40- Il traditore

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Pov's Aiden 

Lessi una favola alquanto noiosa a Sarah e poi lei finalmente si addormentò. Quella bambina aveva il sonno leggero, un soffio di vento e si svegliava. Evelyn era il contrario, poteva entrare un carro armato nella stanza e riuscire comunque a non svegliarsi. 

Due persone opposte, anche se si assomigliavano sia esteticamente sia caratterialmente. Sarah era testarda almeno quanto Evelyn, e conosceva già tutte le mosse da fare per vincere sempre in una partita. 

Mi immaginavo che se mai Evelyn avesse avuto una figlia sarebbe stata esattamente come lei. Testarda, con i suoi occhi, i suoi pregi e la sua luminosità. 

Dolce da far bene, ma se voleva stronza da far male. 

Ogni volta che la guardavo vedevo quanta luce c'era in lei, e se facevo attenzione riuscivo a vedere l'altrettanta oscurità. 

Un buco nero pronto ad esplodere coperto però dal sole caldo. 

Stavo iniziando a chiedermi dove fossero finiti. Asher la stava riportando a casa ma ci stavano mettendo più del dovuto. 

Ero nervoso all'idea che volevo parlare con Evelyn di quel dannato "noi". 

A breve ci sarebbe stato il matrimonio di mia madre e volevo che prima di quello avessimo risolto con tutti i nostri problemi. Volevo che lei stesse bene e che non dovesse preoccuparsi di stare ancora male.

Mi accesi una sigaretta, ma feci solo un tiro perché poi lasciai che si consumasse da sola mentre la guardavo. 

Il fumo si dissolveva tranquillamente nell'aria e la fiamma lentamente si spegneva. La schiacciai nel piccolo contenitore in vetro e rientrai. 

Chiusi la porta scorrevole che separava il salotto dalla veranda e quando puntai lo sguardo verso la cucina la trovai lì. Seduta sul bancone che mi fissava. 

Per un attimo restai fermo sul posto, poi mi mossi verso la sua direzione e sotto una luce migliore vidi che sembrava alquanto stanca.

Forse sotto sotto a pezzi. 

<< Stai bene? >> Le chiesi senza alzare troppo il tono della voce.

Allungò il braccio dietro di sé e lo riportò in avanti con una bottiglia nella mano.  

<< Per questa domanda mi servirà essere un po' brilla. >> 

Aprì la bottiglia di tequila e se ne versò un po' in un bicchiere. Ne bevve un sorso poi me lo porse. << E mi servirà che lo sia anche tu. >> 

Non potei rifiutare, ma volevo essere ben lucido quando mi avrebbe detto che cosa c'era che non andava. 

Lei continuò con altri due bicchieri e a quel punto la fermai strappandole la bottiglia dalla mano. 

<< A me invece servi lucida. Stai bene? >> 

Accettò di non bere e annuì tranquillamente. Sorrise ma abbassò lo sguardo, evitava i miei occhi in ogni modo. 

Presi le redini del discorso perché sapevo che a quel punto senza una ragione non avrebbe parlato. 

Il mio tocco sfiorò i suoi capelli, e le spostai alcuni ciuffi che si ostinavano a cadere per il volto che teneva basso. 

Sfiorai la sua guancia e il mio tocco mise i suoi muscoli in tensione. 

Le carezzai la pelle come se una cosa fragile di cui volevo estremamente prendermi cura. Alzò lentamente il mento e subito dopo una lacrima scese sulla sua guancia. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora