DI CHI È QUESTA CITTÀ

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Sofia fremeva dalla voglia di scendere dal treno.
Nervosa, non riusciva a stare ferma.
Quelle due settimane a Roma erano state si un toccasana, ma anche piene di malinconia.
Si era goduta la sua famiglia, le sue amiche storiche, aveva passato uno splendido Natale.
Ma il pensiero di voler tornare a guardare negli occhi quel ragazzo che tanto le tormentava il cuore non l'aveva mai abbandonata.
Si erano scritti in quelle settimane. Si erano scambiati gli auguri, ed avevano chiacchierato del più e del meno.
Dietro a quei messaggi però, c'era da entrambi la smania di volersi perdere di nuovo l'uno nell'altro. E ancora, e ancora.
Aveva tartassato Ludovica di domande. Se aveva visto il biondo, se stava bene.
La bionda, prendendola in giro, le rispondeva sempre allo stesso modo.
"A Sofì, quello starà bene davvero quando te vedrà di nuovo, fidate. Manchi a tutti, ma lui sembra un cane bastonato da quando sei partita".
Era in preda all'euforia.
Sarebbe tornata ad Empoli giusto in tempo per andare a casa, prepararsi, e recarsi da Gherardo.
Il fatto che si fosse impuntata di pagare l'anima per il treno il 31 dicembre, la diceva lunga.
A nulla erano serviti i rimproveri dei suoi genitori, che le avevano consigliato, nonostante si fosse già organizzata, di aspettare il 2 gennaio, e spendere di meno.
Sofia non poteva aspettare un attimo di più.
E l'aveva capito, che aveva fatto trapelare alla sua famiglia che, oltre a Ludovica, c'erano altri motivi specifici per i quali volesse subito fare ritorno in Toscana.
Ma non le importava. Voleva solo rivederlo.
Si era fregata da sola, ma non poteva farne a meno.
Percepiva quasi dolore fisico all'idea di rivedere Pietro, in senso buono.
Le farfalle dentro al suo stomaco, che per due settimane era riuscita a grandi linee a domare, erano tornate alla carica, più forti che mai.
Non diminuirono neanche quando salí in macchina con Ludovica, conscia che a breve l'avrebbe rivisto, anzi. Se possibile, si raddoppiarono.
L'amica le parlava, ma lei aveva la testa da tutt'altra parte.
Non si accorse neanche di essere arrivata di fronte la loro abitazione empolese.
Rinsavì solo quando Ludovica, vedendola sulle nuvole, le diede una spinta giocosa, prendendola in giro mentre ridacchiava.
Si prepararono alla velocità della luce, d'accordo con il resto della ciurma di incontrarsi direttamente a casa di Ghera, pronti per festeggiare.
Non appena suonarono il campanello, Sofia sentiva di star per implodere.
Non sapeva se era pronta, nonostante l'emozione e le farfalle.
Aveva riflettuto molto a Roma, confrontandosi soprattutto con Silvia e Lavinia.
E tutto ciò a cui aveva pensato, portava alla stessa conclusione : doveva dire la verità a Pietro.
Ma nel momento in cui incontrò i suoi occhi, quando venne ad aprire la porta in compagnia di Duccio, non capì più niente.
Il rosso la abbracciò stretta, ma lei aveva occhi solo per il biondo.
Pietro era rimasto pochi passi dietro Duccio, guardando Sofia come se fosse un'entità mistica.
Salutò distrattamente Ludovica che, prendendo a braccetto il rosso, si allontanò con lui ridacchiando.
Si ritrovarono faccia a faccia, imbarazzati ma contenti.
"Ciao Piè" Sofia gli sorrise timidamente.
Lui l'afferrò e la strinse forte, inebriando il suo profumo.
"Finalmente sei tornata"
"Che è, te mancava la tua psicologa?"
"Mi mancavi tutta, scema". Sofia arrossì e, per levarsi dall'imbarazzo, si staccò dall'abbraccio sorridendogli, per poi recarsi in salotto.
Venne accolta da urla di gioia, prima di essere travolta dal resto dei presenti.
Fu in quell'esatto momento che capì di aver preso la decisione più giusta nel tornare da loro.
Si sentiva a casa, in mezzo a coloro che ormai definiva come una nuova famiglia.
Huda e Ginevra, accompagnate da una timida Giulia, la trascinarono in cucina, per aggiornarsi sui vari gossip.
Sofia sorrise felice. Sapeva quanto Andrea avesse lottato con i genitori della sua fidanzata per farle passare il capodanno ad Empoli.
"Finalmente ho trovato il mio posto nel mondo". Ormai quella frase era diventata il suo mantra. E mentre osservava le ragazze, da poco raggiunte anche da Ludovica, che ridevano fra loro, ebbe solo l'ennesima conferma.
La gioia di quei ragazzi era inebriante, tanto che, presa dal momento, si ritrovò a rappare con Marco e Jacopo l'ennesima canzone di Eminem che Dario aveva messo sul grande schermo.
Ballò, libera, tanto che a Pietro sembrò di vivere un dejavu.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tanto che non si rese neanche conto di Andrea che lo afferrò per fargli cantare "can't hold us" insieme a lui.
Cantava, per lo più sbiasciava parole confuse insieme al corvino, causando risate a tutti i loro amici. Lo sguardo però, tornava ad intermittenza dalla romana.
Quest'ultima, ogni volta che incrociava il suo sguardo, se possibile, sorrideva ancora di più.
"Ragaaa andiamo in giardino, mancano 5 minuti alla mezzanotte" Ginevra, abbracciata a Gherardo, richiamò l'attenzione su di se, invitando tutti a recarsi all'esterno.
Si stavano divertendo così tanto che neanche si erano resi conto del tempo trascorso.
Barcollanti ma felici, arrivarono tutti nel giardino della casa in cui stavamo festeggiando, armati di spumante, pronti per brindare al nuovo anno.
Cominciarono il conto alla rovescia allo scoccare delle 23:59, e Sofia, distratta dal baccano che stavamo facendo tutti insieme, si ritrovò appoggiata con la schiena al petto di Pietro.
Lui la avvolse ponendo le mani suoi suoi fianchi, contando all'indietro dritto nel suo orecchio sinistro.
Quando mancavano dieci secondi, la girò, tenendola fra le sue bracce.
Finirono di contare guardandosi dritti negli occhi, ignorando gli amici intorno a loro, che avevano cominciato a stappare tutte le bottiglie, facendo se possibile ancora più casino.
Si sorrisero, per poi scoppiare.
Si baciarono come se fosse la prima volta, attaccandosi l'uno all'altra come se potessero svanire da un momento all'altro.
Si risvegliarono dalla loro bolla quando Andrea, completamente ubriaco, li bagnò con la bottiglia di spumante che aveva rubato dalle mani di Jacopo, giusto per infastidirli.
Giulia, accanto a lui, lo rimproverò per averli interrotti, per poi essere presa di peso dal fidanzato, che se la trascinò praticamente correndo per tutto il giardino.
Sofia e Pietro, dal loro canto, erano talmente felici in quel momento che invece di inveire contro il corvino, scoppiarono a ridere, per poi ripagarlo con la stessa moneta.
"Ehi, io vi ho pure difesi! Ingrati" Giulia, bagnata tanto quanto il fidanzato, provò a difendersi, invano.
Ormai era cominciata una lotta a botte di spumante, che venne placata solo quando Ghera attirò la loro attenzione, proponendo di rientrare per una gara di shottini. D'altronde, il ragazzo conosceva i suoi polli.
In tempo zero infatti, il salotto fu nuovamente colmo e la serata continuò, nonostante fossero ormai tutti zuppi dalla testa ai piedi.
Ma infondo, non importava a nessuno. Quella sera si stava rivelando un toccasana per la mente di ognuno. Per quelle ore, l'unico pensiero era divertirsi, stare bene. E ci riuscirono tutti.
Che poi tutti collassarono, chi su una poltrona, chi per terra, era un altro discorso.

SPAZIO AUTRICE
Capitolo scritto di getto perché non riesco a dormire, domani lo riguardo perché non l'ho neanche ricontrollato.
Vi avverto, potrebbe essere un casino puro, ma ho letteralmente scritto tutto di seguito, non lo so, mi sentivo ispirata.
Detto ciò, io vi giuro che ce li vedo troppo a fare il karaoke, non chiedetemi perché.
Fatemi sapere se la storia vi sta piacendo,
Lov u❤️‍🩹

Dipingere la notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora