34- Giochetti

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Mi svegliai con un mal di testa atroce, e per un attimo dovetti capire dove mi trovassi. 

Ah sì, nella casa di quel bastardo. Aiden Wilson. 

L'unica cosa che mi mise di buon umore fu pensare che ora gli avrei fatto rimpiangere di aver rinunciato a me di nuovo. Oh sì, avrebbe rimpianto ogni cosa, ogni singola cosa. 

Mi rigirai nel letto con i muscoli a pezzi. Sentivo un dolore atroce anche alle vene; lo stress, il dolore e i farmaci mi avevano di nuovo messo k.o.

Il mio corpo si era abituato al nulla, quindi ora riprovare tutto lo aveva straziato un'altra volta.

Avevo una maglietta bianca ed enorme addosso che mi copriva a malapena gli slip. Perché diavolo ero vestita così? 

Non mi importava, era l'arma giusta per la mia vendetta. 

Non mi stupì affatto notare che lui non era nel letto e che non aveva dormito con me. Anche se "dormire" non era la parola che più si addiceva a quella notte.  

Non avevo dormito affatto, non avevo neanche pensato di chiudere occhio. Le sue lenzuola, il suo cuscino e direttamente il suo letto erano un bagno di desiderio. 

Era come fare un bagno nel suo profumo. Cristo, come potevo dormire se mi rigiravo come se fossi fra le sue braccia?        

Nonostante ciò, non avrei mai detto che quel letto per quella notte era stato il mio paradiso. L'unico paradiso in cui sarei voluta morire o vivere per l'eternità. 

Feci finta che quello non fosse il mio pensiero fisso e uscii dalla stanza. 

Fu piacevole notare che Aiden era già sveglio e si stava fumando una sigaretta in veranda. 

Cercai di non farmi notare, ma lui riuscì a sentire la mia presenza. Fece un ultimo tiro con la sigaretta, poi la gettò a terra e la calpestò con la punta del piede per spegnerla. 

<< Buongiorno. >> Dissi allegra anche se sotto a quel mio tono si sentiva la rabbia e la totale e meravigliosa indifferenza, impassibilità o qualsiasi cosa di simile a questi due termini. 

Lui indossava una canotta bianca, e un paio di pantaloni neri della tuta, teneva le mani in tasca e il suo atteggiamento e la sua postura mi dicevano chiaramente che era a disagio. I suoi muscoli tesi e il guardarsi intorno mordendosi appena il labbro mi indicavano che stava facendo di tutto per trattenersi. 

Non era per niente a suo agio. 

<< Non è un buongiorno anche per te a quanto pare. >> Continuai dal momento che lui non aveva ancora detto una singola parola. Non aveva nemmeno emesso un fiato. 

Fece un ghigno e si avvicinò lentamente. Si fermò a metà strada, appoggiandosi allo schienale dell'enorme divano e incrociando le braccia al petto, cosa che mise ancora più in risalto i suoi muscoli ed alcuni dei suoi tatuaggi.

<< Lo sarebbe se non girassi in casa mia mezza nuda a quest'ora del mattino e non mi facessi impazzire con i tuoi sorrisetti azzardati e il tuo corpino che gusterei lentamente di baci, angelo. >> 

<< Ah quindi ti faccio impazzire? >> Ribattei stupita ingannandolo. Lui ci credette poi risi appena. << Mi dispiace, ma il sentimento non è reciproco Aiden Wilson. >> 

Lui serrò le labbra probabilmente perché gli avevo tolto tutte le parole di bocca, ma il mio piano non era neanche iniziato. 

Mi voltai aprendo le prime mensole che trovai alla mia altezza per cercare una tazza, ma non la trovai. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora