31- Scappare non serve a nulla

27 3 0
                                    

Lasciai che il vento mi scompigliasse i capelli e ne facesse ciò che volesse.

Non mi ero mai sentita così. Forse l'ultima volta che avevo sentito così tanta vita e libertà in corpo era stato quel pomeriggio sul tetto di ospedale con Kyle. 

La macchina di Aiden era una decappottabile nera e la prima cosa che avevo fatto, dopo che avevo dovuto rinunciare alla guida, era stato aprire il tettuccio e uscire con metà corpo.

Asher mi aveva copiata mentre Aiden ci urlava di rientrare. Non gli avevamo dato retta e ora di certo non me ne pentivo. 

Cosa sentivo? Il vento scompigliarmi i capelli, un'aria leggera che contrastava il caldo soffocante della macchina, il cuore che batteva a mille per l'emozione e la felicità di un piccolo istante scorrermi nelle vene.

<< Evelyn! >> Quando la ferocia del vento si fece più forte ricominciò a sbraitare. 

Le sue grida mi estenuarono al punto di rientrare e metterlo a tacere. 

<< Devi spiegarmi questa capacità che hai di rovinare sempre i miei momenti felici. >> Gli dissi secca cercando di abituare le mie orecchie di nuovo alla tranquillità. 

Lui non mi degnò di uno sguardo e poi mi accorsi del perché. 

Aveva una mano ancora poggiata sulla mia coscia e se possibile non mi guardava per riuscire così a calmare i suoi istinti animaleschi. 

Un sorrisino gli scappò comunque quando si accorse che me n'ero accorta anch'io di conseguenza. 

Spostai subito la sua mano prendendola senza cura e lanciandola via. Atterrò sulla sua coscia e poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

Se la portò al volto e la annusò delicatamente. Inspirò quello che era probabilmente il mio profumo.

<< Sa di te. >> Enunciò dopo felice come una Pasqua. 

<< Uhm..fammi provare! >> Seguì Asher. 

Lo bloccai fulminandolo sul posto e lui si ritrasse alzando le mani in aria. << Come non detto. >> 

Si tappò al bocca mimando il gesto di chiudersi le labbra come se fossero una cerniera. 

Il viaggio iniziò a non essere tanto piacevole. Aiden e Ash comunicavano attraverso sguardi silenziosi che il primo mandava dallo specchietto all'altro e io ne ero completamente estraniata. 

Quando fui certa che si stessero dicendo qualcosa morii dalla voglia di sapere cosa. 

<< Scusate. >> Annunciai interrompendoli. << Mi dispiace fermare la vostra conversazione silenziosa ma vorrei far parte anch'io di questo gioco. >>

Subito dopo accaddero due cose. Loro due parlarono allo stesso tempo. 

Il secondo stava per pronunciare un "sì", ma Aiden lo sovrastò con un deciso e forte "no". 

<< Mi dispiace. >> Concluse Aiden. 

Io incrociai le braccia al petto e feci l'offesa. 

Cercai l'aiuto di Asher, dovevo sapere di cosa parlavano. Lui mi accontentò. << Tranquilla non ci stiamo dicendo nulla di importante. Il fatto è che Aiden sta morendo dalla voglia di scoparti. Ti ha toccato la coscia e ora ce l'ha durissimo. >> 

Di Asher quel giorno rimasero solamente le ceneri sul sedile. Aiden aveva uno sguardo terrorizzante. 

<< Dai ammettilo che ce l'hai duro. >> Lo incitò ancora. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora