Finita la colazione, ci preparammo per il nostro personalissimo tour della città. Pur senza abbandonare lo stile da uomo in affari, Nikolaus aveva tenuto i primi bottoni della camicia sbottonati, ma, per mia sfortuna, aveva tirato di nuovo giù le maniche che fino a quel momento aveva lasciato arrotolate. Io, invece, mi ritrovai ad adattare un vestito a fiori, che doveva essere destinato a qualche uscita sera, a quella scampagnata giornaliera.
«Pronta?» Chiese Nikolaus con l'entusiasmo negli occhi, non credevo che il pensiero di portarmi in giro per la città potesse accenderlo in quel modo.
«Ci puoi scommettere.» Risposi sentendo la piacevole brezza, che ci accolse non appena uscimmo dal palazzo, sfiorarmi come una carezza leggera.
Non appena sbucammo sul viale principale, mi resi conto che, nonostante la via dove abitava Nikolaus fosse tranquilla, la zona era decisamente turistica, e non poteva essere altrimenti, considerando il grande monumento a cui Nikolaus diede le spalle per incamminarsi nella direzione opposta. Non sembrava intenzionato a prendere la macchina quindi dedussi che saremmo rimasti in zona, ma quel pensiero venne subito messo in forse quando si fermò alla fermata dell'autobus.
«Mi spieghi che hai intenzione di fare?» Domandai compiendo i pochi passi che ci separavano.
«Ci allunghiamo a Trastevere, prendiamo qualcosa al mercato e poi ce ne andiamo a mangiare al Gianicolo, che te ne pare?»
Nikolaus sembrava sicuro di sé, non aveva motivo di non esserlo visto che quelli che aveva snocciolato per me non erano altro che nomi astratti di una città che non conoscevo, ma non gliel'avrei data vinta con tanta facilità.
«E non possiamo fermarci da qualsiasi altra parte a prendere del cibo? Dobbiamo andare proprio lì?»
«Il quartiere vale la passeggiata, te lo prometto.»
In effetti, dovetti presto dargli ragione, anche se a prima vista sembrava un luogo come un altro, man mano che seguivo Nikolaus, mi resi conto che non facevo in tempo a osservare qualcosa che già un'altra reclamava la mia attenzione. Erano piccole cose che si facevano notare mentre l'uomo accanto a me tesseva una rete di piccoli racconti che mi interessavano quanto ciò che stavo vedendo, ma che comunque saltavano all'occhio.
La voce di Nikolaus era rilassata, quasi si sentisse più a suo agio tra quegli edifici variopinti e quelle improvvise arcate di verde che non nella più scura Berlino. Per un momento mi venne il dubbio che fosse effettivamente così, ma poi scacciai quel pensiero, era molto facile che fosse la nostalgia a rendere più profonda quella sfumatura d'affetto.
Quella passeggiata scanzonata tra i vicoli da scoprire, mi piacque più del semplice mercato in cui Nikolaus ci fece entrare, davvero ci aveva trascinato fino a qui per prendere dei banalissimi panini? Non volevo credere ai miei occhi!
***
«Continuo a dire che potevamo fermarmi al primo supermercato per strada.» Ripetei per l'ennesima volta staccando un pezzo di pane dal panino che tenevo in mano. Nikolaus aveva insistito per raggiungere quello che, a detta sua, era uno dei punti con la migliore vista della città.
Quando me l'aveva proposto l'avevo guardato scettica, in fondo mi aveva appena fatto fare una passeggiata in autobus totalmente inutile, ma aveva un'aria così sicura di sé e confidente che mi ero lasciata convincere. D'altra parte il programma era girovagare alla scoperta – per me – della città e farlo in un luogo o nell'altro non cambiava molto.
Così ci ritrovammo presto davanti alla vista mozzafiato della città che si dipanava sotto di noi mentre noi, appoggiati al muretto ci concedevamo una pausa dalla camminata precedente che si era rivelata breve ma faticosa. Dovevo davvero iscrivermi in palestra, non era possibile che mi stancassi con così poco.
«È bellissimo.» Dissi guardando la città che si stendeva davanti a noi. «Grazie per questa idea.»
Sotto di noi si vedeva la moltitudine di monumenti e luoghi storici che la città ospitava, sembrava quasi un museo a cielo aperto visto che questi svettavano dai tetti rosseggianti degli edifici più bassi.
«Non c'è di che.» Nikolaus si sedette accanto a me. «Roma è ancora più bella quando la si condivide.»
Non potevo dargli torto, questi giorni con lui si stavano trasformando in qualcosa di speciale, ma come si sarebbe evoluto il nostro rapporto una volta tornati a Berlino restava tutto da vedere.
«Ho una domanda indiscreta, di quelle che probabilmente mi azzannerai alla giugulare anche solo per averla pensata.»
«Dovevo aspettarmi un'imboscata del genere, dì la verità, era tutto calcolato.» Borbottai voltandomi verso di lui e dando le spalle alla città. Per completare l'opera, incrociai le braccia al petto senza però essere davvero contrariata e il sorrisetto ironico sul mio volto lo dimostrava.
«Oh sì, volevo portarti in un posto sperduto solo per estorcerti informazioni.»
Con uno sguardo complice, scoppiammo a ridere, definire quel luogo come sperduto era la più grande cavolata che avesse sparato fino a quel momento, senza contare il resto delle parole che mal si abbinavano all'atmosfera rilassata che ci avvolgeva.
«Prometto di... come hai detto? Ah, sì. Prometto di non azzannarti alla giugulare anche solo per averla pensata.»
Nikolaus non era convinto, infatti quasi inciampò nelle prime parole.
«Mi parli sempre di tuo padre, ma-»
Cazzo.
Avrei davvero preferito che fosse un'imboscata, ma non potevo imputargli quella colpa, pochi attimi fa avevo visto il pensiero nascere e l'indecisione crescere nei suoi occhi.
«Non di mia madre.» Lo interruppi secca. Avevo appena promesso di rimanere calma, ma, a quanto pareva, non ero in grado di farlo. Mettere a tacere la rabbia che quell'argomento generava era una delle poche cose che non riuscivo mai a fare,. Non ero neanche sicura di volerlo, quella fiamma che ardeva ogni volta che ci pensavo mi ricordava che per alcune cose era inutile affidarsi agli altri.
Anche se con Nikolaus... nulla, non potevo né addossarlo di quel peso né sbilanciarmi così tanto, già il lasciare che mi portasse fino al Charité era qualcosa che ad altri non avrei concesso nemmeno per scherzo.
«Non c'è nulla da dire.» Continuai quando Nikolaus annuì pensieroso, diedi un calcetto a dei sassolini con cui stavo giocando prima e mi decisi a spiegare di più. «A un certo punto ha deciso che non eravamo abbastanza per lei e se ne è andata.»
Nikolaus rimase in silenzio per qualche secondo. Conoscevo quello sguardo, stava elaborando le informazioni che gli avevo appena dato, e io usai quel tempo per cercare di mandar via tutti i sentimenti negativi che mi avevano avvolto in pochi secondi.
«Okay, non la prendere male, ma non potrebbe esserci stata un motivo razionale? Tipo il non stare più bene con tuo padre? E loro due aver deciso di comune accordo?.»
Oh ma per favore, queste considerazioni le avevo già fatte migliaia di volte.
«Ero piccola quando hanno divorziato, non stupida, lo so anche io che quei due insieme non funzionavano più e non le rimprovero l'essersene andata in sé, ma il non essersi neanche fatta vedere quando mio padre si è ammalato.» Non si meritava tutto quell'astio che stavo lasciando uscire quindi, facendo qualche passo in una direzione casuale in una muta richiesta di riprendere la nostra escursione della città, aggiunsi in quello che speravo essere un tono più conciliante: «Ora, ti prego, cambiamo argomento, ho smesso di farmi il sangue amaro per quella donna.»
Dietro di me lo sentii borbottare qualcosa che assomigliava fin troppo a saltare alla giugulare e quel suo modo di fare riuscì a farmi spuntare un piccolo sorriso, era l'unico che riusciva a farmi passare dall'essere incazzata col mondo a sorridere in così poco tempo.
E io l'avevo ripagato facendo proprio ciò che avevo promesso di non fare.Volevo schiaffeggiarmi da sola, ma in quel momento non potevo fare meglio dicome avevo appena fatto. Avrei trovato il modo di farmi perdonare più tardi.
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Come si fa perdonare secondo voi? Io una mezza idea ce l'ho😈Prossimo aggiornamento: Mercoledì
Giorgia ❤️
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Armonia di sogni e speranze
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