Il momento tanto atteso era arrivato.
Essendo dicembre inoltrato, tutti i presenti sul van si erano bardati dalla testa ai piedi.
Le ragazze, che avevano gentilmente accettato l'invito, che per lo più era stato un obbligo, di accompagnare il collettivo all'evento in questione, erano in visibilio.
Gherardo e Ginevra ormai erano diventati una coppia ufficialmente, presi in giro e definiti da tutti come i genitori del gruppo, a volte associati a Dario e Huda, la coppia che durava da più tempo.
Ludovica e Marco avevano iniziato una frequentazione più seria da un po', andandoci però piano. Anche se tutti avevano capito che erano persi l'uno dell'altra.
Sofia e Pietro invece, sembrava vivessero in una bolla.
Più volte gli amici avevano fatto allusioni su quanto si trovassero bene l'uno con l'altro, facendoli imbarazzare. Eppure, sembrava che entrambi avessero paura di fare quel piccolo passo in più.
Sofia era terrorizzata del sentimento che sempre più prepotente provava per il biondo.
E Pietro, Pietro aveva solo paura di fare il primo passo.
Da quando si era sfogato con la romana, lei l'aveva accompagnato ad ogni sua prova per il pezzo al bunker. Non aveva saltato neanche una volta, rimandando in silenzio per ore, guardandolo provare. Lui d'altro canto, le faceva spesso compagnia al bar di Ezio, piazzandosi al bancone con una birra, per lo più guardandola lavorare.
Era così contento che Sofia fosse lì con loro.
La ragazza infatti, non potendo rifiutare di accompagnarli, aveva rimandato il suo ritorno a Roma per le festività, solo per loro. I ragazzi per poco non si erano commossi, sapendo quanto alla romana mancasse suo fratello, e che non vedeva l'ora di rivederlo.
Sofia aveva ammesso solo a Ludovica che voleva, oltre che supportare i ragazzi, essere presente soprattutto per il biondo, spaventata che potesse di nuovo farsi prendere dal panico.
Da quando ne avevano discusso al bunker, risolvendo il tutto con un buon gelato, non era più successo, ma Sofia sapeva benissimo quanto l'ansia fosse una brutta bestia, e voleva solo che Pietro, e i ragazzi, si godessero a pieno questa esperienza.
"Siete sicure di aver preso tutto? Guardate che non possiamo tornare indietro eh" Duccio scherzò riferendosi ai bagagli delle ragazze. Erano talmente tanti che sembrava dovessero partire per settimane, invece che per un paio di giorni.
"Senti Hello Kitty dei miei stivali, uno deve esse pronto a qualsiasi evenienza. Quindi più cose porti, meglio è" Ludovica rispose al rosso per poi fargli una linguaccia scherzosa. Era dal giorno precedente che i ragazzi, dopo aver caricato il van, facevano battute sulla quantità di roba che le ragazze si stavano portando a Sanremo.
"Bambini, smettetela su. Parliamo di cose serie. Guido io la prima oretta, poi Jack mi da il cambio all'autogrill, ok?" Gherardo richiamò la ciurma sull'attenti e, dopo un cenno di assenso da parte di Jacopo, partirono, tutti con l'emozione a mille.
Sofia, seduta dal lato del finestrino, si appoggiò a Ludovica, accanto a lei, per riposare un po'.
Quella notte aveva parlato con le ragazze, rimaste a dormire a casa delle due romane, per ore.
Si erano confidate su relazioni e non, e la mora si era sfogata sui sentimenti che con passare del tempo erano cresciuti in lei.
Pietro la confondeva. Si trovavano così bene insieme, che spesso dimenticava di portare sulle spalle il peso di non avergli ancora confessato di Rimini. Le ragazze glielo avevano detto, che prima o poi avrebbe dovuto parlare, soprattutto per una questione di fiducia.
Il biondo infatti si era aperto ancora con la ragazza, raccontandogli di Alice, di come ci avesse sofferto, e lei aveva fatto lo stesso riguardo Joseph.
C'era stato un momento in cui poteva dirgli la verità.
Mentre si trovavano a lavoro da lei infatti, durante una delle sue pause, Pietro le aveva confessato che uno dei motivi per cui se l'era tanto presa quando lei l'aveva lasciato solo, era perché gli era tornata in mente l'unica volta in cui gli era già successo.
Sofia voleva dirglielo, essere sincera con lui.
Ma non aveva fatto in tempo neanche ad aprire bocca che Ezio l'aveva richiamata per pulire il disastro causato da un ragazzo che, visibilmente brillo, aveva rovesciato un drink per terra, rompendo il bicchiere.
I due in seguito non avevano più aperto l'argomento e Sofia, presa dalla paura che il biondo potesse non perdonarla, aveva deciso di far finta di niente.
Fu proprio il biondo a svegliarla, scuotendole una spalla.
Aprì gli occhi confusa. Non si era accorta di essersi addormentata. Più che dormire in effetti, era rimasta più di un'ora in una sorta di dormiveglia, presa dai suoi pensieri.
"Gli altri sono scesi per prendersi qualcosa da mangiare, ti serve qualcosa?"
"Nono, sono a posto. Me faccio giusto una heets va" e scese dal van.
"Tu non vuoi niente?"
"Preferisco farti compagnia. Ho chiesto a Faster di comprarmi un Twix, giusto per mangiare qualcosa".
Sofia arrossì. Non riusciva a farne a meno. Ogni volta che il biondo le dimostrava quanto fosse premuroso nei suoi confronti, sentiva le farfalle allo stomaco.
Dopo qualche minuto di un placido silenzio, interrotto solo dal rumore dei respiri dei due ragazzi, tornarono gli altri, pronti per ripartire.
A Sofia non erano sfuggiti gli sguardi maliziosi di Andrea, e alzò gli occhi al cielo.
Quello che era diventato in quei mesi il suo migliore amico, infatti, era il primo che faceva allusioni su quanto lei fosse cotta di Pietro, imbarazzandola a morte.
Il corvino le aveva confessato che sapeva dei precedenti della loro notte insieme, ovviamente riferendosi solo a quella di Empoli, e che secondo lui anche il biondo provava qualcosa nei confronti della romana, non riuscendola però a convincere ad indagare.
Andrea stesso ci aveva provato, ma Pietro, da quando aveva cominciato a provare emozioni così forti da sconvolgerlo, si era di nuovo chiuso a riccio. Non aveva confessato a nessuno che bramava solo di poterla baciare di nuovo, di voler passare con lei tutto il tempo libero che aveva, che adorava sentirla parlare dei suoi corsi universitari, e anche della Lazio, per quanto non fosse un tifoso. Quando gli occhi di lei si illuminavano, lui sorrideva come un deficiente. Vederla felice lo rendeva felice, e col tempo stava realizzando quanto la sua compagnia lo calmasse, anche stando in silenzio.
Ma era spaventato.
L'unica persona con cui si era aperto un po' di più era sua sorella Asia, che, sapendo di averci preso al tempo sulle sensazioni del fratello riguardo la ragazza in questione, insisteva sul dirgli di fare qualcosa, convinta che anche lei lo ricambiasse.
Le paure del biondo però, il terrore di ricevere un rifiuto, lo frenavano dal superare quella linea che, col passare del tempo, si faceva sempre più sottile.SPAZIO AUTRICE
Allora, non so se questo capitolo abbia un senso o no , nel dubbio ignoro la cosa e lo metto comunque.
Volevo concentrarmi un po' sui sentimenti dei due protagonisti, perché per quanto nessuno dei due sia io, mi rivedo un po' in entrambi.
La paura di un rifiuto è un qualcosa che conosco perfettamente, spero vi sia arrivato il concetto.
Ah e spoiler, c'è la mia parte malsana che sta pensando di unire la storia di Holden e z Sarah a questa, ma mi sono resa conto che per le tempistiche non avrebbe senso, visto che si svolge in due periodi differenti, però sarebbe stato un tajo.
E niente, spero vi piaccia. Fatemelo sapere,
Lov u❤️🩹
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Dipingere la notte
Fanfiction"Il destino si prende gioco di noi" "E allora giochiamo,no?"