Capitolo 35

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Ciao Birbone!

I capitoli sono più brevi e incalzanti ... sentite un po' di adrenalina ?

Avete voglia di sapere cosa sta facendo Naked?

Vi lascio alla lettura ... commento post-capitolo

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NAKED

Lo so che io non devo fare stronzate sul lavoro, perché quando capita ... beh sono davvero grosse e sono davvero cazzi!

Per questo non perdo mai la concentrazione, tengo conto di ogni dettaglio, freno gli impulsi e sono pronto a tutto. Io studio, pianifico, agisco e gestisco gli imprevisti. Sono un campione nel trovare la soluzione di fronte a situazioni inaspettate. Medaglia d'oro.

Tutto fila alla perfezione se in questo processo non ci si incastra qualcosa di emotivo. Stavolta è successo.

L'errore è stato non parlarne con lei, di conseguenza agire in solitaria come un novellino che vuole mettersi in mostra. Non l'ho fatto per dimostrare qualcosa in realtà, non cerco mai l'approvazione di nessuno.

Ho agito così per due ragioni. La prima, perché pensavo (o forse speravo) di sbagliarmi, e che quindi sarebbe stata solo una semplice attività ordinaria, per la quale avrei fatto rapporto la sera al mio splendido capo.

La seconda, perché io e lei non ci parliamo da 3 giorni e 18 ore. L'ultima volta che l'ho vista ha avuto una ricaduta nel suo abisso infernale e quando è così devo solo tenere stretto quel filo che ci lega e aspettare.

Aspettare che smetta di dimenarsi e si accorga che sono ancora qui, con quel filo tra le mani, determinato a non mollarlo nemmeno sotto tortura.

Non vedo l'ora di tonare alla caserma, escogitare modi sempre nuovi per farla arrabbiare, farla eccitare, condurla lì dove è destinata a stare ... tra le mie braccia.

Organizzerò altre sorprese per lei, ne ho in mente già qualcuna. Voglio che viva con me tutte quelle esperienze che le sono state negate.

La porterò ad un concerto, a cena, al cinema e poi voglio vederla con un bel vestito elegante, ho pensato di andare con lei all'opera, sarebbe una prima volta anche per me.

E' da poco l'alba, i miei compagni stanno ancora riposando, oggi è domenica, l'officina è chiusa. Più tardi andremo comunque tutti lì, ufficialmente per fare le pulizie, ufficiosamente per fare il punto della situazione insieme a Blue.

Chiudo il portone del palazzo alle mie spalle, mi incammino per le strade meravigliosamente profumate e silenziose, con le mani nelle tasche dei pantaloni cargo neri e un'andatura rilassata, anche se io non lo sono affatto.

Stanotte non ho dormito, l'adrenalina per i miei piani odierni era già in circolo. Calco meglio il cappellino da baseball nero sulla mia testa e mi apposto dietro al furgoncino di Durante l'elettricista. Di domenica è sempre parcheggiato qui a metà della via, proprio sotto l'albero di arancio che gli fa ombra.

Mi appoggio con la schiena al portellone laterale e fingo di giocare con il cellulare, il quale serve solo per restituirmi dalla fotocamera l'immagine che lo specchietto del furgone riflette.

Il mio obiettivo è mattiniero, infatti dopo 10 minuti scende in strada, attraversa l'incrocio deserto, sale sul marciapiede e prende la via. Lascio che arrivi quasi all'incrocio successivo, dopodiché mi muovo anche io. E' distante ma sono comunque attento a non fare il minimo rumore mentre cammino.

I miei occhi sono fissi sulle sue spalle esili e penso che stavolta voglio sbagliarmi, voglio tornare a casa ridendo della mia notte insonne e della mattinata a pedinare qualcuno, poi andare all'officina e vedere Blue che mi ignora, infine mangiarmi un bel piatto di pasta e dormire per 12 ore di fila.

Tutte le domande che mi sono posto stanotte si riassumono in una sola: perché? Non ho una risposta.

Saluta il fornaio che sta caricando il camioncino per le ultime consegne e prosegue. All'improvviso si ferma, infila la mano nella tasca dei pantaloni e prende il telefonino portandolo all'orecchio. Non riesco a sentire cosa dice, ma avanzo trovando un pertugio tra due case nel quale mi infilo. Quando ripone il cellulare in tasca, riparte e subito svolta a sinistra dietro una vecchia casetta che sembra più un rudere. 

Attendo qualche attimo ancora, poi attraverso la strada e raggiungo le mura diroccate appoggiandomici con la spalla. Avverto solo il rumore delle sue scarpe che camminano allontanandosi.

L'adrenalina sta pompando sempre più rapida nelle vene, è l'istinto che mi avvisa del pericolo ma non mi fermo qui. Secondo errore.

Oggi, come sempre sfido il nemico a testa alta, perché quello che mi guida profuma di luce, ha la consistenza della sua mano che afferra la mia mentre la tiro via dal suo abisso.

Registro appena due uomini grossi, armati di pistola che attendono il mio arrivo. Sono velocissimo, mi butto a terra e arpiono con le mie gambe quelle di uno dei due, gli afferro la pistola e mentre sparo all'altro, sciolgo dalla presa il primo uomo e lo stordisco con un calcio potente in pieno viso.

Mi alzo alla svelta e punto l'arma davanti a me, verso due occhi freddi fissi nei miei. Non premo il grilletto, perché la vista laterale ha già captato quattro canne di arma da fuoco rivolte verso di me.

Mantengo lo sguardo in quello del nemico che non speravo concretamente di trovare, mentre penso a come muovermi. C'è poco da fare, altri 3 uomini sbucano alle mie spalle, uno mi punta la pistola alla tempia, gli altri due mi tolgono l'arma e mi legano le mani dietro la schiena.

«Caricatelo nel furgone»

Ordina asciutta la voce di U Ventu.

Il piano A è miseramente fallito e il mio piano B, ora che ci penso concretamente, fa acqua da tutte le parti ma spero ugualmente che funzioni.


@@@Spazio autrice@@@

Avete già scoperto chi è U Ventu?

Scommetto di si perché siete ormai parte della Squadra Omega!

Bye Birbone!




Missione Blue Abyss-Squadra Omega-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora