostenibile, tanto che, non appena scattò la fine del nostro orario di lavoro, sbottai.

«Possiamo parlare adesso?»

«Parliamo.» Replicò lui con un sospiro mentre si voltava verso di me.

«Anch'io.» Dissi di getto, lasciando fluire le parole da sole e senza darmi il tempo di riflettere. Avevo paura che se mi fossi fermata a soppesarle, avrei fatto peggio. «Anch'io sono gelosa di te. E mi dispiace aver reagito in quel modo. Pensavo di avere dei motivi ragionevoli per non volere una relazione, ma mio padre mi ha fatto rinsavire.» Ripresi fiato prima di concludere. «Ho un cuore difficile da raggiungere, ma tu ci sei riuscito. Mi sono innamorata di te, Nikolaus, e ho paura di ferirti.»

Espormi in quel modo, era strano. Parlare a cuore aperto, senza tenere a freno le parole, lo era altrettanto. Ma l'uomo davanti a me era Nikolaus, lo stesso che mi aveva visto crollare più volte di quante qualsiasi altro avesse mai fatto, mi fidavo di lui abbastanza da lasciare libere le emozioni di fluire sul mio volto senza troppi tentennamenti.

Distolsi lo sguardo, potevo essere coraggiosa quanto volevo, ma, messa davanti a sentimenti nudi e crudi, perdevo qualsiasi voglia di esserlo.

«Sei una sciocca.» Con gesti dolci quanto la sua voce, mi afferrò il volto e mi spinse a intrecciare di nuovo lo sguardo con il suo. «L'unica cosa che potrebbe ferirmi sul serio è non averti nella mia vita.»

Poi, con una delicatezza che mi fece tremare, si avvicinò. Il suo respiro caldo sfiorò il mio viso, e sentii il cuore accelerare. Le sue labbra si posarono sulle mie con una tenerezza inaspettata, come se avesse tutto il tempo del mondo.

Il bacio iniziò lentamente, come una danza appena accennata. Sentivo le sue mani che accarezzavano i contorni del mio viso, tracciando linee invisibili sulla pelle. Le sue dita affondarono nei miei capelli, tirandomi dolcemente verso di lui. Ogni movimento era un miscuglio di dolcezza e passione crescente, il mondo intorno a poteva disintegrarsi in tanti piccoli pezzettini e a me non sarebbe importato nulla.

La sua lingua sfiorò la mia, esplorandomi con una delicatezza che mi fece venire i brividi. Ogni bacio, ogni tocco, era una dichiarazione silenziosa di quanto fossi importante per lui. Mi lasciai andare completamente, dimenticando ogni preoccupazione, ogni paura. C'era solo lui, solo noi, in quel momento perfetto.

Quando si staccò, mi sentii come se avessi trattenuto il respiro per un'eternità. Le sue labbra lasciarono un ultimo, delicato bacio sulla mia fronte prima di incontrare di nuovo il mio sguardo. I suoi occhi brillavano di una luce che non avevo mai visto prima, una promessa di amore incondizionato.

«Non hai paura di quello che potrebbero pensare in azienda se ci mettessimo insieme?» La domanda mi sfuggì prima che potessi fermarmi. Mi maledissi subito per aver detto quella sciocchezza, mio padre aveva già smontato quella paura pezzo per pezzo, non aveva senso continuare a rimuginarci sopra.

Nikolaus si scostò appena, gli occhi che cercavano i miei con la determinazione che scintillava all'interno delle iridi verdi.

«Chissenefrega. Staremo alle regole e nessuno potrà dirci nulla.»

Il fatto che anche lui ci avesse già pensato, o almeno questo era ciò che la risposta precisa appena datami faceva presupporre, mi rincuorava, forse non era solo una mia paranoia.

Visto che stavamo parlando di cose serie, sentivo la necessità di mettere in chiaro alcune cose. Era importante definire un equilibrio da tenere almeno in azienda, fuori nessuno avrebbe avuto da ridire e, anche se l'avessero fatto, si sarebbero presi una sonora porta in faccia.

«A proposito di regole, credo che dobbiamo metterne qualcuna tra noi.»

«Del tipo?» Alzò un sopracciglio aprendosi in un'espressione che voleva essere scettica, ma che non gli riuscì molto a causa di un sorrisetto impertinente e divertito che cercava di affacciarsi sul suo volto.

«Niente cose sconce in ufficio.» Dissi tentennando tanto che più che un'affermazione suonò come una domanda. Il sorriso di Nikolaus si fece più ampio.

«Peccato, era proprio la prima cosa che stavo pensando di fare.» Ribatté schioccando la lingua contro il palato e scuotendo la testa con una finta aria di disapprovazione. Stava scherzando, lo avrebbe capito anche un bambino, ma la mia mente creò l'immagine prima ancora che potessi dirle di non farlo e io mi ritrovai inevitabilmente ad arrossire.

«Idiota.» Borbottai incapace di sostenere ancora il suo sguardo.

«Perdonami, mi piace vederti diventare rossa e, lasciamelo dire, quando si tratta di queste cose, lo fai sempre.» Sbuffai senza celare il divertimento che si stava facendo largo tra l'imbarazzo. «Allora, le altre regole?»

Aprii la bocca intenzionata ad andare avanti, ma mi resi conto che stavo facendo una cavolata, non era quello il modo di iniziare qualcosa.

«Lasciamo stare, tanto finiremo comunque per romperle tutte.» Borbottai quindi senza essere davvero contrariata.

Nikolaus rise, il volto illuminato da un misto di sollievo e divertimento rassodò quella nuova convinzione.

«Brava, così mi piaci.» Disse prima di baciarmi di nuovo. Sembrava averci preso gusto, ora che poteva farlo senza che ci fossero ambiguità, non che mi dispiacesse, anche io mi sentivo come se avessi spalancato una porta destinata a non richiudersi.

Nikolaus interruppe il bacio poco dopo, gli occhi che brillavano di una scintilla nuova, che andava a minare un po' della sicurezza che aveva mostrato fino a quel momento.

«Ho io una domanda per te» Mi osservò per un momento prima di continuare. «Rimani con me anche stanotte?»

Chiedermi se non fosse troppo tutto insieme fu istintivo, avevo dormito lì già quella notte e rimanere anche per quella che stava scurendo il cielo al di là dei vetri mi metteva il dubbio che stessimo correndo, dall'altra parte, però, era stato Nikolaus stesso a chiedermelo quindi, forse, non lo sarebbe stato.

«Sei sicuro?» Domandai comunque con un pizzico di esitazione.

«Kat, basta farsi paranoie, okay? Te l'ho chiesto io. Voglio che tu stasera rimanga con me, che dorma con me, che faccia qualsiasi cosa tu voglia con me.» Nikolaus mi scrutò con l'espressione di nuovo seria.

Il tono risoluto che aveva appena usato, mi fece nascere un sorriso istintivo, avrei potuto punzecchiarlo come al solito, ma non volevo rischiare che fraintendesse.

«Allora diciamo che voglio rimanere con te.» Le parole uscirono con un tono che suggeriva implicazioni più profonde, ma anche stavolta decisi che ci avrei pensato dopo. «E voglio anche dormire con te.» Aggiunsi, cercando di rimettere le cose sulla retta via.

Nik sorrise sornione.

«Solo dormire?»

«Aveva in mente altro, signor Mayer?» Ridacchiai in risposta.

«Forse, una cosina o due...»

Scoppiai a ridere come un'adolescente alla prima cotta, Nikolaus mi seguì qualche secondo, la tensione che ci portavamo dietro da ormai qualche giorno era ormai dimenticata.

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Signori, SI SONO DICHIARATI!

"Era ora" direte ahahahahah ma vabbè ogni storia ha il suo tempo🤣

Che ne pensate?

Prossimo appuntamento: sabato 3 agosto🔥

Giorgia ❤️

Armonia di sogni e speranzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora