33. Katharina

63 3 0
                                    

Il luogo che mi trovai davanti non appena Nikolaus mi lasciò entrare non rispecchiava per niente quello che avevo visto a Berlino, tanto lì lo stile era minimalista e moderno quanto qui era caotico e disordinato quasi avesse lasciato tutto volutamente in disordine.

No, non disordinato. Vissuto.

C'erano i segni di anni di vita lì dentro e tutto lo gridava, dalle foto sparpagliate qua e là agli oggetti sparsi e mai messi in ordine. Guardandomi intorno capii che, anche se era rientrato a Berlino, Nikolaus non aveva nessuna intenzione di lasciar andare quel luogo.

Chissà, magari aveva già pianificato di tornare con una frequenza abbastanza regolare, magari quello sarebbe stato il suo luogo per una qualche fuga dal mondo o per una romantica.

Essere lì, in quel pezzo di intimità, mi diede l'impressione di star vedendo qualcosa di inaspettato, come quando in un videogioco si sblocca un livello bonus che aggiunge completezza alla storia facendoti vedere le cose da un altro punto di vista.

«Vieni, posiamo le valigie.»

La voce di Nikolaus mi riscosse da quella contemplazione silenziosa, si era avviato verso il fondo del corridoio ma mi guardava da sopra la spalla con un mezzo sorriso, quasi stesse aspettando che lo raggiungessi. Non che c'era il pericolo di perdersi dentro alla casa, ma mi affrettai comunque a colpare la poca distanza, ero curiosa di vederlo nel suo luogo, e questo lo era più dell'appartamento sul Kurfürstendamm.

«Mi domando cosa te ne faccia di tutte queste camere in più in ogni casa, non è che sei un novello Christian Grey in incognito?» Borbottai facendo qualche passo all'interno della stanza che mi aveva indicato.

«Curiosa di vedere la mia Stanza dei Giochi?» Replicò lui di getto, quasi senza pensarci, poi ci pensò un momento su e aggiunse: «Scusa, questa era pessima.»

Probabilmente mi fece ridere più quell'aggiunta che la battuta in sé, ma ridacchiai lo stesso.

«Sei perdonato stavolta.» Dissi subito dopo appoggiando il borsone ai piedi del letto, poi mi voltai di nuovo verso di lui. «Quindi, cosa si mangia qui in Italia per pranzo?»

***

Siccome, come aveva detto Nikolaus, in casa non c'era assolutamente nulla di commestibile scegliemmo uno dei tanti bar che si affacciavano sul viale principale, in realtà non badammo all'aspetto, ma ci facemmo guidare dalla fame.

«E quindi come primo pasto nel paese dei sapori, mi porti a mangiare un semplice panino?» Lo punzecchiai facendogli portare lo sguardo su di me. Stavo comunque mangiando di gusto e il panino che avevo preso era un'esplosione di sapori che non ero abituata a sentire insieme sulla lingua.

Nikolaus mi scrutò ad occhi socchiusi per un momento, poi si aprì in un sorriso beffardo.

«Prometto che stasera ti porterò ad assaggiare la carbonara più buona di Roma.»

«Attento a non creare troppe aspettative.»

«Fidati, ti leccherai i baffi.»

A giudicare da come mi stava guardando, quella sfida sarebbe presto diventata una questione di principio e, conoscendolo, mi avrebbe davvero portato fuori quella sera, anche a discapito della stanchezza.

«Vedremo.» Conclusi cercando di non alimentare ancora quella sfida, in realtà avevo un'altra cosa che mi frullava per la testa. «Ho una domanda cruciale.»

Nikolaus sembrava quasi aspettarsi quell'ultima domanda perché non si scompose di un millimetro, anzi il sorrisetto di prima si ampliò e poi disse:

«Vediamo se indovino, stamattina mi hai chiesto dell'albergo, ora mi chiederai come ci sposteremo?»

«Sto diventando prevedibile eh.» Sbuffai facendo scorrere lo sguardo lungo la via, Nikolaus una volta aveva descritto la città come lenta, ma quello che stavo vedendo era solo una normale capitale tanto trafficata quanto viva e pulsante.

«Ormai ti ho capita, almeno per le cose organizzative.»

«L'altro giorno hai detto di aver capito anche altro di me.»

«Già, e per tutta risposta ti sei infuriata.»

«A mia discolpa posso dire che mi avevi presa in contropiede.» Risposi mentre un sottile senso di colpa mi si insinuava dentro. Con il senno di poi potevo dire che era stata una reazione esasperata dall'imprevisto, ma il succo non sarebbe certo cambiato. Ero riuscita a scendere a patti con quel fatto più velocemente di quanto avrei fatto di solito, ma l'ascensore bloccato e il conseguente attacco di panico avevano aiutato.

«Ricordami di non farlo più allora, vederti in versione drago sputafuoco è divertente solo quando scherziamo e ho davvero temuto che mi staccassi gli attributi.»

«Credo di doverti delle scuse.» Sospirai senza guardarlo negli occhi. «Non è stato giusto tenerti nascosta parte della verità, così come non è stato giusto attaccarti.» Quelle parole mi costavano fatica, ma ero pronta ad ammettere di aver sbagliato, anche se non l'avevo fatto solo io. «Ci hai visto giusto, sai? Non lascio entrare le persone facilmente e prima di aprirmi mi chiudo quanto più possibile a riccio. Di solito solo chi riesce a passare oltre quella barriera rimane.»

Non ero all'oscuro dei miei difetti, anzi, potevo nominarli uno per uno, semplicemente non mi interessava cambiarmi. Stavo bene con me stessa, mi piacevo, e tanto bastava per decidere che non sarei cambiata a meno che non l'avessi deciso io.

«Sei testarda, Katharina, e impulsiva.» Cominciò Nik alzandosi, i nostri piatti erano ormai vuoti e nulla ci rimaneva da fare dentro quel locale se non pagare, ma lui si fermò davanti a me e, tendendomi la mano, continuò con lo stesso tono dolce: «Ma non è solo questo, mi domando chi ti abbia ferito così profondamente da farti chiudere.»

Perché doveva esserci per forza qualcosa, vero? Non poteva, che ne so, essere così perché io ero così? Eppure, anche stavolta, ci aveva preso.

«Non so se ne voglio parlare.» Mormorai con la speranza che non mi sentisse mentre afferravo la mano ancora protesa verso di me. Nikolaus intrappolò il mio mento tra le sue dita e mi fece alzare il volto finché i nostri sguardi non si incrociarono.

«Non devi, né sei obbligata, però sappi che io ci sono. Qualunque cosa accada io sarò pronto a sostenerti, se vorrai.»

Quelle parole colpirono direttamente al cuore che scelse proprio quel momento per saltare qualche battito e, subito dopo, lanciarsi in una corsa sfrenata.

«Stai cercando di farmi piangere? Sappi che ho un cuore di pietra.» Ribattei arrossendo, cuore di pietra un paio di scatole, Nikolaus era capace di accendermi come nessuno prima d'ora.

«Hai un cuore che batte, tanto mi basta.» Pronunciò avvicinandosi ancora al mio viso, nei suoi occhi c'era una luce calda e io mi ci persi. Sarebbe stato facile prendere l'iniziativa e baciarlo, incredibilmente facile, ma mi trattenni e, sentendo una strana frenesia sottopelle, rimasi ferma a fissare quegli occhi color giada.

Poi, però, Nikolaus siscosto e l'incantesimo si interruppe.

---------------------
Alzi la mano chi è innamorata di Nik🤣🙋🏼‍♀️

Cosa vi aspettate ancora dal viaggio a Roma?

Prossimo aggiornamento: sabato come al solito

Giorgia

Armonia di sogni e speranzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora