38- Tutti abbiamo una taglia sulla testa

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Il sonno si prendeva gioco di me. Mi faceva socchiudere gli occhi ma non me li faceva tenere  chiusi per abbastanza tempo. 

Non riuscivo a dormire, ero ancora scossa da troppe cose. 

Potevo dare la colpa al divano, perché era costoso e comodo per sedersi ma non abbastanza per dormirci. 

Il mio stomaco iniziò a borbottare e la mia gola secca gridava "acqua". 

Spostai la coperta leggera che mi copriva metà corpo e mi alzai. 

Mia sorella probabilmente dormiva nel letto con Aiden e mi aveva stupito il fatto che non era corsa da me perché non riusciva a dormire. 

Senza fare troppo casino mi presi un bicchiere e lo riempii di acqua e subito dopo averlo bevuto mi accorsi che forse non era l'acqua che la mia gola voleva. 

Bourbon. Ecco cosa voleva. 

Andai al mobile dove c'erano le bottiglie e mi riempii il bicchiere. 

Poi la mia mente precipitò in una voragine di pensieri che mi allontanarono dalla realtà. 

La curiosità mi stava uccidendo, rovistai di nuovo nei cassetti e oltre a carte e foto non c'era nulla che mi facesse preoccupare. 

Rividi le stesse foto dell'altra volta che non mi dicevano nulla. 

Ragazzi che non avevo idea di chi fossero e momenti della sua vita passata probabilmente dimenticati. 

Ne controllai ognuna e una più di tutte attirò la mia attenzione. Era tagliata a metà, e nella foto restava solo un ragazzo che sorrideva. 

A fianco doveva esserci stato qualcuno ma non avevo più la possibilità di sapere chi. 

Girai la foto e ci trovai un indirizzo. " 30 North Avenue ".

Avevo tutta l'intenzione di scoprire chi fosse e cosa fosse quel posto.

Qualche bicchiere dopo sentii la voglia di prendere aria, in quella casa si soffocava. 

Mi vestii velocemente e uscii. Erano le due del mattino eppure l'aria era tiepida e gradevole. 

Mi ritrovai nel silenzio più assoluto, mai provato un silenzio così angosciante. Era molto buio ma la strada era illuminati dai lampioni che emettevano una luce calda. 

Cominciai a camminare senza pensare troppo che avrei potuto prendere la macchina, però dopo quasi un'ora raggiunsi il posto dell'indirizzo. 

Mi guardai attorno, dal mio lato di strada di eccentrico c'era solo un bar con delle luci al neon che si illuminavano a fatica. 

Tutti gli altri edifici attorno erano bui e sembravano abbandonati. Quel posto mi fece venire i brividi ma mi feci coraggio ed entrai lo stesso. 

Al bancone era pieno di uomini che di buono non avevano niente. 

Il localo era industriale, illuminato, il giusto per renderlo misterioso. 

Non appena entrai tutti si voltarono verso di me e mi misero paura. Ero l'unica donna che avesse il coraggio di entrare lì evidentemente. 

Dio avevo i brividi!

Cercai di non pensarci e mi rivolsi al barman. << Un whisky per favore. >> Ordinai e lui subito mi posò un bicchiere davanti e lo riempì per metà. 

<< Grazie. >> Conclusi anche se sapevo che quel barman avrebbe dovuto riempirmi più di un bicchiere se avrei voluto avere risposte quella notte. 

Percepii ancora la foto nella tasca della felpa così la tirai fuori. Sapevo che stavo per fare una grandissima cazzata, sapevo che mi sarei pentita di tutto, ma ora valeva la pena rischiare. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora