Mi diede un calcio all'addome e mi contorsi dal dolore, mi rannicchiai stringendomi la pancia, ma un altro calcio mi arrivò sulla schiena.
<< Sei debole! Sei debole! >> Mi urlarono ridendo mentre io piangevo cercando di proteggermi il polso.
Poi si fermarono e si misero d'accordo sul come prendermi. Io con le mani cercavo in ogni modo di proteggermi la testa.
Una persona mi prese le gambe, un'altra mi strattonò le braccia e mi tirarono su. Mi portarono sulla terrazza di quel piano e mi spinsero contro la ringhiera. Voltai la testa e notando l'altezza iniziai a tremare come una foglia, mi aggrappai con forza stringendo le loro braccia per paura di cadere giù e poi la paura mi terrorizzò il volto.
<< No, vi prego, no! >> Gridai sperando che bastasse e tirai un calcio a uno, ma essi mi tirarono uno schiaffo e mi spinsero più forte contro la ringhiera. Uno mi si avvicinò e fu a qualche centimetro dal mio volto.
<< Buttiamo giù questa puttana, che cazzo ce ne frega? >> Disse uno all'amico che mi minacciava a qualche centimetro dal mio volto e sembrava all'apparenza quello che comandava quel gruppo. Erano ubriachi fradici e sapevano tutti di fumo, le loro magliette erano inzuppate dall'odore di erba ed erano in più strafatti.
<< Voglio prima vedere quanto dolore può sopportare. >> Rispose senza togliermi un attimo lo sguardo di dosso.
La sua mano mi sfiorò la guancia e poi le sue labbra si serrarono quando scostai il volto.
<< Prendile il polso. >> Ordinò all'altro e lui obbedì senza fare una piega. Quando mi toccò il polso mi dimenai, li supplicai in ogni modo di non farmi del male gridando con le lacrime che mi scendevano ormai sulle guance.
Quello lo iniziò a stringere io continuai a chiedergli di smettere. Urlai, ma nulla funzionò.
Mi girò lentamente il braccio mentre il dolore mi consumava. Urlavo e piangevo ma sembrava istigarli ancora di più.
<< Sei debole! Sei debole! Avanti ripetilo! >> Mi ordinò uno e d'istinto lo ripetei. "Sei debole, sei debole, sei debole." Continuai a ripetere mentre gridavo dal dolore.
Il tipo iniziò a ridere e poi si allontanò prendendo una birra dalla mano di uno e bevendola.
Mi lasciò lì, sola, a gridare dal dolore mentre mi facevano del male, e nessuno si fece avanti per aiutarmi.
Scelsero di non aiutarmi e le mie grida li riempirono le orecchie.
Cercai di riprendere fiato ed evitai di pensare a ciò che era successo. La mia mente mi diceva che lui voleva aiutarmi, che aveva provato solamente ad allungarmi la mano per mostrarmi che voleva soltanto aiutarmi.
Ma la paura come l'amore è in grado di rendere ciechi, la paura rappresenta la purezza di un trauma vissuto e riesce con inganni a offuscare la razionalità. In questo modo ciò che rimane è solo il ricordo di un dolore che scorre nelle vene e strazia sorrisi che cadono in frantumi davanti alle lacrime.
Voltai lo sguardo ma lui non era nel letto. Sul cuscino rimanevano solo le pieghe lasciate dalla sua testa e il lenzuolo stropicciato indicava che prima era lì con me e ora non c'era più.
La gola era secca e il mio respiro soffocava dal caldo. Spostai le coperte da un lato e scesi dal letto.
Feci un movimento brusco e la spalla segnata da un grande livido fece male fino a farmi mordere il labbro per trattenere il dolore.
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Burning in hell
ChickLitQuanto si è disposti a soffrire per qualcosa di bello e dannato? Si dice che gli opposti si attraggano, che si innamorino e che alla fine si rivelino anime gemelle. Ma un diavolo si può innamorare di un angelo? Questo è quello che succede quando A...