( FRA I ROTTAMI )

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"Adesso basta. Mi hai rotto il cazzo. So due settimane che stai così, non ne posso più. O ti alzi da sola, o giuro su Cristo che te prendo a pizze, e sai che ne sono capace"
"Ludo... avevamo detto di andarci piano"
"No Andrè, piano un cazzo. Non può continua così. Mo basta".
Sofia, completamente in catalessi avvolta nel suo piumone, ricominciò a piangere.
Aveva smesso nemmeno un'ora prima, ma alle parole dell'amica non era riuscita a trattenersi.
Sapeva, lo sapeva dal primo giorno in cui si era rintanata in camera sua, che erano tutti preoccupati per lei.
Ma non ce la faceva. Solo l'idea di uscire, poterlo rivedere, le faceva male.
Sentì qualcuno sedersi sul letto, e un ticchettio sulla sua testa, sotterrata sotto le coperte.
"Pulce, non dobbiamo uscire per forza. Però almeno andiamo in salotto. Ludo ti ha comprato il gelato alla crema che ti piace tanto. Ci vediamo un episodio di quella serie crime che ti piace di cui non ricordo mai il nome".
Sofia sorrise fra le lacrime. Andrea le stava parlando con un tono così dolce da farla piangere ancora di più, per la commozione.
"Criminal minds" Sofia disse il titolo della sua serie tanto amata sbucando da sotto le coperte.
"Ma allora sai ancora parlare" Ludovica ridacchiò sollevata all'uscita del corvino. Era la prima volta in quella settimana che sentivano delle parole di senso compiuto uscire dalla bocca dell'amica, invece che mugolii o singhiozzi.
"Sapete che non so di de no al gelato"
"A saperlo prima te ne compravo un vagone intero du settimane fa" Ludovica prese in giro l'amica, per poi saltarle addosso e stringerla, accompagnata da Andrea.
Si piazzarono sul divano, attrezzati di gelato, e per una buona mezz'ora rimasero in un religioso silenzio, a guardare la televisione.
Vennero interrotti dallo squillare di un telefono, quello di Andrea.
Il corvino diede un bacio sui capelli di Sofia, per poi rispondere e rintanarsi in cucina.
"Sai Sò... manchi molto anche agli altri. Mi chiedono tutti i giorni come stai, e vorrebbero vederti. Huda e Gin volevano passare oggi, ma se non te la senti non le faccio veni"
"No io... io voglio ricominciare a vivere Lu. È solo colpa mia se sto in sta situazione, è inutile fa le lacrime di coccodrillo" Ludovica rimproverò con lo sguardo l'amica.
Sapeva che in parte Sofia avesse ragione. Forse se avesse parlato subito a Pietro le cose sarebbero andate diversamente. Ma la mora era la sua metà, sua sorella. E qualunque fosse il motivo, non meritava di stare così.
"Allora scrivo sul gruppo. Te faccio porta altro gelato va' Sofia sorrise.
Il gelato non era mai abbastanza per lei. E voleva sentirsi coccolata.
Venne distratta da Andrea che, con uno sguardo cupo si risedette accanto a lei sul divano.
Sofia lo guardò con fare interrogativo, ma lui non rispose, semplicemente cercò di sorriderle.
"Andrè, che succede?"
"Niente pulce, veramente" Sofia sapeva che c'era qualcosa che non andava. Il suo migliore amico era la persona più caotica e solare che conoscesse, e quello sguardo spento non gli si addiceva per niente.
"Sai che sto qua per te, si?" Andrea le sorrise.
"Lo so pulce, lo so. Ma non voglio appesantirti. Anzi, so che passeranno Gin e Huda, vi lascio. Devo andare al bunker da Jack. Ha finito la base per la canzone di Sanremo e la voglio sentire" il corvino quasi scappò dalla casa delle due ragazze, lasciandole sole.
"Non me guarda così. Non so niente manco io" Ludovica rispose allo sguardo che l'amica le aveva rivolto. La bionda sapeva che andrea in quei giorni stava discutendo con Giulia, a causa dei pochi momenti che riuscivano a passare insieme. Ma non voleva, in quel momento, dare anche quel peso alla mora, soprattutto perché il corvino le aveva chiesto di non farlo.
Sofia fece finta di credere all'amica, ma la conosceva. Sapeva che entrambi le stavano nascondendo qualcosa.
Non ebbe tempo di rimurginarci troppo, perché il campanello cominciò a suonare, facendo un baccano enorme. Ludovica andò ad aprire, per poi spostarsi giusto in tempo.
Huda e Ginevra si erano letteralmente catapultate dentro la loro casa, lanciandosi addosso a Sofia, ancora seduta sul divano.
Si abbracciarono strette, e ad Huda vennero gli occhi lucidi.
"Ci sei mancata tanto Sofi" Sofia sorrise. Era grata, nonostante tutto, di avere tutte queste persone intorno che tenevano così tanto a lei.
"Anche voi pupe, anche voi" Ludovica si unì all'abbraccio, e Sofia non volle sentire ragioni.
Voleva che le amiche la aggiornassero su tutto, invece che preoccuparsi per lei.
Voleva provare a distrarsi, ma sapeva che se fosse arrivato un "come stai", non avrebbe retto botta. Non in quel momento.
Cercò per quasi un'ora di non chiedere di lui. Aveva quella domanda sulla punta della lingua.
Si era accorta che le amiche, nel parlare degli ultimi avvenimenti, non lo avevano nominato neanche mezza volta. Sapeva lo stessero facendo per lei, per non farla stare ancora più male.
Ma era anche preoccupata. Immaginava stesse male, ma sperava che si stesse appoggiando agli altri, nonostante avesse il carattere molto simile al suo. Entrambi, quando soffrivano, si chiudevano a riccio.
Poi, non ce la fece più.
"Io... sentite, so che non l'avete nominato per non farmi sta male, ma ve lo devo chiede. Come sta? L'avete visto?" Sofia interruppe il racconto di Ginevra sul suo imminente mesiversario con Gherardo, facendo azzittire tutte le amiche di fronte a lei. 
Le tre ragazze si guardarono fra di loro, per poi sospirare tutte insieme, facendo insospettire la mora, che sentiva salire dentro di lei un'apprensione che rischiava di divorarla.
"Sofi, io sarò sincera con te, perché ti voglio bene, tanto" Huda la guardò dritta negli occhi, con uno sguardo così serio che aumentò la preoccupazione di Sofia. Non l'aveva mai vista così.
La romana annuì, per poi farle cenno di continuare.
"Sta male Sofi. Si è chiuso anche lui in casa. Dio, siete così perfetti l'uno per l'altra che reagite anche allo stesso modo. I ragazzi passano da lui ogni giorno, per provare a smuoverlo. Ma è irremovibile peggio di te. Ha fatto entrare solo Duccio ieri, perché aveva finito le sigarette e se le è fatto portare, poi si è rinchiuso di nuovo in un silenzio tombale. Io non sono mai andata da lui, ma lo vedo che sono tutti preoccupati per lui, come lo sono per te" Sofia sentì le lacrime risalire prepotenti. Immaginava il dolore di Pietro, ma sentirselo sbattere in faccia, era un colpo difficile da digerire.
"Se posso dire la mia... ci devi parlare Sofi. Non può lui, e non puoi tu, andare avanti così. Dovete trovare un compromesso, un equilibrio. Urlatevi addosso non lo so, ma devi, dovete riprendere in mano la vostra vita. Ghera mi ha detto quanto sta soffrendo Pietro, ma stai soffrendo anche tu. E non è giusto, per nessuno dei due" Ginevra era convinta che se c'era qualcuno al mondo che poteva portare il biondo fuori casa, era proprio la ragazza davanti a lei. Le serviva solo una piccola spinta.
"Gin... come faccio. Gli ho fatto male, non me posso presenta a casa sua come se niente fosse"
"Perché no Sò. Meglio anda da lui e prendersi un vaffanculo in faccia, piuttosto che rimanere ancora in sto stato catatonico chiusa in casa" Huda annuì alle parole dell'amica.
Sofia si mise la testa fra le mani. Sapeva che doveva parlarci. A costo di essere respinta, doveva almeno provarci. E poi, voleva rivederlo. Doveva, rivederlo.
Nonostante la sofferenza, Pietro le mancava come l'aria.
Erano due settimane precise che non lo vedeva, da quando si era chiusa in casa.
Si alzò di getto.
"O la va o la spacca, no?" Guardò le amiche con uno sguardo speranzoso.
Aveva paura si, ma vedendo gli occhi delle amiche brillare per la sua presa d'iniziativa, sorrise.
Si cambiò al volo, solo perché il pigiama che aveva addosso non lo toglieva da una settimana.
Cercò di sistemarsi, per quel che poteva, ma era in condizioni pietose.
Le occhiaie le contornavano gli occhi, i capelli erano tutti in disordine, e aveva gli occhi spenti.
Ma non si perse d'animo. Voleva vederlo.
Si concentrò su questo pensiero, anche mentre guidava verso casa di Pietro.
Ludovica si era proposta di accompagnarla, preoccupata di mettere la mora alla guida, ma Sofia si era rifiutata.
Lei aveva creato il casino, lei avrebbe provato a risolverlo.
Con questa speranza, dopo aver parcheggiato, citofonò a casa del ragazzo, sperando che la madre non fosse in casa. Ancora non si erano mai viste, e non le sembrava l'occasione più adatta per conoscere la madre del ragazzo che le aveva rubato il cuore.
Si mise a guardare le punte delle sue scarpe nell'attesa, per poi rialzare lo sguardo nel sentire la serratura della porta.
Davanti a lei, incontrò lo sguardo curioso di una ragazza che doveva avere più o meno la sua età.
A primo impatto, le mancò un battito. Pensò subito che potesse essere l'amante di Pietro.
Ma guardandola meglio, concentrandosi sugli occhi, si rese conto che era la copia esatta del biondo, solo che al femminile.
E poi capì.
Era Asia.

Dipingere la notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora