"Cosa cazzo vuol dire che non lo vedete da quasi due ore?" Sofia era furiosa.
Quella giornata era cominciata fin troppo bene. Si era svegliata, aveva fatto colazione con i ragazzi prima che andassero alle prove, e poi era finita in uno dei tanti negozietti della città per compare cose letteralmente inutili, trascinata dalle amiche.
Queste ultime, in particolare Ginevra, dopo ore passate a girovagare, avevano proposto alla mora di tornare in camera e di spararsi qualche episodio di Gossip Girl, serie che avevano iniziato insieme tempo prima.
Mentre rientravano in camera però, si erano imbattute in Duccio, Andrea e Marco, che avevano un'aria tutt'altro che felice. I tre erano sbiancati alla loro vista, e avevano provato a nascondere i loro volti presi dall'ansia. Ma erano stati costretti a mollare, dopo l'insistenza delle quattro ragazze davanti a loro. Avevano spiegato loro come Pietro, dopo l'intervista fatta con Pino D'Angiò, si era dileguato con la scusa di volersi riposare in vista della serata duetti, che si sarebbe svolta quella sera. Quando però i ragazzi erano risaliti nell'area dedicata alle loro stanze per richiamarlo, non lo avevano trovato.
Si erano divisi per cercarlo, invano. E Sofia stava cominciando a sentire il panico impossessarsi di lei, oltre che una rabbia che non riusciva a spiegarsi.
"Sofi ti giuro l'abbiamo cercato ovunque, oltre ad averlo tartassato di chiamate, ma nulla" Duccio aveva un tono alquanto agitato, che fece solo alimentare la preoccupazione della romana, essendo il rosso il più pacato del gruppo insieme a Dario.
"Avete provato a chiedere a qualcuno se l'ha visto?" Huda, cercando di mantenere un tono calmo, provò a proporre altre idee per capire dove fosse finito il biondo. La serata dei duetti era fondamentale per il loro percorso all'interno del festival. Sia per l'impatto mediatico che da sempre aveva avuto nel panorama italiano, sia per l'artista che il collettivo aveva scelto di portare, il mitico Pino. Tutti sapevano quanto contasse, e l'idea che Pietro avesse avuto un'altra crisi legata al contesto in cui si trovavano, spaventava ognuno di loro. Non potevano permettersi margine d'errore.
Mentre Huda, supportata da Ludovica e Ginevra, continuava a proporre opzioni su dove cercare il biondo, Sofia era caduta in un religioso silenzio. Era veramente preoccupata per Pietro. Aveva paura che gli fossero tornate in mente le paranoie di cui avevano parlato tempo prima, e il fatto che lei non sapeva dove fosse la stava uccidendo. Voleva aiutarlo.
L'attenzione di tutti però, venne magicamente attirata da Marco, che, con lo sguardo incredulo, guardava in un punto impreciso dietro le teste delle quattro ragazze davanti a lui.
"Ma si può sapere dove cazzo ti eri cacciato bro! Sono ore che ti cerchiamo" il tono rabbioso di Marco fece accantonare la pelle di Sofia. Aveva capito si riferisse a Pietro, e ne ebbe la conferma quando si girò, e se lo ritrovò davanti con uno sguardo confuso.
"Sono andato a fare una passeggiata Caph, non ho ucciso nessuno" il biondo aveva un tono ironico, che fece solo aumentare il nervosismo del gruppetto davanti a lui.
"Fares. Cristo. Sono due ore che sei sparito, avevi detto che andavi a riposare. Ci siamo preoccupati" il tono duro di Duccio fece, a quanto pare, rinsavire il ragazzo. Era raro che il rosso perdesse la pazienza, e Pietro si rese conto che gli amici erano davvero preoccupati per lui.
"Scusate raga, ho provato a dormire un po' ma non ci sono riuscito, e sono sceso a fare due passi in spiaggia"
"E non potevi, di grazia, avvertirci con un messaggio?"
"Ho lasciato il telefono in carica, era... scusate ma che ore sono?"
"Sono le cinque. Le cinque. Sono due ore che sei sparito, te ne rendi conto?" Il biondo sbiancò.
"Ma che... come le cinque?! Cristo pensavo di essere stato fuori solo una mezz'ora" Sofia a quel punto, non ci vide più.
"Piè ma ce fai o ce sei? Ma almeno avvisa cazzo! Anche solo uno di noi, ma... te pare normale? Prende e esce così, senza di un cazzo, ma io non lo so, ma li mortacci tua" Sapeva di essere partita per la tangente, ma non riusciva a fermarsi. Tutta l'ansia che aveva provato finché non aveva capito che stesse bene era scesa di colpo, lasciando spazio alla rabbia. Non sapeva esattamente perché fosse arrabbiata, se ce l'avesse davvero con lui, o stava, di nuovo, usando l'incazzatura come scudo per coprire il terrore che aveva provato all'idea di non sapere dove fosse Pietro. Una piccola parte di lei era ancora spaventata dai sentimenti che provava.
"Ehm...noi vi lasciamo soli. Fares, alle 19;00 in punto nei camerini, mi raccomando" Andrea aveva capito che dietro alle parole di Sofia ci fossero molti non detti, e sperava che i due, una volta soli, cogliessero l'occasione per parlarne. Afferrò Duccio, rimasto immobile a guardare in cagnesco il biondo, per un braccio, e incitò con lo sguardo anche gli altri a dileguarsi nell'ascensore, per farli parlare.
"Posso avvicinarmi o mi mordi?" Pietro accennò un sorriso, per sdrammatizzare. Aveva capito che Andrea li aveva appositamente lasciati soli, e lo ringraziò mentalmente. La rabbia di Sofia lo aveva colpito. Sapeva che, per quanto sembrasse timida e docile, avesse un carattere forte, ma mai avrebbe pensato di vederla arrabbiata con lui, non in quel contesto, e non per quel motivo.
"Piè, vaffanculo" Sofia si voltò e cercò, invano, di raggiungere camera sua. Sapeva che Andrea lo aveva fatto apposta, e sapeva che l'aveva capito anche Pietro, ma in quel momento voleva solo chiudersi in camera sua e scoppiare a piangere. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma voleva piangere, sfogarsi. Era come se fosse, in un singolo istante, venuto tutto a galla. Un tutto che comprendeva emozioni contrastanti, che però la portavano ad un'unica, semplice conclusione. Era fotuttamente innamorata di Pietro. E forse, per la prima volta, lo stava ammettendo a se stessa.
Ma Pietro fu più veloce di lei, perché non le permise di andarsene. La afferrò per un braccio, e la fece girare, per poi appoggiare le mani sulle sue spalle, cercando un contatto visivo.
"Ok sofi, parla. Per una volta, parlami. Ti prego" Voleva che lei si aprisse. Voleva, aveva bisogno, di sapere, di capire.
"Non è colpa tua Piè, ho... è un'insieme di cose, e tu devi pensare a stasera, a tutto, non ti preoccupare per me, ora mi passa" Pietro sbuffò e le si piazzò ad un centimetro dalla faccia.
"La vuoi smettere di pensare che i tuoi problemi siano inferiori a quelli degli altri cazzo? Ti ascolto. Vuoi piangere? Vuoi urlare? Vuoi spaccare qualcosa? Fallo. Ma parlami. O rischio seriamente di impazzire, ti avverto" Sofia arrossì. Era inevitabile. Il modo in cui lui le parlava, come si dimostrava puntualmente gentile e premuroso con lei. Non sapeva resistergli.
"Io non ti merito" sorrise amaramente. Nonostante cercasse di nasconderlo, il pensiero costante di non essere alla sua altezza, di averlo ferito così profondamente da non meritare la sua benevolenza, il suo amore, la tormentava.
Pietro inarcò un sopracciglio.
"Sofi, ma che stai dicendo"
"La verità Piè. So na stronza, ti ho mentito, e tu continui a trattarmi bene. Non me lo merito. Non me merito questo, e non me merito sicuramente te". Alcune lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi. Invano cercò di trattenerle. Ormai era come un fiume in piena.
"È questo il problema?" Sofia lo guardò accigliata, quando si rese conto che Pietro stava sorridendo, mentre con i pollici cercava di asciugarle le lacrime.
"Sofi, ascoltami bene. È vero, non mi hai detto una verità che mi riguardava, che ci riguardava entrambi. E si, mi hai fatto male, molto. Ma cazzo, non mi interessa. Ti sei scusata con me, mi hai aperto il tuo cuore. Cristo, sei venuta a casa mia rischiando di essere sbattuta fuori dalla porta a calci da mia sorella! Tu non hai idea di quanto mi appaghi il fatto che tu ti preoccupi per me, che cerchi sempre di capire se sto bene o se sto per crollare. Mi fai sentire desiderato, voluto. Mi fai provare cose che... non so neanche spiegartelo a parole. Sofi, il mio umore sale drasticamente quando sei nei paraggi. Quindi non ti azzardare a dire che non mi meriti. Perché mi rendi felice, e a me questo basta". Pietro pronunciò quelle parole guardandola dritta negli occhi, con uno sguardo talmente dolce che Sofia scoppiò a piangere, di commozione.
Con delle singole frasi, con delle poche parole, era riuscito a levarle di dosso un peso che si portava dietro da quando si erano stretti la mano sul suo letto, dopo aver chiarito.
"Sofi ti prego, non piangere" il tono del biondo era allarmato, e Sofia, con il petto più leggero, non poté fare altro che ridere.
"So lacrime di commozione deficiente" Pietro la fulminò con lo sguardo, prima di guardarla così intensamente che le mancò un battito.
"Promettimi che se mai dovessi avere altre paranoie su di me, su di noi, me ne parlerai" Sofia annuì, per poi abbracciarlo di slancio, facendolo barcollare.
Sentendosi meno esposta, con il viso appoggiato sul suo petto, decise di confidarsi con lui.
"Scusa se ho sbroccato, prima. Ero preoccupata che avessi avuto un altro momento di panico, come al bunker. Non sapere dove fossi mi ha spaventata. Voglio starti vicino Piè, nel bene e nel male"
"Sto bene Sofi. Te l'ho detto, mi alzi l'umore. Anche solo sapere che sei qui, mi fa rilassare. Perché so che, in caso, posso venire a darti fastidio e parlarti, senza sentirmi giudicato". Sofia sorrise contro il petto del biondo, per poi alzare lo sguardo, incrociando quello di Pietro.
Lui le sorrise, per poi spostare gli occhi sulle sue labbra, esitando.
"Ao, non eri no spavaldo un tempo?" Sofia lo prese in giro, prima di essere zittita dalle labbra del biondo che, fameliche, si avventarono sulle sue.
"Sei proprio tremenda, fattelo dire".SPAZIO AUTRICE
Si sono le 4:00 e si pubblico un capitolo. La notte è il momento che preferisco per scrivere, per la gioia di mia madre che la mattina ci mette ore per buttarmi giù dal letto, ma dettagli.
L'ho scritto di getto, come al solito, quindi spero abbia un senso.
Fatemi sapere se vi piace, ci tengo.
Ora giuro che dormo
Lov u
❤️🩹
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Dipingere la notte
Fanfiction"Il destino si prende gioco di noi" "E allora giochiamo,no?"