51. Katharina

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Mio padre rispose al secondo squillo.

«Ciao, papà.»

Dalle casse della macchina a cui avevamo collegato il mio telefono si sentì prima una tosse cavernosa e poi la voce più roca che mai di mio padre.

«Ciao, Katharina.» Un sospiro stanco accompagnò quelle parole. Osservai di sottecchi l'uomo accanto a me, intento a guidare, Nikolaus aveva aggrottato le sopracciglia ma sul volto non lasciò trasparire altro.

«Stai bene?» Domandai cambiando posizione sul sedile, ormai era impossibile non rendersi conto del suo lento ma inesorabile declino e la cosa mi faceva venire un groppo alla gola che faticavo sempre a mandar via e quello non era il momento per scoppiare a piangere. Il tocco caldo della mano di Nikolaus

«Come al solito, nulla di nuovo sul fronte occidentale.» Provò a sdrammatizzare lui, mentre io mi focalizzavo sul tocco caldo della mano di Nikolaus che stava pigramente accarezzando la coscia su cui si era posata. Strinsi le dita intorno alle sue, grata per quell'appiglio che mi offriva. «Sei con Nikolaus? State andando da Jakob?»

L'avevo già avvertito che quel giorno non saremmo andati, quindi non mi stupii di quelle domande e non lo fece neanche Nikolaus che ne approfittò per inserirsi nella conversazione.

«Ciao, Adam.»

Anche se lo avrei visto l'indomani, non avevo comunque rinunciato a chiamarlo per sincerarmi di come si sentisse. Vederlo riusciva a tranquillizzarmi del tutto, ma per un giorno potevo accontentarmi di questo palliativo. E poi, avevo qualcosa di importante da dirgli.

«Papà, devo dirti una cosa.» Cominciai con riluttanza, l'avrei volentieri tenuto all'oscuro del ritorno di Sybille, ma non sapevo cosa volesse quindi non escludevo neanche la possibilità che andasse a cercarla da lui e non volevo sapere come avrebbe potuto reagire, se tenuto all'oscuro. «Sybille si è fatta viva.»

A rispondermi fu un silenzio assordante e pesante come un macigno.

«Papà?» Domandai ancora preoccupandomi per quella risposta mancata.

«Ti ha detto cosa vuole?» Pronunciò infine con lentezza, ma, prima che potessi anche solo aprire bocca, Nikolaus mi precedette.

«Diciamo che sua figlia non ha avuto una reazione calma.»

Sbuffai per celare il divertimento, solo lontano da Sybille riuscivo a riderne.

«Posso solo immaginare.» Mi accorsi con un secondo di ritardo che c'era una risata nascosta dietro le sue parole, era davvero divertito da quella situazione? A quanto pareva, aveva preso la notizia meglio di quando avessi fatto io.

«Diciamo che ritrovarmela dentro casa non ha aiutato.» Scrollai le spalle, nonostante lui non potesse vedermi, poi aggiunsi: «A proposito, ho intenzione di far cambiare la serratura.»

Ma mio padre si era fermato alla frase di prima.

«Aspetta, fai un passo indietro, era dentro, in che senso dentro casa?» Chiese con la costernazione palese anche a discapito del fatto che non potessimo vederlo in volto.

«Ricordi che non abbiamo più fatto nulla, dopo che se ne è andata? A quanto pare ci si è ritorto contro.»

Mio padre, per tutta risposta, sospirò e poi disse:

«Hai pensato che potrebbe esserci una ragione, se è tornata ora?»

«Può ficcarsela...»

«Kat!» Nikolaus mi richiamò all'ordine senza tuttavia celare una mezza risata, davanti a noi la casa di Jakob apparve nel nostro campo visivo. «È incredibile come tiri fuori il peggio di te, e non solo a livello vocale.»

Armonia di sogni e speranzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora