Queste crisi si stanno facendo sempre più ravvicinate.
Quel pensiero continuava a tormentarmi dalla chiamata della notte precedente tanto che, una volta rimasta sola, avevo fatto fatica a calmarmi abbastanza da riuscire a riposare almeno per qualche ora. Avrei voluto che le ore che mi separavano dalla mattina sparissero e mi consentissero di precipitarmi in ospedale nonostante l'infermiera che aveva telefonato mi avesse assicurato che la crisi era passata senza lasciare grossi strascichi.
Non appena l'orario di visita mattutino si era avvicinato, io mi ero mossa per raggiungere l'edificio austero dell'ospedale tanto che mio padre si era stupito di vedermi piombare lì all'improvviso.
Come se, davanti alla notizia che era giunta quella notte, io potessi andarmene bella tranquilla al lavoro!
Trovai mio padre sveglio ma indebolito dall'evento della notte, la vista di lui che stava relativamente bene riuscì però a rincuorarmi almeno un po' e, alla fine dell'orario di chiusura, ero andata a lavoro con il cuore più leggero e una certa dose di ansia in meno.
Non potevo dire che fosse sparita del tutto, ma era rientrata in livelli quantomeno gestibili.
«Ti sei portata il pranzo o ti va di prendere qualcosa da mangiare in ufficio?» Il tocco lieve e un po' incerto di Nikolaus mi fece rendere conto di un certo bisogno fisiologico a cui, concentrata sullo schermo del computer, non avevo dato ascolto.
Apprezzai molto quell'ennesima dimostrazione di discretezza, lo era stato anche la notte precedente quando invece avrebbe potuto insistere molto di più, considerando che gli avevo chiesto un permesso all'improvviso.
Cominciavo a pensare che forse avrei dovuto parlargliene prima che la situazione cominciasse davvero a peggiorare. In fondo l'unica cosa che mi aveva frenato fino a quel momento era stato il timore di passare per una raccomandata, Nikolaus però stava imparando a conoscermi e non credevo che potesse più pensare una cosa del genere.
Dovrò trovare l'occasione giusta per dirglielo pensai con una punta di sconforto al pensiero della conversazione che mi aspettava.
«Veramente te lo avrei chiesto io tra poco, stamattina non ho preparato nulla.»
O meglio, ero stata talmente agitata da non pensarci nemmeno, ma questo lui non doveva necessariamente saperlo.
«Allora, cosa le va di mangiare milady?» Chiese Nikolaus già pronto a chiamare per ordinare qualsiasi cibo avrei detto di volere, ma il mio sedicente e momentaneo principe azzurro non stava tenendo conto delle tempistiche.
«Andiamo a prenderci un pezzetto di pizza.» Lo fermai quindi mentre già mi stavo alzando. «Dopo pranzo abbiamo una riunione di set up e non credo tu voglia tardare visto che le hai volute così tanto.»
In pratica erano delle riunioni periodiche con tutti coloro che erano a capo di progetti dove ognuno di loro aggiornava gli altri sullo stato dei lavori ed esponeva i problemi che stavano riscontrando. Quando Nikolaus aveva introdotto quel tipo di riunioni, avevo storto il naso: io, come Jakob, ero sempre stata dell'idea di tener il più possibile le cose in compartimenti stagni. Però più ci pensavo e più vedevo i lati positivi della cosa, primo tra tutti il fatto che con più teste a ragionar su un problema era più probabile trovare una soluzione, così man mano mi ero convinta a dare una chance a quella prima riunione.
«Allora, com'è Roma?» Domandai per rompere il ghiaccio una volta che ci fummo accomodati ai tavolini fuori dalla pizzeria vicino all'ufficio, non potevamo permetterci di arrivare tardi ma ciò non voleva dire che dovessimo fare le cose di corsa e un po' di conversazione non avrebbe guastato.
«Caotica, rumorosa e affollata.» Rispose deglutendo il boccone di pizza ai gamberetti che aveva appena addentato.
«Potresti dirlo di tutte le città, credo.» Ero affamata di dettagli, in fondo tanti eleggevano Roma a una delle città più belle del mondo e avere la testimonianza di qualcuno che ci aveva vissuto così a lungo non capitava tutti i giorni.
«Sì, però Roma è... lenta. Non so neanche come spiegartelo, è come quando sei di fretta ma tu vorresti prenderti tutto il tempo del mondo.»
Quella descrizione fece nascere il sorriso sul mio volto, suonava come quella di qualcosa che si conosce molto bene e che è entrata nell'ambito dell'ordinarietà, credevo che, se avessimo chiesto a qualcun altro di descrivere la propria città, la descrizione sarebbe stata più o meno quella tranne per un piccolo dettaglio.
«E l'intera città vorrebbe prendersi tutto il tempo del mondo?» Accompagnai le ultime parole con il gesto delle virgolette.
«Suona assurdo, vero?» Domandò lui sornione mentre dava un altro morso alla pizza ormai quasi finita.
«Quindi dopo tutti questi anni lì non trovi neanche una cosa buona?»
Mi divertivo a punzecchiarlo in quel modo e, finché lui fosse stato al gioco di buon grado, non avrei smesso tanto presto.
«Non ho detto questo, tornerei a Roma anche oggi, solo non per un lungo periodo.»
Scoppiai a ridere sentendo quella risposta. «Praticamente vuoi gli onori e non gli oneri.»
«Esatto.» Replicò lui alzandosi. Imitai il suo gesto, ma Nikolaus, prima che potessi fare altro, mi fermò afferrandomi il braccio con una presa leggera che avrei potuto sciogliere con poco.
Confusa, lo guardai in attesa di una sua mossa. Sentivo un'elettricità sconosciuta crepitarmi sottopelle e a causarla era proprio quel tocco semplice ma deciso.
Nikolaus mi passò il pollice sull'angolo della bocca, io rimasi immobile, con il cuore in tumulto, a guardarlo mentre si apriva in un piccolo sorrisetto a metà tra il beffardo e il malizioso e si portava il polpastrello alla bocca per pulirlo del sugo di cui ero sporca.
Avevo le guance in fiamme. Ero arrossita così velocemente che quasi non me ne ero accorta. Dio, sotto quello sguardo che sembrava voler scoprire tutte le pieghe della mia anima, sembravo una ragazzina alle prime cotte!
«Avevi un po' di pomodoro.»
In quel momento non desideravo altro che la terra si aprisse sotto i miei piedi, dovevo riscuotermi da quell'imbarazzo o davvero non avrei avuto il coraggio di guardarlo di nuovo in faccia.
«Grazie.» Provai a tenere la voce ferma e, per chissà quale miracolo, riuscii a pronunciare quella semplice parola senza che questa mi tradisse.
Quel gesto, tanto semplice quanto intimo, mi rimase sottopelle per il resto della giornata, distraendomi nella riunione che era grande protagonista del pomeriggio. Per mia fortuna, conoscevo alla perfezione quello che stavamo trattando e riuscii a cavarmela nonostante la distrazione, Nikolaus, però, non mi rese la vita facile e sentii il suo sguardo scivolarmi addosso più e più volte riaccendendo tutte le sensazioni che stavo provando.
I sentimenti che mi si agitarono dentro per tutto il pomeriggio mi misero a dura prova, ma provai in tutti i modi a reprimerli.
Non avevo il coraggio di affrontarli e non credevo che l'avrei avuto tanto presto.
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Dopo quasi venti capitoli direi che era ora che cominciassero a esternare qualche sentimento no? Ma, tranquilli, non gli renderò le cose facili muahahahahahaCi vediamo mercoledì prossimo con un doppio appuntamento perché quello di sabato salterà
Giorgia❤️
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Armonia di sogni e speranze
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