Sofia e Pietro si stavano ignorando come la peste.
Da quando si erano presentati e, ovviamente, si erano riconosciuti, stavano facendo di tutto per stare il più lontano possibile.
Lei era sconvolta che quel magnifico ragazzo incontrato la sera prima fosse lì, lui, invece, era solo che più innervosito per il fatto che colei che l'aveva abbandonato fosse nella sua stessa stanza, che rideva e scherzava con tutti."Raga è mezzanotte inoltrata, io direi di avviarci". Duccio richiamò la ciurma all'attenti, per cominciare a recarsi verso la discoteca.
Una volta usciti tutti, Sofia si ritrovò accanto al biondo che, un po' apposta un po' per fortuna, aveva fatto in modo di chiudere la fila con la romana, senza saperne il motivo, dato che in teoria ce l'aveva con lei per come l'aveva abbandonato la mattina stessa.
"Te posso fa una domanda?" Sofia scelse di chiarire subito il dubbio madornale che aveva in testa da quando aveva rivisto il biondo.
Pietro fece un cenno col capo, come a dirle che stava ascoltando, e lei riparlò.
"Non hai detto niente perché te vergogni? È palese che m'hai riconosciuta quindi...".
Pietro la guardò storto. Non si aspettava questa domanda.
"In realtà non ho detto niente perché i miei amici non sanno che ieri sera ero con te. Mentre andavamo alla macchina ho scritto loro che stavo rientrando perché ero stanco". Sofia non fece in tempo a ribattere che il biondo, mentre si allontanava, aggiunse "e poi, se c'è qualcuno che sembra si vergogni, sei tu, visto che stamattina sei sparita manco fossi una ladra". Senza aspettare una risposta dalla romana, Pietro raggiunse andrea più avanti e si mise a ridere con lui.
Sofia era senza parole. Era consapevole di non aver fatto un gesto nobile, ma ecco, neanche si aspettava che il biondo potesse esserci rimasto così tanto male.
D'altronde, avevano fatto sesso per una notte, no?
Decise di non pensarci e, una volta entrata in discoteca, si scatenò proprio come la sera precedente, non volendo pensare a niente e nessuno.Per tutta la durata della serata non si rivolsero la parola.
Sofia ballava con le ragazze, e Pietro si teneva a debita distanza, chiaccherando del più e del meno con Marco, che quella sera aveva deciso di bere poco, data la sbronza della notte precedente ancora non passata del tutto.
"Pie, permetti una domanda?" Dopo mezz'ora di silenzio, Pietro si sentì richiamare dall'amico.
"Dimmi". Marco lo guardò titubante, poi parló.
"Non ti incazzare, ma è successo qualcosa che non ci hai detto ieri? Oggi sei stato praticamente muto, capisco per il pezzo, ma credo che ci sia qualcosa di più sotto".
Marco conosceva Pietro come le sue tasche, e fin da quando si era presentato alla ragazza romana, aveva capito che qualcosa non andasse. Aveva il vago sospetto che centrasse Sofia, ma non si riusciva a spiegare il perché.
"Non lo so bro. Non mi va di parlarne in realtà, perché non so neanche io cosa ho".
Marco non credette a mezza parola del biondo, ma preferì non infierire. Quando si chiudeva a riccio era praticamente impossibile tirargli fuori le parole di bocca.
"Tu piuttosto. Con ludo quindi?" Pietro domandó all'amico, per spostare l'attenzione da lui come era solito fare quando era a disagio.
"Paraculo, lo so che stai cercando di cambiare argomento. Comunque niente Pie, che ti devo dire. Continuiamo a vederci ogni tanto, soprattutto quando siamo entrambi ubriachi, e finiamo a letto, ma poi non ne parliamo. Diciamo che stiamo in stallo".
Mentre diceva queste parole all'amico, Marco cercó la ragazza in questione nella pista.
La trovó intenta a ballare con le sue amiche, e non riuscì a toglierle gli occhi di dosso.
Ludovica dal canto suo, incrocio quegli occhi color mare che tanto la sconvolgevano da ormai anni.
"Mi dirai prima o poi che state a combina?" Sofia non aveva perso di vista quel gioco di sguardi fra il platino e la sua amica, e cercó di indagare come faceva da ormai un anno.
"Te l'ho detto, niente di che. Tu piuttosto me vuoi di che c'hai? Da quando sei entrata al bunker sei una salma". Sofia ci pensó su.
Voleva sfogarsi con l'amica, ma la situazione non le pareva quella adatta.
Si accorse che gran parte del gruppo era uscito nell'area fumatori, quindi afferrò l'amica e la porto in disparte per parlarle liberamente.
"Ludovì, tu sei mi sorella no?" Ludovica la guardò storta.
"Amo, me devi di che sei incinta?" Provó a scherzarci su.
"No cogliona. Però quello che te sto per dire te lo devi tene per te. Giura".
Ludovica ridacchiò all'uscita dell'amica "a sofi, so dieci anni che te copro per le peggio stronzate, quindi parla subito".
"Hai presente il biondino di ieri?" Ludovica annuì, cominciando a sospettare che l'amica stesse per riversarle qualcosa di sconvolgente.
"Ecco... potrebbe essere che so andata a letto co Pietro". Ludovica sgranó gli occhi, poi cominció a ridere.
"Che cazzo te ridi amo, non sto a gioca, vorrei, ma è così".
"No sofi, te prego. Fra tutto quello che me potevi di, questa era l'ultima cosa che pensavo! Pietro da quel che mi ha detto Marco non combina mai nulla con le ragazze, anzi, è timidissimo".
"Beh, ieri pareva tutto tranne che timido".
Ludovica, se possibile, sgranó ancora di più gli occhi.
"Ma ne avete parlato?" Chiese all'amica.
"Se l'è presa a male perché stamattina ho fatto fugotto da casa sua, e non mi parla".
"Beh amo, non ha tutti i torti, cioè, io so che tu non sei così e che è successo solo anni fa, però lui non ti conosce, magari ha pensato che ne so, che tha fatto schifo".
"Ma che schifo! Anzi! Solo che lo sai come la penso, le storie da una notte non so cosa mia".
"Ripeto amo, io lo so perché ti conosco, lui no. Comunque dai, mo non ce pensiamo e proviamo a divertirci, che fino a prova contraria io qua ho un platinato da conquistare". Ludovica fece l'occhiolino alla sua amica, per poi riportarla in pista a scatenarsi.
"Prima o poi mi dirai pure tu che sta a succede, non mi scapperai per niente". Le disse Sofia, prima di ricominciare a ballare, sentendo degli occhi addosso e riprovando una sensazione di pienezza che da anni non provava più.
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Dipingere la notte
Fanfiction"Il destino si prende gioco di noi" "E allora giochiamo,no?"