Guardando la scena davanti a me, mi chiesi come diamine avessi fatto a non prevederla. Era talmente inevitabile che mi diedi dell'idiota anche solo per non averci pensato.
«Sto per chiamare la polizia.» Esordì Katharina non dando tempo a nessuno di spiegare.
A quanto pareva Sybille non aveva colto il neanche tanto sottile suggerimento che le avevo dato solamente quella mattina, ma, se l'intenzione era davvero quella di provare a riallacciare i rapporti, non potevo biasimarla, neanche io mi sarei fatto scoraggiare da delle semplici parole al vento.
Dal tipo di comportamento che stava tenendo Katharina sì, però.
Era chiaro che non volesse averci niente a che fare e che la ferita creata dal suo allontanamento bruciasse ancora forte.
«Katharina.» La fermò Adam con una calma invidiabile. «Gli ho chiesto io di venire.»
Fu come se una doccia gelida l'avesse investita perché Katharina si immobilizzò di colpo e guardò il padre con le scintille negli occhi. Mi preparai al tornado che ci avrebbe investito di lì a poco, perché era certo che sarebbe arrivato.
Feci passare lo sguardo dal padre alla figlia e viceversa, se Katharina era sul punto di scoppiare, Adam ostentava una calma e una sicurezza inspiegabile, considerando che, se non avevo capito male, anche lui era rimasto scottato dalla decisione di Sybille di andarsene. Ma forse Adam era riuscito a scendere a patti con quella cosa, mentre Katharina l'aveva cristallizzata in un grumo incandescente di rabbia, la stessa che ora minacciava di andare in mille pezzi e ferire chi si trovava troppo vicino.
«Bene.» Disse Katharina e per un momento tirai un sospiro di sollievo, poi però aggiunse: «Me ne vado io.»
Rimasi lì come un idiota mentre lei faceva dietrofront, non ebbi neanche il tempo di elaborare cosa stesse accadendo. A fermarla ci pensò Adam che, con uno scatto sorprendente per lo stato di debilitazione in cui si trovava e la conseguente debolezza, le afferrò il polso. Katharina lo guardò con una inusuale, se rivolta a lui, durezza nello sguardo ma aspettò di vedere quale sarebbe stata la mossa del padre.
Quando Adam aprì la bocca, però, venne colto da un eccesso di tosse, cosa che fece tornare dolce lo sguardo della donna di cui ancora stringeva l'avambraccio, poteva odiare la madre con tutta se stessa, ma per il padre avrebbe scalato l'Everest armata del nulla. Katharina lo accompagnò verso la sedia lasciata vuota da Sybille e, solo quando l'attacco fu passato, mormorò:
«Aspetto qui fuori con Nik, non preoccuparti.»
Quelle parole non sembrarono sortire l'effetto voluto, rasserenare l'uomo, ma questi, non senza una buona dose di riluttanza, sciolse la presa che ancora persisteva e lasciò che la figlia lasciasse la stanza. Tutti e tre seguimmo quella temporanea uscita di scena senza dire nulla e, quando spostai lo sguardo su Adam con l'intenzione di chiedergli se volesse che facessi qualcosa, lo trovai già intento a fissarmi.
«Vai con lei, Nik, per favore.» Disse con un sospiro stanco.
«Stai tranquillo, ci penso io.»
Trovai Katharina seduta su una delle seggiole di plastica che cercava nervosamente di sciogliere il filo delle cuffiette che si era annodato dentro la borsa. Senza dire nulla e sedendomi vicino a lei, glielo sfilai dalle mani, Katharina aggrottò la fronte ma mi lascio fare e, qualche secondo dopo, gliele restituii pronte per essere usate.
«Vuoi parlare di qualsiasi cosa tu stia pensando?» Domandai ricevendo in risposta solo un sonoro sbuffo. «Okay, allora rimaniamo qui in punizione e in silenzio.»
Un piccolo sorriso spontaneo ma trattenuto fece capolino sul suo volto e io esultai per quella conquista, quando Katharina si irritava, mi faceva sempre penare per strapparle di nuovo una risata.
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Armonia di sogni e speranze
ChickLitMAYER BROTHERS TRILOGY #1 Quando lo storico fondatore della Mayer Advertising Society va in pensione, per Katharina si apre un nuovo, turbolento, capitolo. L'incontro con il nuovo capo è disastroso, i due cominciano il loro rapporto lavorativo con u...