AQUILONI

637 32 4
                                    

"Sofi? Che succede? Stai rientrando? Com'è andata? Sei con lui?" Ludovica pose all'amica quelle domande a macchinetta. Si era preoccupata. L'unico messaggio che Sofia le aveva inviato era per confermarle che era arrivata a Firenze, poi era sparita.
Come risposta dalla mora, ricevette una risata rumorosa, e Ludovica capì che l'amica era ubriaca.
"Sofi non me fa incazza. Dove sei, con chi e perché sei ubriaca" Ludovica non si rese conto di star urlando finché non si accorse che tutti i presenti al bunker la stavano guardando con aria preoccupata.
"Amooo, sono a Firenze, ad una festa ma non so come tornaaaa! Se guido mi arrestano e le guardie poi mi stanno sul cazzo, lo sai. Anche se la divisa ha il suo fascino".
Sofia evidentemente non si era resa conto di aver bevuto pure troppo con la madre della festeggiata.
"Hai provato a sentì Andrea? Magari te può raccattá lui".
Anche il corvino non si era più fatto sentire con gli amici, ma su di lui vi erano meno preoccupazioni.
In teoria era ad una cena di famiglia, giusto?
"Andrè? Ah, sta con me. Cioè stava, ora va a farsi l'amore suooo. È molto bella".
Ludovica era sempre più confusa, oltre che preoccupata.
"Ma in che senso stai co Andrea?"
Pietro drizzò le orecchie alla notizia, innervosendosi più del dovuto.
Aveva notato che Sofia e l'amico si erano avvicinati molto, spesso confabulavano a bassa voce, ma non gli era mai balenata in testa l'idea che potessero essere insieme a Firenze.
"Amo è una lunga storia, e non tocca a me spiegarla. Te devo chiede un favore. Se chiamo un uber, me lo paghi tu? Ho la carta praticamente vuota perché Ezio mi deve ancora pagare l'ultimo mese e-"
Ludovica per poco non implose.
"Ma che cazzo dici un uber! Sei ubriaca, sai dove ci finisci? Mo mi organizzo io, tu trovati un posto dove stare e non muoverti. Ti richiamo".
Sofia si sentì immensamente in colpa.
Ok che Andrea era stato un imbecille a bere, ma lei avrebbe dovuto mettere in conto che magari sarebbe voluto rimanere con la fidanzata.
Aveva accettato di accompagnarlo perché lui aveva paura di ritrovarsi da solo, visto che nei mesi in cui si era frequentato con l'attuale fidanzata aveva conosciuto solo la sua migliore amica e la madre. Quest'ultima per sbaglio.
Ovviamente, essendo un logorroico simpaticone, aveva subito accettato il ruolo di accompagnatore con tutti gli invitati di Giulia, bevendo qua e là.
Sofia si sedette su una panchina dall'altro lato della villa, con la testa fra le mani.
Era da più di venti minuti che aspettava che Ludovica la richiamasse.
Aveva paura che fosse talmente arrabbiata da non volerla più sentire.
Venne raggiunta da Andrea e la ragazza, visibilmente preoccupati.
"Sofi... comunque veramente per me non c'è problema se rimani. Casa non è troppo grande, ma posso lasciarti il mio letto e io dormo con i miei, o sul divano".
Sofia scosse la testa. Si, il suo amico era il primo dei deficienti, ma non voleva rovinare la serata alla festeggiata.
Soprattutto da quando aveva saputo che era finalmente pronta a fare il grande passo nel mondo del sesso, punzecchiata anche dalle amiche che le avevano regalato uno splendido completino sexy, a mo di incentivo.
"Giuliè, non te preoccupa. Ho sentito la mia amica di Empoli e sta cercando na soluzione. E no testa di cazzo, non le ho detto nulla. Ma tu domani o parli o giuro che te spacco di botte".
Sofia si rivolse ad Andrea, il quale aveva sussultato nel sapere che la romana avesse contattato Ludovica.
"Sofi, veramente, grazie" La mora lo zittì con una mano.
Se avesse sentito un'altra volta la parola grazie uscire dalla bocca del corvino non avrebbe risposto di se stessa.
Il suo telefono vibrò, e si rese conto che a chiamarla era un numero non salvato.
"Prontolo? Parlo con la Cia? Finalmente mi avete contattata! Sono anni che dico che sarei perfetta per lavorare con voi, d'altronde so tutti gli episodi di Criminal Minds a memoria e-" il suo monologo sbiascicato venne interrotto da una risata che le fece accantonare la pelle.
"Deduco che tu non abbia salvato il mio numero. Sai che da ubriaca sei più simpatica? Comunque mandami la posizione di dove sei, sto venendo a raccattarti. Fra mezz'ora massimo sto a Firenze, a quest'ora non c'è un'anima".
Pietro, dopo aver assistito alla discussione di Ludovica e Marco sul fatto che lei, avendo bevicchiato qualche birra al bunker non dovesse guidare, si era proposto per recuperare la romana.
L'amica di lei, che più che fare una ramanzina a lei voleva picchiare a sangue Andrea, aveva insistito nell'andare con lui, ma era stata placata da Marco, che l'aveva convinta nell'andare a dormire da lui, e a rimandare la gogna al giorno successivo. Dopo qualche insulto all'intero universo, i due si erano ritirati a casa del platinato, e Pietro si era avviato in direzione della metropoli.
Era veramente curioso di sapere che diamine ci facessero insieme Sofia ed Andrea, oltre a sentire l'impellente bisogno di trascorrere del tempo con la romana, in solitudine.
Sofia, dal canto suo, era sconvolta. Sentiva le farfalle allo stomaco, e riuscì a rispondere al biondo, sbiasciando che si sarebbe fatta trovare di fronte una villa li in città, dopo qualche minuto di silenzio.
Giulia e Andrea decisero di aspettare con lei, per non lasciarla sola.
Lei che, oltre ad essere dispiaciuta perché sapeva di aver fatto preoccupare i suoi amici, soprattutto Ludovica, era euforica.
Era contenta che la stesse venendo a recuperare il biondo, ma era anche preoccupata di queste sensazioni che provava nei confronti del ragazzo in questione.
Quando Andrea le toccò la spalla, si ritrovò davanti il biondo, che era sceso dalla macchina per vedere com'era la situazione.
Pietro fulminò con lo sguardo Andrea, ingelosito, prima di scorgere una terza persona accanto ai suoi amici.
Giulia, vedendo lo sguardo che il biondo stava lanciando al suo ragazzo, decise di presentarsi.
"Ciao, tu devi essere Pietro. Io sono Giulia, la..." si bloccò, guardando Andrea. Sapeva che ancora non aveva parlato della loro relazione con gli amici.
"È la mia ragazza Piè".
Pietro rilassò le spalle alla confessione dell'amico, venendo poi distratto dalla figura di Sofia che si stringeva il cappotto addosso, tremando di freddo.
"Per stasera ti lascio stare, ci penso io a lei. Ma sappi che voglio, vogliamo, delle spiegazioni".
Andrea annuì, prima di salutare il ragazzo e ringraziando per l'ennesima volta Sofia.
Si incamminarono alla macchina, e la romana ancora non aveva aperto bocca.

Dipingere la notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora