Capitolo 12

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Ciao Birbone, questo capitolo sarà un po' come la parte in salita delle montagne russe. Comprenderete ancora un altro pezzo del vissuto di Blue.

Come vi ho detto all'inizio, il cuore del romanzo è la turbolenta storia d'amore dei due protagonisti, quindi non mi piace lasciarvi con questo capitolo che è solo preparatorio per quelli a venire. Sono prima di tutto una lettrice, quindi so che quando capitano questi capitoli, ho voglia di leggere i successivi e tornare all'interazione tra i protagonisti, quindi ... nonostante i miei due Birboni Numero 1 siano come il mare in tempesta, spero di trovare un angolino di tempo per caricare un altro capitolo.

Ciaoooooo!

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BLUE

Ho passato giorni alla ricerca anche di un solo, piccolo dettaglio per farlo fuori dalla squadra. Non per punirlo, non lo merita, e neanche per scappare dalle mie paure, bensì per evitare che un mio problema personale potesse infettare anche il lavoro. Su questo non transigo.

Ho appurato che, sorprendentemente, sul campo io e lui siamo una macchina perfetta. Quando siamo impegnati per il raggiungimento di un obiettivo, abbiamo una sintonia fuori dal comune, pensiamo quasi insieme, è come se avessi un pezzo che mi completa e mi migliora.

Credevo che sarebbe stato un problema gestirlo, o meglio, gestire quello che mi scatena quest'uomo, invece lui è davvero bravo a mettere sottovuoto questo fuoco destabilizzante. La mia sensibilità alla sua sola presenza, si trasforma in efficienza quando lavoriamo fianco a fianco, credo sia solo merito suo.

Lui spiana la strada e non guarda in faccia nessuno mentre lo fa. Sradica erbacce che ostacolano il cammino, scava per trasformare salite in discese, pavimenta dove ci sono solo ciottoli. Non è una dote che riserva solo a me, ogni membro della squadra ne beneficia.

Non sarebbe giusto privare questa squadra del suo apporto, tuttavia se avessi sperimentato un calo nelle mie performance o la minima esitazione in me, lo avrei mandato a casa.

Se avessi notato un cambiamento in lui, dopo aver consegnato nelle sue mani una piccola parte del mio vissuto, lo avrei mandato a casa.

Invece Naked è ancora qui e io sono tranquilla nell'affermare che siamo pronti.

«La squadra Omega è operativa generale Ferraro»

Gli comunico già la prima missione che accetteremo. Lui vorrebbe trattenermi, dilungare la telefonata ma faccio in modo che sia quasi telegrafica. Da quando ho avviato questo progetto, Ferraro cerca di ristabilire un nuovo tipo di rapporto con me. So cosa sta cercando di fare, per lui è difficile cedere il controllo su qualcosa, ma è tardi ormai per cambiare l'ordine naturale delle cose. Sono stata ai suoi ordini, ora sono io a dettarli.

E' notte ormai, ho tempo fino all'alba per terminare la missione, perché per allora arriveranno altri uomini qui e il piano andrà in fumo. Nessuno è al corrente di quello che sta succedendo, non avrò nessun aiuto in questo momento, le linee telefoniche e internet non sono sicure. Penso e agisco velocemente. Porto Dada via da quella stanza insanguinata, la appoggio a terra nel corridoio. Afferro la boccetta di sonnifero e verso 10 gocce nella bocca riarsa di Gustav che si sta quasi riprendendo. E' grosso lui, gliene verso altre 10. Prendo una corda e gli lego le braccia dietro la schiena, stacco il telefono fisso e lo lancio fuori dalla stanza. Prima di uscire e chiudere a chiave, setaccio tutto, trovo la pistola, altri 2 pugnali, un cellulare e un portatile. Porto via tutto. Prendo un giubbotto frangivento che trovo appeso e ne faccio uno zainetto improvvisato dove metto le armi. Prendo il suo cellulare, scorro la lista delle chiamate, osservo per qualche secondo un numero in particolare e poi infilo il telefonino nello zainetto. Il portatile è potenzialmente pieno di prove e non posso portarlo con me, lo rovinerei, devo nasconderlo. Entro nella stanza dove sono tutti gli altri bambini, nessuno fa caso a me, a quello che sta succedendo, dormono o sono in stato catatonico. Trancio un materasso puzzolente e ci infilo dentro il portatile. Esco e chiudo di nuovo a chiave i bimbi all'interno, spero di tornare presto con i rinforzi, per il momento sono più al sicuro di sempre. Dada però non la lascio con gli altri, non si è ancora svegliata e ho paura che quel mostro le abbia dato troppo sonnifero, devo sbrigarmi e farla visitare dal nostro medico. Me la carico in spalla e la assicuro a me legandole braccia e gambe con degli stracci. Esco dall'edificio, la luna è quasi spenta stanotte, ho pochissima luce e non posso certo passare per strada. Mi addentro nel fiume melmoso e stagnante che è al di là del recinto. E' nero e freddo come la notte. Sotto le scarpe, il viscidume mi fa scivolare dentro l'acqua, e con tutto quel peso addosso fatico a ritornare a galla ma ci riesco. Sono preoccupata per Dada, l'unica cosa che posso fare è sbrigarmi. L'acqua si fa più altra e comincio a nuotare come mi ha insegnato Ferraro negli allenamenti con lo zaino zavorrato. Ora il peso di Dada mi sembra enorme, più di ogni zavorra e io sono stanca, il mio nuoto è sempre meno efficace e che l'acqua mi porta ogni metro un po' più a fondo. Finalmente un piede tocca qualcosa, la riva.

Missione Blue Abyss-Squadra Omega-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora