36- Scacco matto

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Aiden 

<< Che succede Evelyn? >> Iniziò col riempire il suo borsone mettendo dentro tutto ciò che aveva tirato fuori prima. 

Non aveva ancora aperto bocca da quando aveva messo giù la chiamata. 

Tirò fuori le chiavi della macchina e poi si bloccò quando la richiamai estenuato. 

<< Senti dobbiamo andare. >> Sentenziò lei senza darmi altre informazioni. 

Il che mi irritò molto perché ora era lei che mi tagliava fuori da tutto. 

Lei si stava già avviando per uscire, ma la bloccai prima che potesse dire o fare altro. 

<< Evelyn non mi muovo da qui se non mi spieghi che sta succedendo. >> 

Lei evitò di guardarmi negli occhi e finse uno sguardo disinteressato. Le presi il mento e la riportai davanti a me. 

La supplicai con gli occhi senza bisogno di dover dire altro. << Va bene, ma tanto non ti piacerà. >> 

<< E perché no ? >> 

Sospirò appena. << Perché tu odi i bambini Aiden. >> 

I bambini? Cosa diavolo c'entravamo i bambini ora? 

Stavo evitando, davvero, ogni minimo pensiero che potesse c'entrare con i bambini. 

Non volevo neanche provare a far invadere la mente di certi pensieri. 

Lei capì che volevo altri dettagli di quella sua affermazione, perché non ci stavo capendo nulla. 

<< Devo andare a prendere mia sorella che vuole stare con me. >> 

<< E perché dovrebbe voler stare con me? >> Domanda stupida. Me ne accorsi solo dopo. 

Un mio difetto? Parlare senza prima riflettere. 

<< Perché è piccola, è preoccupata ed è mia sorella! >> 

Okay..dire qualcosa in quel momento era come tirarsi un'ascia sui piedi e poi piangere perché hai appena rovinato la tua scarpa preferita. 

Era meglio se stavo zitto e la seguivo pur sapendo che io odiavo i bambini a morte. 

Lei provò di nuovo ad allontanarsi, così la fermai ancora. 

<< Evelyn io adoro i bambini, cosa ti fa pensare che non mi piacciano? >> 

Cercai di sembrare abbastanza convincibile, se non ci credeva era un guaio, perché avremmo litigato e litigato e saremmo arrivati al punto in cui lei avrebbe avuto ragione perché sarei stato ovviamente io quello dalla parte del torto. 

<< Cosa? Due anni fa un bambino ti si è avvicinato per chiederti di gonfiarli il palloncino, tu l'hai fatto con un sorriso falso, gliel'hai porto e gliel'hai bucato in faccia ridendo. È abbastanza o devo andare avanti? >> 

Avrei potuto dire qualcosa e iniziare un discorso che avrebbe portato tutto a mio favore, lei però mi bloccò prima facendomi capire che sarebbe stato come tirarsi un'ascia sui piedi..okay basta non lo ripeterò due volte. 

<< Va bene, proverò a fare uno sforzo solo perché è tua sorella. >> 

Lei in risposta rise. Come se la mia fosse stata una battuta. 

<< Non ci riuscirai mai. >> 

Odiavo quando mi sottovalutava così. << Scommettiamo? >> Proposi. Amavo sfidarla, amavo vedere come i suoi muscoli diventavano tesi e lei impiegasse tutte le sue forze per provare a battermi. Amavo tutto di lei, amavo lei, ogni suo pregio o difetto e Dio quando mi guardava in quel modo e mi sfidava mi veniva voglia di prenderla, baciarla fino a toglierle il fiato, entrare dentro di lei e farle gridare il mio nome mentre si contorceva di piacere che non avrei mai smesso di darle. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora