QUELLE PAROLE

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"La smetti di fissarmi a intermittenza? Guarda che non scappo" Pietro sbuffò una risata.
"Mai dire mai con te"
"Ecco, co sta frase si che sto per scendere"
"Ti guardo perché sei bella" Sofia arrossì, come suo solito.
"La smetti di mettermi in soggezione"
"Così mi levi il divertimento"
"Ti odio"
"Non è vero" il biondo le sorrise sornione, per poi parcheggiare.
Aveva capito che la romana fosse in ansia, e sapeva che l'unico modo per farla distrarre era stuzzicarla, come solo loro due sapevano fare. E aveva funzionato. Sofia sapeva che gli sguardi che Pietro le aveva lanciato per tutto il tragitto in macchina, per quanto le avessero scavato l'anima, fossero sguardi di provocazione. E aveva scelto di cascarci in pieno.
Quando si rese conto di essere arrivati, il panico riprese a possederla, facendola sbiancare.
Il ristorante in cui Pietro la stava portando, l'aveva già sentito. "Il granaio". E allora capì, riuscendo a sorridere come una bambina, nonostante la sua ansia.
"Non ce credo" Pietro la prese per mano sorridendole, per poi trascinarla all'entrata.
"Pensavi davvero che mi fossi dimenticato che non hai mai mangiato una Fiorentina?"
"Che ne so, ne abbiamo parlato mesi fa"
"Ricordo molte cose che dici, anche quando cominci a fare i tuoi monologhi discutibili"
"Sto sempre in tempo per andarmene ti avverto"
"Ti ricordo che la macchina è la mia"
"Prendo un uber, stronzo"
"Si così finisce come al diciottesimo di Giulia"
"A Piè, famme capì. Mi hai portata a Firenze pe litiga?"
"Litigare no, cercare di distrarti per non farti cadere nel panico, si" Sofia spalancò gli occhi.
Se ne era accorto?
"Io... guarda che sto tranquillissima"
"Sofi, sei un libro aperto per me. L'ho capito che eri andata in ansia già da ieri quando te l'ho detto. Ma voglio che tu ti goda questa serata, quindi, se devo stuzzicarti fino allo sfinimento per non farti andare nel panico, ben venga"
"Come se ti dispiacesse stuzzicarmi" Pietro alzò gli occhi al cielo, per poi lasciarle un bacio a stampo.
"Ora, rompina, andiamo a goderci questa prelibatezza, prima che mi mangio te per la fame"
"Per me dovrai aspettare il dopo cena caro Fares"
"Sofi non cominciare"
"Oh che palle che sei, vabbè me sto zitta".
I due entrarono nel ristorante, e un cameriere li fece accomodare in un tavolo in disparte ma nella sala principale. Sofia guardava con ammirazione intorno a se, ancora incredula di trovarsi lì, e di essere in compagnia del biondo.
Quest'ultimo si era ricordato, dopo essersi fatto prendere dal panico perché non sapeva dove portare la romana, che mesi prima avevano discusso sul fatto che da quando si era trasferita in Toscana, ancora non aveva mangiato la rinomata carne alla Fiorentina. È così, sotto consiglio di Duccio, aveva prenotato per "il granaio".
Era contento che lei non avesse cambiato idea.
Nel profondo sapeva che il sentimento che provava nei confronti di Sofia fosse ricambiato, ma entrambi avevano delle ansie e dei blocchi dati dalle paranoie che li convincevano del contrario.
Per quella sera però, Pietro aveva deciso di abbandonare le emozioni negative, scegliendo di impegnarsi nel far passare una bella serata a Sofia. Voleva dimostrarle che funzionavano.
Voleva che lei si lasciasse andare completamente.
"Ti piace?" Dal suo tono timido, la romana capì quanto in realtà anche il biondo fosse nervoso.
"Tantissimo Piè, veramente. E adoro il fatto che ti sei ricordato di una stupidaggine che vi ho detto mesi fa" gli afferró una mano, per stringerla.
Era al settimo cielo, e non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Pietro. Quel maledetto aveva deciso di indossare una camicia azzurra a righine, il suo colore preferito. E gli stava divinamente.
"Come ho già detto, ricordo molto di ciò che dici"
"Non so se questo sia un bene o un male" il biondo ridacchió.
"Dipende dai punti di vista"
"Anche tu hai ragione". I due vennero distratti dall'arrivo del cameriere, al quale chiesero la tanto agognata Fiorentina, da dividere.
Cosa che, inevitabilmente, fece arrossire Sofia.
"Proprio come una coppia" pensó.
Senza sapere che il ragazzo di fronte a lei, aveva pensato alla stessa identica cosa.
Passarono la cena a parlare del più e del meno, come vecchi amici, ma con un velo di nervosismo.
Nervosismo dovuto dal fatto che entrambi volevano saltarsi addosso. Sofia continuava ad apprezzare la vista del biondo in camicia. Quest'ultimo era sbiancato quando la romana, sentendo caldo, si era levata il maglione, rimanendo in canottiera. Una canottiera che le fasciava divinamente il seno, cosa che stava dando non pochi problemi di concentrazione a Pietro. Ma entrambi cercarono di ignorare l'attrazione fatale che li coinvolgeva, continuando a conversare come se niente fosse.
Quando arrivó il conto, scattó una discussione su chi dovesse pagare.
Pietro si era impuntato di voler offrire, ignorando le proteste di Sofia, che proponeva almeno di fare a metà. Proteste inutili, dato che venne zittita dalla mano del biondo sulla sua bocca, all'arrivo del cameriere, a cui il ragazzo lasció la sua carta.
"Non puoi chiamarmi principe e poi non farmi offrire Sofi! Non te la prendere, dai"
"Te ricordo che principe non è proprio un complimento, per lo meno da parte mia. E poi sei uno stronzo, che cazzo me tappi la bocca, non ti azzarda mai più". Pietro si sporse sul tavolo per rubarle un bacio a fior di labbra, per poi distaccarsi.
"Ecco, così ti zittisco meglio".
Sofia gli fece il dito medio, mentre si infilava il maglione. Pietro fece un sorrisetto, ringraziando anche il cielo mentre Sofia si rivestiva. Non sapeva quanto ancora avrebbe retto con quella vista davanti ai suoi occhi.
Una volta fuori il ristorante, si presero un momento di puro relax fumandosi una sigaretta in silenzio. Avevano mangiato quasi da scoppiare, mentre si gustavano una bottiglia di vino rosso proposta dal cameriere. Sofia aveva provato a raccomandare a Pietro di bere poco, dato che avrebbe dovuto guidare, ed era finita con lo scolarsi tutto l'alcool praticamente da sola. Ergo, era più che brilla, ma stava cercando in tutti i modi di non farlo notare al ragazzo appoggiato al muro accanto a lei.
"Sei stranamente silenziosa"
"Mi stavo godendo un momento di pace. Sto pe scoppiá, mezzo che abbiamo mangiato troppo"
"Io direi che più che mangiato hai bevuto" il biondo si era reso conto delle guance arrossate di Sofia, e sapeva che in quel caso non era per imbarazzo o altro. Era palesemente alticcia.
"Tu guidi, io bevo"
"Mi sembra un ottimo compromesso"
"Direi di sì" Sofia spense la sua sigaretta e si girò verso Pietro, trovandolo ad un passo da lei. Le si mise davanti, per poi posare le sue mani suoi suoi fianchi, stringendoli a pena.
"Ti ho già detto che stasera sei bellissima?"
"Più di una volta in realtà, ma se vuoi ripeterlo non mi offendo mica, anzi" Pietro ridacchiò, per poi baciarla dolcemente. Sofia cinse il collo del ragazzo, spalmandoselo addosso.
Pietro si staccò, poggiando la sua fronte su quella della ragazza, che aveva cominciato a tirargli leggermente i capelli.
"Sofi, se continui così non mi controllo"
"Non sto a fa niente" fece un sorriso fintamente innocente, che fece alzare gli occhi al cielo al biondo.
"Invece si, e lo sai". Si, Sofia lo sapeva perfettamente che Pietro adorava quando gli tirava i capelli. Lo aveva adorato anni fa, e lei aveva capito che continuava a piacergli, anche dopo anni.
"È un problema?"
"Lo è solo per il fatto che voglio fare le cose per bene. D'altronde sono un principe, no?"
"Te la sei proprio presa pe sta storia del principino, eh?" Risero insieme, e a Sofia scoppiò il cuore di gioia.
Era come se fosse naturale, scherzare con Pietro. Passare da discorsi tranquilli, allo stuzzicarsi, al baciarsi normalmente al quasi saltarsi addosso. Si sentiva in estasi, e non voleva rinunciarci.
"Sofi, a parte gli scherzi, io... non voglio lasciarti andare, sappilo. Voglio frequentarti, conquistarti, stare con te. Non voglio che pensi che-" venne zittito dalle labbra di Sofia sulle sue.
"Piè, è lo stesso per me, veramente. Tu... Serafini, forse non te ne sei reso conto, ma mi hai già conquistata" gli occhi di Pietro si illuminarono, e riprese a baciare con foga la romana, che ridacchiò sulle sue labbra.
"E meno male che volevi fa le cose per bene"
"Non riesci proprio a stare zitta tu, eh?"
"Zittiscimi tu" e Sofia lo guardò con uno sguardo talmente profondo, pieno di desiderio, che l'unica cosa che venne in mente a Pietro fu di trascinarla, praticamente correndo, in macchina, per poi saltarle addosso.
E si persero così, l'uno nell'altra, ignorando di essere ancora nel parcheggio del ristorante, troppo presi dal momento, dalle loro emozioni e dalla gioia e la passione che si scaturiva in entrambi ogni volta che si trovavano insieme.
E Pietro, Pietro era stato di parola. Dopo essersi ripresi, si ricomposero, e lui la riaccompagnò a casa.
Scese con lei dalla macchina, dopo averle aperto la portiera, facendola ridere.
E quando lei gli aveva proposto di salire, aveva rifiutato. Non perché non volesse, ma, a detta sua, un vero principe avrebbe fatto così. Sofia non lo convinse neanche con le allusioni a quanto successo nella macchina. Si accontentò di un lungo bacio fuori il suo portone, che le lasciò un le farfalle allo stomaco e sorriso a trentadue denti che mantenne anche una volta rientrata.
Fu proprio per il suo stare sulle nuvole, che non si accorse subito delle tre figure sedute sul divano.
All'accendersi della luce principale del salotto, per poco non cadde a terra presa dallo spavento.
"Ma siete completamente rincoglionite? Mi avete fatto quasi stira"
"Si si Sofi, come no. Ti abbiamo preparato il tuo amato the, quindi vedi di cambiarti in fretta"
"Cioè fateme capì. Mi avete aspettata, apposta?"
"Me pare ovvio Sò. Siamo amiche o no?"
"E non potevate aspetta domani mattina?"
"Non perdere tempo, mettiti comoda, struccati e torna qua. Abbiamo mooolto di cui parlare".
Sofia era incredula, e ridendo, si rinchiuse in camera per fare come le avevano detto le tre pettegole.
Nel guardarsi allo specchio, non poté non notare che sul suo volto era ancora inciso un sorriso, che la portò solo a renderlo ancora più grande. Era così felice, che niente avrebbe potuto rovinarlo.

SPAZIO AUTRICE
ALLOORA. Non so esattamente cosa dire, se non che non ho neanche riletto questo capitolo, lo farò domani, ora ho solo troppa voglia di pubblicarlo.
Ci sono più dialoghi del solito, ma nella mia testa aveva una logica tutto ciò, più o meno. Volevo concentrarmi sul loro modo di scherzare, su come approcciano l'uno con l'altro, il loro stuzzicarsi, per darvene un po'. Spero di esserci riuscita, non ne sono sicura hahaha.
Spero comunque che il capitolo vi piaccia, era già da un paio di capitoli che volevo descrivere una loro uscita, ma vedremo domani quando lo rileggerò se mi ha convinta a pieno.
Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate, se avete consigli o quel che volete.
Lov u
❤️‍🩹

Dipingere la notte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora