DIPINGERE LA NOTTE

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"E così è come si sono conosciuti mamma e papà"
"Lù, la pianti?"
"Sofì per tutte le volte che te ho dovuta sopporta mentre piangevi pe Pietro me pare il minimo".
Ginevra e Huda concordarono con l'amica, scoppiando a ridere, e lasciando la nuova arrivata a bocca aperta.
Sofia le fulminò con lo sguardo, per poi rivolgersi alla ragazza bionda seduta accanto a lei.
"Scusale Cecì, so passati mesi ma continuano a percularmi". La ragazza le sorrise tranquillizzandola, per poi esortarla a terminare il suo racconto.
Viste da fuori, sembravano una specie di setta satanica.
Si trovavano sul palco, sedute in cerchio, in attesa che i ragazzi tornassero.
Come suo solito, Gherardo li aveva buttati giù dal letto all'alba, ragazze comprese, per organizzare la giornata alla perfezione.
Dopo due ore estenuanti di prove però, i ragazzi avevano disertato, e si erano recati alla ricerca di un ristorante per cenare dopo il concerto.
Ovviamente non era necessaria la presenza di tutti e sei per l'impresa, ma consapevoli del caratteraccio che Ghera assumeva prima dei concerti, si erano dileguati in gruppo.
Non avendo nessuno da torchiare, Ghera si era rassegnato e, sotto consiglio della sua adorata Ginevra, li aveva seguiti per controllare che non facessero casini come loro solito.
Se Sofia avesse saputo che rimanere senza di loro avrebbe implicato il raccontare alla new entry femminile tutta la sua storia con Pietro, sarebbe volentieri scappata anche lei.
Non che avesse qualcosa contro la ragazza, anzi. Cecilia era un tesoro, e adorava parlare con lei.
Complice il provenire dalla stessa città, erano entrate in sintonia, e piano piano anche Cecilia si stava integrando in quel caos di persone che costituivano per Sofia la sua famiglia.
Il problema nel raccontare la sua storia d'amore, definita da Ludovica "la storia del destino", era solo ed unicamente il suo imbarazzo.
In realtà, amava parlare del biondo, di quanto ci stesse bene e di quanto si amassero, ma puntualmente si imbarazzava a morte, creando risolini indiscreti nelle sue amiche, che non l'aiutavano affatto.
"Vabbè ma quindi mo va tutto bene, no?" Venne riportata sulla terra proprio da Cecilia. Neanche si era resa conto di essere rimasta in silenzio per più di un minuto, guardando il vuoto.
Arrossì più del dovuto, annuendo, facendo ridere le ragazze accanto a lei.
"Scusala Ceci, quando si parla del suo principino diventa tutta timidina" Huda mise il carico da dodici al suo imbarazzo, facendole alzare gli occhi al cielo.
Più passava il tempo, più si rassegnava all'idea che i suoi amici non avrebbero mai smesso di prendere in giro la sua relazione, in particolare i suoi comportamenti quando si trattava di Pietro. Sapeva anche però, che era inevitabile che lei facesse così, e le andava bene.
Era felice, lo era con lui, e le bastava.
In quei mesi Pietro aveva fatto di tutto per farla sentire amata al cento per cento, per dimostrarle quanto effettivamente lei riuscisse a renderlo felice, e convincerla che, insieme, ce la potevano fare. E lei si era finalmente convinta, buttandosi alle spalle tutte le paranoie, i giudizi e le paure.
Si sentiva più leggera, libera addirittura, da quando stava con Pietro. E si, era felice, come mai lo era stata.
"E tu? Come va con il nostro egomostro?" Ludovica, da brava amica, cambiò argomento, per dare un attimo di tregua alla sua sorella acquisita.
"Va bene, è un cucciolone. In realtà non me lo aspettavo, quando m'ha chiesto di uscire pensavo stesse a gioca, na cosa fra amici insomma, e invece... eccoci qua" Cecilia ridacchiò, arrossendo anche lei. Non era solita farlo, ma in quel momento aveva capito perfettamente cosa intendesse Sofia quando, tempo prima, le aveva detto che sarebbe stata torturata per giorni dalle sue amate pettegole, riguardo la sua relazione con Jacopo.
Ormai era da più di un mese che andava avanti. E se all'inizio lui non aveva fatto trapelare nulla, dopo solo due settimane lo avevano ripescato al bunker, in compagnia della sua ragazza.
Jacopo aveva stupito tutti. Non aveva detto niente a nessuno, volendo prima vedere se la ragazza effettivamente ricambiasse il suo interesse. Quando poi era successo, non si era fatto scrupoli nel gettarla in pasto ai suoi amati amici, cosa per cui Sofia ancora lo rimproverava, per prenderlo in giro.
Cecilia, con il suo carattere esuberante, era entrata subito in simpatia con tutti, e le ragazze l'avevano accolta ben volentieri fra loro. Quando poi lei aveva deciso di accompagnare il suo fidanzato in tour, le altre ne erano state solo che contente.
"Ce serve un po' di pussy power in più, daje Cecì" così aveva esordito Ludovica, facendo ridere tutti.
"Fate quasi paura viste così" il loro momento di gossip venne interrotto dalla voce di Duccio, preannunciando il ritorno di tutta la ciurma.
In pochi secondi infatti, alla cerchia ristretta al femminile, si unirono anche i sette ragazzi.
Pietro si sedette dietro Sofia, allargando le gambe, per farle appoggiare la schiena al suo petto.
"Mi sei mancata"
"Ma se sei stato via manco un'ora"
"Mi smonti ogni volta che ti dico qualcosa di dolce" Pietro fece il finto offeso, facendola ridere.
"Era na battuta Piè"
"Tanto lo so che lo fai solo perché ti imbarazzi da morire" Sofia lo guardò con tanto d'occhi.
"Ma che stai a di...non è vero che me imbarazzo" si rese conto da sola di risultare ridicola, perché entrambi erano perfettamente consapevoli che il biondo avesse ragione.
"Farò finta di darti ragione"
"Stronzo"
"Mi ami lo stesso, e io amo anche il tuo imbarazzo, se causato da me"
"T'ho detto che non me so imbarazzata" fece la finta stizzita, e Pietro scoppiò a riderle in faccia.
"Ok bambini, basta litigare. Ora che siamo finalmente sul palco, vi tocca rivedere la scaletta". Ghera interruppe il loro finto screzio, e Sofia si accorse che Pietro si era irrigidito nel sentire la comunicazione dell'amico.
"Tutto ok?" Sofia si premurò di controllare se effettivamente il biondo avesse un problema, ma lui la ignorò per poi alzarsi e seguire gli altri nell'area dietro il palco.
Si ammutolì, chiudendosi nei suoi pensieri. Forse lo aveva infastidito davvero con la sua risposta ironica?
Scosse la testa, rispondendosi da sola. Era tipico loro, stuzzicarsi come avevano appena fatto. Pietro la prendeva continuamente in giro, su come facesse finta di essere indifferente alle sue parole dolci. E lei puntualmente finiva col rispondere in modo ironico, per infastidirlo.
Quindi no, non poteva essere per quello.
"Sò, che succede?" Le ragazze avevano seguito i movimenti del biondo, e avevano visto come lui avesse liquidato la loro amica, lasciandola in un silenzio teso.
"A saperlo sorè". Fece un sospiro.
Se c'era una cosa che detestava, era non sapere. Soprattutto se la sua ignoranza derivava dai comportamenti di Pietro. Non riusciva veramente a capire cosa potesse averlo fatto praticamente fuggire dalle sue braccia.
"Magari è solo nervoso Sofi. Rivedere la scaletta è un incubo per loro, discutono sempre". Ginevra provò a rassicurarla.
In effetti le parole dell'amica erano veritiere. Aveva potuto assistere in prima persona a quanto riuscivano ad impuntarsi nello scegliere minuziosamente ogni canzone. La cosa che la fece dubitare però, era che in teoria la scaletta era stata già stabilita all'inizio del tour estivo, dopo ore e ore passate a litigarci.
Le ragazze provarono a distrarla, iniziando a parlare del più e del meno, ma la sua testa era altrove.
Si ridestò solo quando scorse i ragazzi risalire sul palco per incitarle a seguirle nel back.
All'inizio del concerto mancava ancora una mezz'ora, nonostante la piazza fosse già piena di gente, e questo voleva dire solo una cosa : era ora del solito rito.
Con l'aiuto di Huda, Dario consegnò a tutti uno shot di amaro del capo, per poi berlo con "freed from desire" di sottofondo. Ovviamente, la versione del coro dei tifosi fiorentini.
La prima volta che lo avevano fatto, era stato per infastidire Sofia, dopo la sconfitta della sua adorata prima squadra della capitale proprio per colpa della Viola. Lei stessa aveva detto ai ragazzi che quella canzone la cantavano sempre all'Olimpico, con parole differenti. Marco, alla notizia, assecondato da Andrea, aveva iniziato una faida contro la romana, per decretare quale fosse la versione migliore.
Erano finiti sullo scommettere attraverso la fatidica partita. La squadra che avrebbe vinto, automaticamente avrebbe avuto il coro migliore. Inutile aggiungere che Sofia, irritata per la sconfitta, aveva passato giorni a rifiutarsi di cantare "Firenze è carica". Ma poi, aveva mollato.
Anche in quell'occasione, dopo aver maledetto con lo sguardo i suoi amici, cantò con loro, consapevole di quanto in realtà ci tenessero. Aveva imparato a conoscerli, e sapeva che il fare qualcosa tutti insieme, l'avere dei riti, li faceva sentire ancora di più uniti, cosa fondamentale prima di salire su un palco.
Mentre cantavano, si ritrovò a cercare con lo sguardo Pietro, trovandolo già a fissarla. Lui le fece cenno di andare in disparte, mentre l'ultima frase del coro fiorentino terminava.
Si staccarono dal gruppo, sedendosi per terra, l'uno davanti all'altro.
"Non hai fatto nulla, non ce l'ho con te, sei perfetta. Ti amo, e scusa" Pietro sparò quelle frasi di getto, lasciandola interdetta.
"Eh?"
"Amore, ti conosco. Io...volevo subito tornare indietro, ma dovevo sistemare una cosa con gli altri. Non volevo farti preoccupare prima, mi sono reso conto dopo di averti ignorata, e ti conosco, sicuramente avrai pensato al peggio, e-" Sofia lo frenò afferrando le sue mani.
"Non ce l'ho con te. Cioè, m'hai fatta preoccupa, pensavo di aver detto qualcosa di sbagliato ma so che non è così. Solo non capisco che sta a succede, e sai che odio non sapere". Pietro sospirò.
"Hai ragione, è che... c'è una sorpresa, e riguarda la scaletta. Non volevo dirtelo, avevo chiesto a Ghera di stare zitto ma come al solito è entrato in modalità tenente e non se lo è ricordato. Non ti riesco a mentire, me lo sarei fatto scappare di bocca se ti avessi risposto" Sofia si rilassò.
"Serafini, sei tremendo. Non potevi dirmelo subito che era na sorpresa?"
"Ma che gusto c'è! Non sarebbe stata più una sorpresa se te l'avessi detto"
"Ma mo lo so comunque"
"Hai ragione, mi sono fottuto da solo"
"Ti amo anche per questo" scoppiarono a ridere, per poi baciarsi.
"Sposini, è ora di andare a far scatenare il pubblico" vennero richiamati da Marco, già pronto per salire sul palco. Ginevra, dopo aver controllato che l'amica stesse bene, finì di sistemare gli outfit dei ragazzi, per poi lasciarli andare.
Sofia si era visibilmente rilassata. Al tempo stesso però, era nervosa. Non aveva la minima idea di quale potesse essere la sorpresa organizzata da Pietro.
Si distrasse cantando con le sue amiche i brani del collettivo, non rendendosi conto che erano già arrivati a Governo Punk. Una volta terminata la canzone però, i ragazzi non scesero dal palco. In teoria, doveva essere l'ultima.
"Ok ok gente, non vi spegnete, perché manca ancora un ultimo pezzo" un boato di gioia si scatenò nella piazza alle parole di Andrea, creando confusione fra le ragazze nel backstage.
"Non vi dirò chi, ma qualcuno di noi ha sfracassato le palle per ore per far rimettere in scaletta questo brano, quindi fate un cazzo di casino per dipingere la notte".
Sofia spalancò gli occhi, per poi sentire delle lacrime scenderle sulle guance all'attacco di Dario.
Aveva capito. E in quel momento, se possibile, lo amò un po' di più.
Pietro sorrideva, cantando la sua strofa, consapevole di ciò che stava dicendo e soprattutto ricordando, attraverso quelle parole.
Erano al bunker, tornati dopo il concerto a Putignano, perché Jacopo aveva proposto l'ennesima serata all'insegna dell'alcool.
Fra un drink e l'altro, si erano ritrovati stesi sul prato, ad osservare le stelle, parlando del più e del meno. Sofia però, si rese conto che era da più di cinque minuti che stava parlando solo lei.
"Piè?" Lo richiamò, e lui si ridestò dal contemplare la ragazza al suo fianco.
"Stanotte è diverso" Sofia lo guardò con fare interrogativo.
"stanotte è diverso, è come fosse per sempre" lei ridacchiò, rossa in volto.
"Che fai, te autociti? Ma quanto puoi esse egocentrico" Pietro sbuffò, per poi tirarsela addosso.
"Lo penso davvero. Prendila come una promessa. Vorrei fosse per sempre, con te" Sofia lo abbracciò, intrecciandosi a lui più di quanto non lo fosse già.
"Anche io Piè. Anche io vorrei fosse per sempre".
Così, sotto la testimonianza delle stelle, si erano promessi l'un l'altro.
E a Pietro era sembrato scontato, insistere per aggiungere il brano alla scaletta. Racchiudeva uno dei momenti più belli che aveva condiviso con Sofia, e voleva farglielo sapere.
Salutarono i fan, per poi scendere dal palco. Sofia gli corse incontro, saltandogli addosso.
Sapeva che l'avrebbero presa in giro per mesi, ma non se ne interessò. Sentì Pietro ridere, e rise anche lei, di pura gioia.
"Sei tremendo, m'hai fatto piagne come na ragazzina"
"Vedo che hai colto la mia dedica"
"Guardati, sei tutto rosso! Non ero io quella che diventa un pomodoro de continuo, Serafini?"
"Ti amo anche io".

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