23- Gioco di sguardi

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Pov's Aiden

Il giorno in cui l'avevo conosciuta ce l'avevo a morte con lei. Lei e la sua famiglia mi avevano tolto ogni cosa. Tutto ciò a cui tenevo mi era stato tolto. La odiavo così tanto che volevo solo che bruciasse all'inferno. La odiavo perché lei aveva tutto, era felice nonostante ciò che mi aveva fatto. 

Ho incolpato lei, per anni, ho incolpato lei per tutta l'oscurità che avevo in me. Ho incolpato lei per avermi mandato a bruciare all'inferno. 

Poi ho commesso lo stupido di innamorarmi di lei e avevo dovuto rimediare. 

Mio padre non avrebbe mai rinunciato a Evelyn, con quel carattere non l'avrebbe mai lasciata in pace dopo avermi distrutto, l'avrebbe presa con sé e l'avrebbe trasformata in un mostro. Nel mostro che io ero e che odiavo da morire. 

Avevo deciso di liberarla dalle sue colpe e l'avevo perdonata, ma qualche volta non riuscivo a guardarla negli occhi. Quando vedevo la sua famiglia così felice non riuscivo a mantenere la calma. 

Certo sua madre fingeva che andasse tutto bene, che la sua famiglia fosse unita e si volesse bene, ma la verità era che era a pezzi più della mia. 

Evelyn odiava sua madre, lei non lo aveva mai ammesso ma dalla morte di una delle sue figlie che più amava era distrutta e Evelyn nata poco dopo era stata solo un errore. Non lo avrebbe mai ammesso, ma lei la odiava, ogni volta che la guardava vedeva quella figlia che amava e che aveva perso e che Eve non era mai stata in grado di sostituire. 

Aveva sempre voluto che Evelyn fosse lei e la odiava perché era nata dopo Valerie. 

Comunque mio padre l'avrebbe portato a fondo facendole credere che non fosse un mostro, ma il dolore che semini, la distruzione che ti porti dietro, beh quella non scompare mai. 

L'avevo persa e lo sapevo. Avevo rinunciato a lei perché con me non sarebbe mai stata felice, non avrebbe mai avuto la vita delle favole, non avrebbe mai potuto essere felice del tutto. 

E io volevo che lo fosse, volevo che avesse tutto l'amore del mondo, volevo che qualcuno fosse in grado di dimostrarglielo o dirglielo. 

Sin dal primo istante in cui l'aveva vista avevo capito che non l'avrei mai potuta meritare, che non mi avrebbe mai guardato con gli occhi che brillano, che non mi avrebbe mai amato. 

E invece lei lo aveva fatto, mi aveva amato con ogni singola cellula del suo corpo. Nonostante però i suoi occhi brillassero qualche volta ci vedevo come una ferita, uno strappo, una crepa nelle sue iridi. Un qualcosa che si era rotto già da tanto e che non si sarebbe mai richiuso. 

L'amore che non le era mai stato dato l'aveva ferita, tutte le persone che l'avevano abbandonata l'avevano ferita, distrutta eppure lei sorrideva, non le importava, guardava avanti e nonostante tutto lei era stata in grado di amarmi come nessuno aveva mai fatto. 

Lei però voleva qualcosa, qualcosa che io non le avrei mai potuto dare, qualcosa che nemmeno io sapevo. Forse quel qualcosa ero io, forse mi voleva per sempre, forse mi voleva in ogni modo, ma siamo sinceri, fino a quando sarei riuscito a proteggerla? Fino a quando sarei stato in grado di darle ciò che meritava? Fino a quando lei mi avrebbe amato? 

Ero certo che prima o poi si sarebbe stancata di me e sarebbe successo l'inevitabile. L'avrei persa comunque, anche se le cose fossero andate in modo diverso io l'avrei persa comunque. 

O forse anche peggio, l'avrei condannata a morte. Avevo sempre saputo che dietro le ferite che aveva c'era mio padre, avevo sempre saputo che lei mentiva quando diceva che doveva incontrare Momo, avevo sempre saputo che mio padre la minacciava e che ci seguiva da anni, ma io non potevo fare niente. 

Burning in hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora