17- L'evento

44 4 0
                                    

Pov's Aiden

La risposta era più che ovvia. Non avevo esitato un attimo nel risponderle "ovvio". Non appena finì quella frase non le diedi nemmeno il tempo di respirare e le risposi che non ci sarebbe mai stato quel dubbio. Mai.


Nella sinistra tenevo la bottiglia di whisky, nella destra un bicchiere.

Morivo dalla tentazione di bere. Di sentire quell'alcool calmarmi i nervi e scorrermi lentamente nelle vene rabbrividendomi.

<< C'è qualche problema? >> La voce di mia madre mi sorprese. Entrò in cucina e mi vide seduto al tavolo intento a decidere se berlo o no.

<< Perché ci dovrebbe essere? >>

Le chiesi continuando a tenere lo sguardo sulla bottiglia.

<< Di solito mio figlio beve solo quando ci sono problemi. Crede di sopprimere i dolori, la rabbia, le preoccupazione, ma ti giuro che l'alcool non fa nient'altro che metterli a tacere per poi far sì che facciano ancora più male. >> A quel punto la guardai stupita e feci una piccola smorfia.

<< È per esperienza che parli? >>

Le chiesi senza rendermi conto del tono con cui glielo dissi.

<< Attento a come parli a tua madre e dimmi qual'è il problema. >>

Sospirai e lasciai il bicchiere e la bottiglia sul tavolo.

<< Il problema è quel verme del padre che non ritengo un padre. >>

Ricevetti un messaggio nel momento in cui le si sciolsero braccia che teneva conserte e il suo sguardo che prima sorrideva ora tremava.

Tirai fuori il telefono e notai che il messaggio era di Evelyn. Per fortuna. Volevo una scusa per scappare da lì e baciare le labbra, guardare gli occhi, sentire il profumo della persona che amavo di più al mondo. Dell'unica persona che avrei amato per sempre.

<< Che cosa vuol dire? >> Mi continuò a fare domande e si innervosì. Le dissi di calmarsi e che dovevo andare.

Fu una scusa perfetta e non persi tempo a correre da lei.

Salii in macchina e la andai a prendere in ospedale. Come mi aveva detto.


Parcheggiai non poco lontano dall'entrata e poi scesi. 

Chiesi ad un'infermiera la stanza di Kyle e bussai prima di entrare.

Da dentro mi dissero di entrare e quando aprii la porta notai Evelyn, sdraiata a fianco a lui nel letto, che non appena mi vide sorrise.

<< Ehi! >> Mi esclamò Evelyn fiondandosi fra le mie braccia. La strinsi forte e mi sentii improvvisamente più leggero.

Con lei la vita tornava come l'estate. Tornava a essere leggera, felice, luminosa e profumava di lei. Ogni angolo, ogni secondo, ogni emozione o ricordo sapeva di lei.

Dopo che il dolore era tornato per un attimo baciare le sue labbra fu un sollievo enorme. Riavere le sue labbra dopo solo una notte distanti fu la sensazione migliore.

Continuammo a baciarci intensamente fin quando Kyle non si schiarì la voce e ci ricordammo che c'era anche lui.

<< Siete disgustosi. >> Disse quando ci girammo verso di lui. Evelyn fece una smorfia e controllò che avesse preso tutte le medicine che doveva prendere.

<< Per l'occasione vado a rubare alcune patatine alle macchinette. >> Sorrise e saltò giù dal letto dando un piccolo bacio sulla testa a Kyle. Riuscii a vedere l'affetto che provava per Kyle. Riuscii a vedere quanto teneva a Kyle, quanto avesse paura di perderlo. Perché tutti in quella stanza sapevano che c'era il rischio che lui potesse non risvegliarsi la mattina dopo.

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora