Non mi aveva più chiesto spiegazioni. Non avevamo più toccato l'argomento, come se già sapesse cosa mi fosse successo e non ne volesse parlare.
Avevo messo un piccolo cerotto sulla ferita sotto il suo sguardo attento. Non aveva aperto bocca, mi aveva guardato attentamente e poi mi aveva sorriso.
Si era avvicinato leggermente e la sua mano aveva sfiorato la mia cicatrice sul polso. << Forse ti rimarrà un piccolo segno. >> Mi disse quasi sussurrando lentamente.
Non mi importava, non mi importava per niente. << Non fa niente. >> Gli presi le mani dolcemente e lo avvicinai a me.
Non riusciva a guardarmi negli occhi per più di due secondi, evitava il mio sguardo a meno che non fosse urgente dovermi guardare. << Invece fa. Non sono riuscito a prendermi cura di te e proteggerti come ti avevo promesso. >> Era mortificato, deluso da se stesso, era triste, era qualcosa che non capivo.
Provava qualcosa che non riuscivo bene a decifrare, erano un mix di emozioni diverse che lo ferivano, che non so cosa ma lo rendevano triste.
Quando lo guardai meglio notai che la luce che vedevo solitamente nei suoi occhi era sparita.
<< Aiden..>> Gli misi le mani sulle guance e mi avvicinai guardandolo sorridente. << Va tutto bene, non importa. Non è colpa tua. >>
Faceva di tutto per non guardarmi e io cercavo di posare il suo sguardo sul mio viso. << Invece è colpa mia. >>
Brusco tolse le mie mani dalle sue guance.
<< Non toccarmi più senza che io ti dia il permesso. >> Sentenziò e se ne andò senza degnarmi di uno sguardo.
Rimasi paralizzata da quel movimento e dalle sue parole. Chi era quella persona? Quello non era il ragazzo che era follemente innamorato di me e che avrebbe dato la vita per salvarmi.
Quello non era il ragazzo con gli occhi che brillavano di me.
Quelle parole mi ferirono, furono una carezza dolorosa sulla pelle nuda.
Rimasi ferma immobile per non so quanti minuti prima di rendermi conto che dovevo cambiare posizione perché le mie gambe gridavano pietà. Uscii dal bagno mettendo piede in camera e senza dire ancora una parola mi feci coraggio e lo seguii.
<< Aiden! Aiden cosa vogliono dire quelle parole? >> Seguii la sua figura urlandogli di fermarsi, ma non riuscii a raggiungerlo.
Smisi di urlare il suo nome quando uscì veloce di casa sbattendo la porta che si chiuse a pochi centimetri da me obbligandomi a fermarmi. << Aiden ti prego fermati. >> Sussurrai lentamente poi all'aria.
Restai di nuovo ferma guardando la porta chiusa e il suono della sua chiusura forte continuò a torturarmi la testa. Le sue parole colpivano il mio cuore sperando di tagliarlo e ferirlo, ma la cosa brutta è che ci stavano riuscendo.
<< Evelyn chi ha sbattuto la porta? >> Mia madre comparve alle mie spalle e mi posò una mano sulla mia spalla.
Mi feci coraggio e mi voltai con la luce che si era infranta nei miei occhi. << Aiden. >> Riuscii a dire dopo qualche istante di silenzio.
Superai la sua figura e mi chiusi in camera sospirando ad ogni passo.
Il telefono squillò di nuovo e ricominciai a tremare. Pregai in tutte le lingue che non fosse il padre di Aiden o potevo anche svenire sul pavimento.
Numero sconosciuto. Tremai. Non poteva essere di nuovo lui, cosa voleva?
Con la mano che reggeva a malapena il telefono me lo portai all'orecchio e risposi balbettando qualcosa di incomprensibile.
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Burning in hell
ChickLitQuanto si è disposti a soffrire per qualcosa di bello e dannato? Si dice che gli opposti si attraggano, che si innamorino e che alla fine si rivelino anime gemelle. Ma un diavolo si può innamorare di un angelo? Questo è quello che succede quando A...