Il maledetto venerdì era arrivato.
Sofia si era data appuntamento con Ginevra e Huda fuori il bunker alle 21:00, dato che Ludovica le avrebbe raggiunte solo alle 22:00, avendo un laboratorio fino a tarda sera all'università.
Era nervosa come non mai.
Lei e l'amica non avevano più toccato l'argomento Pietro, ma ciò non le aveva tolto il pensiero dalla mente, anzi.
Aveva passato i due giorni prima dell'imminente serata riflettendo sul da farsi.
Non sapeva davvero se confessare tutto al biondo, o fare finta di nulla.Cercò di accantonare i suoi pensieri nel momento in cui vide le due ragazze sbracciarsi per attirare la sua attenzione.
Sospirò e cerco di mettere su il sorriso migliore che poteva creare, e le raggiunse.
"Finalmente ti vediamo al di fuori del bar!" Sofia sorrise alla battuta di Ginevra.
Dopotutto, era contenta di staccare per una sera, nonostante quel senso di angoscia all'altezza della gola non l'avesse ancora abbandonata.
Entrarono nel bunker e trovarono tutti i ragazzi intorno ad un computer, con Jacopo seduto su una sedia intento a sbracciarsi mentre indicava lo schermo.
"Capite? La strofa di Fares è perfetta per il finale, e poi si chiude con il ritornello di Piccolo".
Le ragazze capirono che stessero ancora discutendo riguardo il pezzo di Sanremo e, per non disturbarli, si recarono in cucina per prendere delle birre.
Vennero richiamate all'attenzione da Gherardo, che comunicò loro che per quel giorno i ragazzi avevano concluso il lavoro, e che finalmente potevano godersi la serata.
Nel momento in cui rimisero piede in salotto, Sofia sentì uno sguardo trafiggerla dalla testa ai piedi. Era consapevole che appartenesse al biondino, ma non aveva il coraggio di ricambiare.
Decise dunque di fare finta di niente, e di sedersi su uno dei divani presenti nella stanza, accanto ad Andrea e Marco, intenti nel discutere su chi dovesse iniziare per primo una partita a fortnite.
"Sembrate mio fratello e i suoi amici" Sofia si rivolse loro con uno sguardo tenero.
Aveva passato anni a sentire il suo dolce fratellino discutere con i suoi amici su chi dovesse iniziare per primo a giocare online, e in quel momento ricominciò a sentire la sua mancanza, che in quelle settimane aveva cercato di attanagliare il più possibile.
"Hai un fratello?" Si sentì chiedere da Marco.
Sorrise. Amava parlare di lui.
"Si, adesso ha 14 anni, sta al primo anno di liceo giù a Roma. Ora che mi ci fate pensare, sono un paio di giorni che non lo chiamo. Giuro ora torno e sono tutta vostra, voglio solo sentire la sua voce". Sentiva gli occhi pizzicare, e si alzò per dirigersi sulla panchina adibita all'esterno prima che qualcuno potesse notare la sua tristezza.
Dopo essersi accesa una heets, andò sulla rubrica e cercò il contatto della persona più importante della sua vita.
"Sofi? Che succede?" Il tono preoccupato del suo, ormai non più, bimbo, le fece salire ancora di più le lacrime.
"Nulla amore, volevo solo sentirti. In questi giorni non ho avuto tempo di chiamarti, scusa. Volevo sapere come stessi". Cercò in tutti i modi di tenere ferma la voce, ma sapeva benissimo che stava per scoppiare a piangere.
La sua decisione di trasferirsi, per quanto l'avesse fatta soffrire, era stata la più giusta che potesse prendere per il suo futuro. Ciò non toglieva il fatto però, che aver lasciato a Roma metà della sua anima, suo fratello, le facesse provare un dolore al momento incolmabile.
"Sto bene Sofi, domani abbiamo assemblea quindi non vado a scuola. Io e papo stiamo facendo la maratona di star Wars, siamo arrivati alla vendetta dei sith".
Sofia sorrise. Certe cose non sarebbero mai cambiate.
Lei, suo padre e suo fratello condividevano molte passioni, in particolare per la saga delle guerre stellari, e per la loro squadra del cuore, la Lazio.
"Non anda a dormi troppo tardi però, che anche se non ce sta scuola domani te devi sveglia".
"Ao ma pure quando non ce stai devi rompe? Finiamo questo e poi vado, ma non perché me l'hai detto tu eh". Sofia rise, e continuò a conversare con il fratello per qualche altro minuto.
Dopo essersi dati la buonanotte, sospirò, e si prese un momento per riprendersi dalla scossa emotiva che le aveva dato il risentire la voce del suo più grande amore.
"Tutto ok?" Si sentì dire alle spalle.
Si asciugò le lacrime e si girò.
Pietro era in piedi, dietro di lei, e per la prima volta da settimane, si guardarono negli occhi.
"Si si, tutto bene. Sarà il pre ciclo, ma stasera so più sensibile del solito".
Pietro sorrise e, stupendola, si sedette accanto a lei sulla panchina.
"Sai, io sono l'unico del gruppo ad avere una sorella. Ormai è grande, ha 20 anni come te, ma ogni volta che andiamo in un'altra città per concerti o che so io, mi manca da morire".
Sofia lo guardò sconvolta. Mai si sarebbe aspettata di ricevere conforto da lui.
"Immagino. Almeno quando stai qui la vedi. Se penso che rivedrò il mio pupo solo a natale mi viene da piagne il triplo".
Pietro ridacchiò prima di risponderle.
"Magari fosse così. Ora si è trasferita a Londra per studiare, torna per lo più durante le vacanze, ma se ti posso dire un lato positivo, ogni volta che la rivedo penso a quanto sono fortunato ad averla nella mia vita, e questo pensiero mi aiuta tanto quando è lontana. Certo, alcuni giorni mi manca un po' di più, ma cerco di concentrarmi sulle cose belle, per quanto sia possibile".
Sofia gli sorrise riconoscente, e si sentì capita.
Poteva essersi liberata di persone negative andando via dalla sua Roma, ma il pensiero di suo fratello era fisso nella sua mente, e spesso si incolpava di averlo lasciato solo, pur sapendo che era pieno di persone che lo amavano intorno.
"Grazie, veramente. E sentiti onorato, è veramente difficile farmi smettere di piangere". Prima che Pietro potesse risponderle, la romana continuò a parlare.
"Penso che io ti debba delle scuse. Non so solita prendere e scappare, ma soprattutto sparire. Se in sti giorni non mi sono fatta vede era soprattutto perché non sapevo come gestire quello che è successo fra noi. Potremmo provare a ricominciare da zero? Per evita problemi anche con gli altri".
Ma Sofia non seppe mai cosa avrebbe voluto rispondere il biondo, poiché nel momento in cui stava per ribattere, una Ludovica trafelata irruppe nel giardino, interrompendo quel loro momento.
"Amo, no. Devi vede una cosa, ma tipo adesso". Aveva un viso sconcertato, e Sofia più di lei.
Che cosa era successo?
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Dipingere la notte
Fanfiction"Il destino si prende gioco di noi" "E allora giochiamo,no?"