"Non ce vado. Fine della storia"
"Sofi, fattelo di. Hai rotto il cazzo".
Huda e Ginevra continuavano a scambiarsi sguardi divertiti, cercando di non scoppiare a ridere, mentre le loro amiche continuavano il loro teatrino.
Da quando Sofia era piombata in casa come se avesse visto un fantasma, lei e la sua sorella acquisita avevano continuato a battibeccare come una vecchia coppia sposata.
A quanto pare, mentre la romana si trovava al bunker per assistere Pietro in preda ad una crisi di bassa autostima, quest'ultimo l'aveva invitata quella sera stessa a cena a casa sua.
Con sua madre.
Sul momento aveva accettato, non rendendosi realmente conto di cosa implicasse il cenare con la madre del ragazzo che le aveva rubato il cuore.
Non appena era uscita dal bunker però, richiamata dalle sue amiche per l'appuntamento settimanale per guardare gossip girl tutte insieme, aveva realizzato il tutto.
Inutile dire, che era entrata nel panico più totale.
"A Lù, statte zitta. Un conto è la sorella, già la conosco. Ma la madre... ma col cazzo proprio"
"A Sò, statte zitta tu. Pietro è cotto perso di te, era palese che prima o poi ti avrebbe presentato a sua madre. È na cosa bella sore, è l'ennesima dimostrazione di quanto lui ce tenga"
"Ma lo so che ce tiene, non c'è bisogno de vede sua madre per capirlo".
Si stava arrampicando sugli specchi, e ne era perfettamente consapevole.
Era emozionata, all'idea di poter finalmente conoscere colei che aveva messo al mondo l'amore della sua vita.
Ma aveva anche paura. Di non piacerle, che lei potesse non apprezzarla, e che il biondo potesse in qualche modo pentirsi della scelta di aver intrapreso una relazione con lei.
Nonostante il tempo insieme, era ancora piena di paranoie legate al fatto che non si sentiva abbastanza per Pietro. Nella sua mente contorta, lui meritava di meglio.
Sopratutto perché lei l'aveva fatto soffrire come non mai.
Sicuramente non sentiva la necessità di andare a scoprire che ciò che più temeva sarebbe potuto diventare reale.
"Sofi, ormai hai detto di sì. Conoscendo Paola, starà già cucinando di tutto. Ogni volta che siamo finiti a pranzo da Pietro, soprattutto l'estate, ci rifilava di tutto e di più. Ama cucinare" Ginevra si mise in mezzo alla discussione delle due, cercando di mediare.
"So terrorizzata. E se non le piaccio? E se lui se rende conto che non so quella giusta pe lui?" Era partita per la tangente ormai.
Venne ridestata dal suono del suo telefono, che le venne prontamente passato da Huda con un sorrisino.
"Piè?"
"Ma dai, allora l'hai salvato il mio numero alla fine"
"Coglione"
"Ci avevo visto lungo allora"
"In che senso?"
"Che sei in ansia. Ti conosco. Sei andata via dal bunker come se ti avessi proposto di andare a vedere la Roma"
"Fidate, avrei fatto di peggio. E comunque, non sono in ansia per niente"
"Mh..."
"Che voi, non mi credi?"
"Potrei pure far finta di farlo, ma se non ti tranquillizzassi ti inventeresti una scusa per non venire stasera"
"Non lo farei mai Piè"
"Mai dire mai con te Sofi. Comunque stai tranquilla, davvero. Mamma è solo che contenta di conoscerti. E poi Asia ti adora, quindi hai già dei punti solo per questo"
"Non puoi sape se le piacerò o meno"
"Invece si, è mia madre. Fidati di me Sofi"
"Ti odio"
"Non ci credi manco tu"
"No no, te odio davvero"
"Ti passo a prendere fra due ore. E per la cronaca, sei sempre bellissima ai miei occhi, quindi non cominciare con le crisi isteriche su come vestirti"
"Da che pulpito me vie detta sta frase, principino"
"Ecco, ora ti odio io"
"Non ci credi manco tu gne gne"
"Hai ragione. A dopo Sofi".
Sofia attaccò il telefono con un sorrisetto sul volto che fece scoppiare a ridere le sue amiche.
"Sofi sei una sottona incommentabile" Huda la prese in giro.
E Sofia non poteva darle torto. Come lei aveva imparato a placare le ansie di Pietro, lo stesso aveva fatto il biondo.
Si spalleggiavano l'un l'altro, porgendosi la mano a vicenda nei momenti di difficoltà, sempre.
"A che ora passa il tuo principe?"
"Fra du ore. Tocca sbrigarsi Cristo".
Sofia costrinse le amiche a seguirla in camera sua, per poi buttare tutto il suo armadio sul letto.
Sentì come se stesse vivendo un dejavu, in memoria di come si era comportata prima del loro primo vero appuntamento.
Diede uno sguardo veloce ai suoi capi migliori, per poi scegliere qualcosa per lo più semplice.
"Simple but effective" così diceva Harry Styles e lei, da brava fan, aveva deciso di seguire il consiglio della pop star.
Si era messa un pantalone blu a palazzo, a cui aveva abbinato una camicetta bianco panna.
Ai piedi, nonostante Ludovica avesse provato ad insistere per farle indossare dei tacchi, aveva messo le sue amate friulane blu notte.
Le aveva comprate con Pietro in una delle loro uscite, quando lui l'aveva portata al mare. Se ne era innamorata, e quello scemo aveva deciso di regalargliele. All'inizio se l'era presa, impuntandosi sul volergli restituire i soldi, ma lui era stato irremovibile, come al solito.
Costrinse Ludovica a farle la piastra, mentre lei si truccava un minimo.
Se c'era una cosa di cui era certa, era che il biondo sarebbe arrivato in anticipo, come al solito.
Mancava ancora mezz'ora all'appuntamento prestabilito infatti, quando Ginevra l'avvisò che Pietro le aveva scritto di scendere.
Alzò gli occhi al cielo. Col tempo si era abituata, a questo fatto del biondo di essere più che puntuale. Ma adorava ricordarglielo per infastidirlo.
Fu la prima cosa che gli disse infatti, salita in macchina. Le amiche le avevano augurato buona fortuna, per poi rinchiudersi di nuovo in salotto per una serata film.
Se conosceva bene i suoi polli, l'avrebbero aspettata sveglia.
"Nervosa?"
"No"
"Sofi..."
"Piè che te devo di, si un po' lo sono. Sai com'è, sto per conoscere la madre del coglione che mi ha rubato il cuore" sentì Pietro ridacchiare e si diede della scema da sola. L'ultima frase l'aveva detto dando vita ad un pensiero che avrebbe preferito tenere per se.
"Quindi ti ho rubato il cuore?"
"E sta zitto un po' va" il rossore sulle sue guance fece solo alimentare la risata di Pietro.
Potevano passare giorni, mesi, anche anni, ma non avrebbe mai smesso di imbarazzarsi in presenza del biondo. E lui ne era perfettamente consapevole.
Il tragitto in macchina continuò fra un battibecco e l'altro, che la calmarono un minimo.
Quando però Pietro parcheggiò la sua auto sotto casa, il panico ricominciò a salire.
"Sofi, stai tranquilla. È una normalissima cena a casa mia, ci sei già venuta"
"Si ma mai co tu madre"
"Ha spostato uno dei suoi turni per poterci essere stasera, ti vuole davvero conoscere. Ho rotto le palle così tanto anche a lei su di te che non vede l'ora"
"Ho solo paura di dimostrare che non sono abbastanza per te. Io non ti merito Pie"
"Sofi, pensavo l'avessi superata questa stronzata. Te l'ho detto mille volte, che a me vai bene così come sei, mi fai bene e mi basta. Te lo ficchi nella tua testolina per favore?"
"Ci provo" Pietro le sorrise dolcemente, per poi baciarla.
Mettere piede a casa del suo amato non le era sembrato così brutto, fino a quel giorno.
Vennero accolti da una donna con un sorriso che dire smagliante era dire poco.
Si presentarono, e Sofia cercò di rimanere il più serena possibile, nonostante sentisse il cuore batterle a velocità luce nel petto.
"Ho preparato l'arrosto cara, spero ti piaccia. Con le patate anche"
"Oh si sì, io...mangio tutto, ecco" neanche si era resa conto di essere diventata praticamente viola in faccia. I risolini di Pietro di sottofondo poi, non la stavano aiutando affatto.
"Oh cara non essere agitata, per esserti messa con quel melodrammatico di mio figlio devi essere solo che una bella persona"
"Mamma!"
"Vuoi forse farmi credere il contrario? Ora su, a tavola". Sofia ridacchiò alla scena.
Il biondo e sua madre le ricordavano l'ironia pungente della sua famiglia, cosa che la fece tranquillizzare un minimo.
La cena, nonostante quel velo di ansia che continuava ad accompagnarla, trascorse velocemente.
Parlarono del più e del meno, dal lavoro di Paola agli studi di Sofia, per poi coalizzarsi contro Pietro che, fintamente indispettito, guardava con affetto le donne della sua vita oltre la sorella.
Paola condivise con Sofia ricordi di infanzia di Pietro e Asia, aneddoti sul biondo. E Sofia si aprì con lei, confessandole quanto le mancasse casa sua, la sua famiglia, suo fratello.
Aiutò Paola a sparecchiare, nonostante le proteste, per poi scusarsi e dirigersi in bagno.
Aveva bisogno di un minuto per realizzare che la conoscenza con la madre del biondo fosse effettivamente andata bene, che ormai era fatta.
Pietro, rimasto solo con la madre, si girò verso di lei chiedendole con lo sguardo cosa pensasse.
"Non ti ho mai visto così bimbo mio, e lo dico in modo positivo. È adorabile, sveglia e il modo in cui ti guarda urla amore a pieni polmoni". Pietro sorrise, annuendo.
Sapeva che alla madre Sofia sarebbe piaciuta.
Era la prima ragazza che le presentava ufficialmente. Con Alice, si erano viste solo una volta, quando Pietro era salito a casa accompagnato dalla ragazza per prendere le chiavi della macchina che aveva dimenticato, ma non l'aveva mai presentata ufficialmente a sua madre. Voleva aspettare il momento giusto, ma quest'ultimo sembrava non arrivare mai. Poi si erano lasciati, e le cose non erano andate secondo i suoi piani.
Con Sofia gli era sembrato giusto, oltre che importante, portarla a cena a casa con sua madre.
Voleva condividere con lei una delle colonne portanti della sua vita, la donna che da sempre gli stava accanto.
E sapeva anche quanto sua mamma ci tenesse a conoscere la famosa ragazza di cui Asia, durante una chiacchierata madre figlia, le aveva raccontato.
Inizialmente se l'era presa con la sorella, per aver spifferato la sua relazione alla madre, ma poi Paola gli aveva chiesto di raccontargli un po' come andasse, e lui l'aveva designata come la persona giusta per lui, colei con cui usciva il meglio di se.
Non le aveva raccontato tutti i trascorsi, aveva solo accennato che si erano già conosciuti anni prima, ma non era finita bene. L'aveva poi rassicurata, dicendole che era acqua passata, che lui era veramente felice al momento. E Paola, vedendo suo figlio sorridere come quando da bambino gli comprava le figurine, poté solo che concordare con lui.
Pietro era felice. E lo era ancora di più, da quando aveva deciso di buttarsi alle spalle il dolore che Sofia stessa aveva causato.
Sapeva perdonare, e l'aveva fatto. E non c'era stato giorno in cui lei non gli avesse dimostrato quanto tenesse alla loro relazione, al far funzionare le cose.
Sofia tornò dal bagno sorridendo timidamente ai due, interrompendo la loro conversazione che riguardava proprio lei, e comunicando al biondo che era ora di rincasare.
Fra una chiacchiera e l'altra, complice il fatto che Paola avesse offerto a Sofia anche il dolce e un amaro, si era fatta mezzanotte inoltrata.
Paola però, non fu dello stesso avviso.
"Cara, perché non rimani a dormire qui? Domani vi faccio trovare una buona colazione prima di andare a lavoro. Li mangi i pancake?" Sofia sgranò gli occhi, boccheggiando.
"Io, non...non vorrei disturbare. Torno a casa veramente non c'è problema"
"Ma che disturbo cara, te l'ho chiesto io. Mi farebbe molto piacere se rimanessi".
Paola guardava Sofia con uno sguardo talmente dolce che la romana non se la sentì di rifiutare una seconda volta.
Pietro, rimasto in silenzio incredulo a guardare la scena, sorrise alla madre.
Era la prima volta che una ragazza dormiva a casa sua con la consapevolezza della madre.
Con Alice era capitato solo quelle poche volte in cui era venuta lei ad Empoli, per fare una serata insieme al biondo e i suoi amici. Ma lui non l'aveva mai chiesto alla madre, anzi.
L'aveva sempre fatta entrare di soppiatto, per poi uscire la mattina seguente prima che la mare si alzasse e si preparasse per il lavoro.
Il biondo si avvicinò a Sofia, abbracciandola da dietro e lasciandole un bacio dolce fra i capelli.
"Andiamo a riposare?" la romana annuì imbarazzata.
Era la prima volta che dormiva a casa di un suo ragazzo.
Con Joseph non era mai successo, il dormire insieme a casa sua.
Lui si era fermato spesso, nel corso della loro relazione, da lei per la notte.
Ma nei dieci mesi in cui erano stati insieme, a causa del rapporto complicato che il ragazzo romano aveva col padre, lei non era mai rimasta a dormire da lui.
Salutarono Paola, la quale augurò loro la buonanotte con la promessa di trovare una splendida colazione a base di pancake la mattina seguente.
Sofia seguì Pietro al piano superiore, e il ricordo dell'ultima volta che era stata in camera sua tornò ad impossessarsi della sua mente, facendola rabbuiare.
Dopo il loro chiarimento, quando si era imposta di parlargli, era tornata a casa del biondo, ma i due erano sempre rimasti in salotto, fra una coccola a Sangy e guardando film su film.
Pietro si accorse del cambio repentino del suo umore e, conoscendola, cercò di distrarla porgendole dei suoi vestiti per dormire.
Sofia, prima di cambiarsi, scrisse alle amiche che non sarebbe tornata quella notte, immaginando la reazione euforica che avrebbero avuto nel leggere il suo messaggio.
Si spogliò dando le spalle al biondo, sentendolo sbuffare.
"Così non vale però"
"Non fa lo scemo, c'è tua madre di sotto"
"La conosco, si metterà a guardare una delle tante serie spagnole che segue, non verrà a disturbarci" Sofia alzò gli occhi al cielo.
"Non importa. E poi ho voglia di coccole stasera, sappilo Serafini" si imbarazzò da sola nel fare quella richiesta, ma era ciò di cui aveva bisogno.
Non voleva rovinare quella serata stupenda con le sue paranoie, e sapeva che facendosi coccolare dal biondo avrebbe smesso di pensarci, almeno per un po'.
Pietro non se lo fece ripetere due volte, prendendola di peso e buttandola sul suo letto, ridendo.
Si stese accanto a lei, facendole poggiare il viso sul suo petto, cominciando ad accarezzarle i capelli in un quieto silenzio.
Silenzio che venne spezzato da Sofia. In un impeto di coraggio, sentiva l'impellente bisogno di aprire il suo cuore a Pietro, ancora una volta.
"Piè" il biondo, sentendosi richiamare, abbassò lo sguardo, incrociando quegli occhi marroni che gli avevano rubato pure l'anima.
"Che succede?" Lo sguardo di Sofia era tentennante, e non riusciva a spiegarsi il perché.
"Sento il bisogno di dirti una cosa, ma non so se è presto o altro, o se tu non provi lo stesso o magari non me lo vuoi ridire, ma non-" Pietro la bloccò, afferrandole il viso per baciarla.
Si staccò e, con ancora il suo viso fra le mani, sorridendo, si confessò per primo.
"Ti amo Sofi, con tutta la mia anima". Sofia, arrossita, sentì gli occhi lucidi per l'emozione.
Non era la prima volta che pensava di dirglielo, ma aveva avuto paura di correre troppo, di non trovare il momento giusto.
Ma lo sguardo deciso di Pietro, la naturalezza con cui aveva pronunciato quelle parole che lei stessa condivideva, avevano spezzato tutte le sue paranoie.
Lo baciò ancora, e ancora, prima di staccarsi e, guardandolo negli occhi, ripetere ciò che gli aveva confessato il biondo.
"Ti amo anche io".- premetto che sono malinconica, quindi era ovvio che prima o poi sarei tornata a scrivere degli sposini. Ci stavo pensando da un po', in realtà, di aggiungere un altro dolce momento di Sofia e Pietro alla storia in teoria conclusa, quindi eccoci qua. Al momento in cui si erano detti "ti amo" avevo accennato nel capitolo "nero mascara" quindi mi è sembrato lecito approfondirlo con un capitolo extra, perché sono così dolci che non ne ho potuto fare a meno.
Spero vi piaccia. Sto adorando scrivere di Duccio e Margherita, perché se Sofia rappresenta ciò che vorrei essere o diventare, con la sua sicurezza e il suo sprizzo di spavalderia, Margherita descrive a modo suo tutti i miei demoni più profondi, pensieri che a voce non riesco ad esprimere. Ma sono due storie completamente diverse, e un pezzo del mio cuoricino sarà sempre legato a questa storia, che mi ha restituito un briciolo di coraggio nel ricominciare a scrivere storie, oltre che leggerle.
Ci vediamo di la, intanto vi ammollo questo spezzone.
Lov u as always❤️🩹 -
STAI LEGGENDO
Dipingere la notte
Fanfiction"Il destino si prende gioco di noi" "E allora giochiamo,no?"